Fra le varie assurdità che trovo in rete c’è anche l’etimologia “arabeggiante” di termini in uso per indicare famose organizzazioni criminali italiane.

Mafia. Secondo wikipedia (fonte):

La prima volta che compare ufficialmente tale vocabolo accostato al senso tutt’ora in uso di organizzazione malavitosa o malavita organizzata è in un rapporto del capo procuratore di Palermo nel 1865, Filippo Antonio Gualtiero. Già due anni prima, nel 1863, viene interpretato da Giuseppe Rizzotto e Gaetano Mosca “I mafiusi di la Vicaria”, opera che diffonde i termini mafia, umertà e pizzo in Italia. Tuttavia le effettive origini del termine Mafia ancora sono piuttosto misteriose. Secondo il Pitrè il termine mafiusu indicava una persona, un oggetto o un ambiente “di spicco” e nell’insieme abbia un non so che di superiore ed elevato (…) Una casetta di popolani ben messa, pulita, ordinata, e che piaccia, è una casa mafiusedda e solo dopo l’inchiesta del procuratore palermitano è obbligata a rappresentare cose cattive. Spesso si è voluto associare – spesso forzatamente – con un qualche vocabolo di origine araba, per la sua radice non facilmente accostabile a termini di origine invece latina o greca, a causa del fatto che la Sicilia – regione ritenuta la “culla” delle principali organizzazioni di questo tipo – fu effettivamente governata da mussulmani lungo il X secolo. Secondo Diego Gambetta il vocabolo originario sarebbe stato مهياص (mahyas = spavalderia, vanto aggressivo) o مرفوض (marfud = reietto) da cui proverrebbe il termine mafiusu, sempre secondo il Gambetta, che nel XIX secolo indicava una persona arrogante, prepotente, ma anche intrepida e fiera. Tuttavia tale origine è messa in discussione dal fatto che non è dimostrato, né attestato l’uso del vocabolo in questione prima della seconda metà del XIX secolo, lasciando ben 8 secoli di silenzio. In merito a ciò ricordiamo quanto scritto già nel 1853 da Vincenzo Mortillaro nel suo Nuovo dizionario siciliano-italiano alla voce Mafia: Voce piemontese introdotta nel resto d’Italia ch’equivale a camorra. Domenico Novacco tuttavia invita alla prudenza, poiché per lui la “boutade” del Mortillaro… era emessa nel solco d’un filo autonomistico siciliano antiunitario che dava ai sabaudi il demerito d’aver introdotto nella immacolata isola cattive tradizioni e tendenze paraispaniche. In effetti non mancano teorie in merito all’introduzione del vocabolo nell’Isola ricondotta all’unificazione del “Regno d’Italia” e alla missione segreta di Mazzini in Sicilia avvenuta l’anno prima (1860) dell’Unità d’Italia. Secondo tale ipotesi (ripresa poi dall’economista e sociologo Giuseppe Palomba), «MAFIA» non sarebbe altro che l’acronimo delle parole: «Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti». Fino a che punto sia fondato questo studio, rimane però da considerare il significato antropologico non privo di valore riguardo a un’organizzazione segreta a specchi capovolti che sarebbe nata nell’isola con finalità più o meno carbonare. Secondo Santi Correnti, che pure rigetta le origini del termine dall’arabo, sarebbe un termine piuttosto recente, forse derivato dal dialetto toscano, trovando un riscontro nella parola maffia. Di simile avviso Pasquale Natella che ricorda come a Vicenza e Trento si usasse il vocabolo maffìa per indicare la superbia e la pulizia glottologica (…) va subito applicata in Venezia ove a centinaia di persone deve essere impedito di pronunciare S. Maffìa (…) La diceria copriva, si vede, l’intera penisola e nessuno poteva salvarsi; in tutte le caserme ottocentesche maffìa equivaleva a pavoneggiarsi e copriva il colloquio quotidiano così in Toscana come in Calabria, dove i delinquenti portavano i capelli alla mafiosa.

Per il dizionario etimologico invece:

etimologia di mafia

da etimo.it

Per camorra la musica cambia, ma di poco.

Secondo wikipedia (fonte) non c’è traccia di “arabismi” nell’etimo, nemmeno presunti:

Varie sono le ipotesi sull’etimologia del termine camorra:

  • La parola deriverebbe da gamurra ed è citato in un documento medievale, indicava un’organizzazione di mercenari sardi al soldo di Pisa che controllava nel XIII secolo la Sardegna.
  • La parola deriverebbe da una giacca corta di tela rossa detta “gamurra“. Tale indumento rimase in uso tra i mercanti del Campidano sino al XIX secolo.
  • La parola sarebbe connessa a “morra” che significa “raggruppamento di malfattori” inteso come “frotta”, per cui una persona inserita in un gruppo solidale “sta c’a morra” (con la banda), mentre una persona non difesa da un gruppo è “fore morra” (fuori banda). ma può significare anche “rissa”.
  • La parola significherebbe tassa sul gioco, una imposta che bisognava pagare a chi proteggeva i locali per il gioco d’azzardo, dal rischio di liti e di risse. Con questo significato compare in un documento ufficiale del Regno di Napoli nel 1735.
  • La parola camorra deriverebbe, secondo qualche autore campano, da “ca murra” e cioè “capo della murra”, nella Napoli settecentesca il “guappo” di quartiere doveva risolvere le dispute tra i giocatori della murra (tipico gioco di strada).
  • La parola si riferirebbe alla malavita della Napoli del 1600, la quale veniva chiamata già chiamata “camorra”, in riferimento ad un’omonima bisca in cui si radunavano elementi poco raccomandabili.

E nemmeno il dizionario etimologico fa menzione di radici arabe:

etimo camorra

da etimo.it

Altre fonti, tuttavia, di ipotesi ne fanno.

Nel 1862, Marco Monnier nel suo “La camorra, notizie storiche raccolte e documentate” (Barbera:  Napoli) – un libro che, alcuni dicono  essere ancora molto in voga – ipotizzava una derivazione araba passata al napoletano tramite lo spagnolo (vedi qui, da p. 77) ma nel 1906 Luigi Rinaldi, scomodando due “mostri sacri” dell’arabistica come Freytag e Kazimirski, tagliava corto, essendo probabilmente intento a rimpinguare il suo Le parole italiane derivate dall’arabo: studio filologico comparato (Libreria Detken & Rocholl: Napoli):

camorra (luogo dove si fanno giuochi d’azzardo e tasso percepito dai capo-camorristi sulla vincita degli altri): pare che l’origine di questa parola si debba cercare nella radice  verbale araba qamara, “jouer à un jeu de liasard” e “gagner au jeu” in Kazimirski; “lusit cum alio lucente luna aleis vicitque” in Freytag; onde il nome d’azione (qamr) “il giuocare a un giuoco d’azzardo”.

Ma è da internet che arriva la grossa soddisfazione. Lycaios – che sottotitola il suo blog “non ho talento, ho genio, e in questo blog basta” – riesce a scrivere:

Le origini del lemma  sono confuse, così come sono confuse le sensazioni cui la mente rimanda al suono della parola stessa, camorra; violenza, sporcizia, degrado, oppressione, paura, confusione, folla. Nel tredicesimo secolo a Cagliari un gruppo di mercenari incaricato della difesa del paese era conosciuto come  dicta de Gamurra; in Siciliano antico con camorria si faceva riferimento al disordine, alla prepotenza. In lingua castigliana camorrear significa litigare e camorrista litigioso. In Arabo gamuria significa repubblica. La morra è un antico gioco popolare dal cui controllo clandestino la C. stessa trasse enormi profitti. Termini e culture diverse, per un qualcosa che trasse origine proprio dalla confusione, dal mischiarsi e dal sovrabbondare di corpi.

Gamuria significa repubblica?

  1. in arabo classico la “g” gutturale non esiste. C’è nei dialetti egiziano e libico. Nell’egiziano viene messa al posto della “g” dolce. Es. Giza=Ghiza. Nel libico sostituisce il “q” (che invece in altri dialetti si elide): Qadhdhafi=Gheddafi;
  2. la parola “repubblica”, in arabo, contiene una “h” morbida. Le varianti dialettali  sono varie: jumhuriyya, gamahiriyya, jamahiriyya. La “h” non se ne va, non scompare.

Gamuria NON significa repubblica.

Ok. Finito.

Su ‘ndrangheta non ho ancora trovato niente, ma sono sicuro che qualcuno stia lavorando per fabbricare un’etimologia arabo-compatibile anche per quest’ultimo termine.

Vi terrò informati.

Lorenzo DeclichIn 30 secondiarabo,camorra,etimologia,mafia,ndrangheta
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