La polemica riguardante lo spot di Liason dangereuse (la fonte che cito fà i soliti erroracci, ma lasciamo perdere) in cui una donna indossa provocanti indumenti intimi sotto a un niqab, mi dà modo di compiere una specificazione riguardo alla religione islamica nel suo complesso.

Le prescrizioni islamiche sono di natura normativa e riguardano la sfera pubblica, cioè il rapporto del credente con la comunità (come poi si determini il discrimine fra pubblico e privato è un altro discorso, molto lungo).

Qualora si accetti la prescrizione del velo, in qualsiasi sua forma, l'”obbligo” di portarlo non implica – di norma – alcun genere di “morale” su cosa la donna debba indossare sotto di esso, cioè in privato.

Non so se avete presente le Mille e una notte.

Sulle vicende legate all’underwear o, se preferite, all’underveil segnalo questo post riguardante l’Arabia Saudita.

Un altro articolo su cui discutere, su Libano e Siria, sarebbe qui.

Dal mio punto di vista, comunque, lo spot, nel suo complesso, ha ben poco di islamico.

La norma che impone il velo, che la si approvi o meno, trova giustificazione unicamente nella protezione della donna e di questa idea, nello spot, non c’è traccia.

Lo spot, anzi, porta con sé un gusto del proibito abbastanza cristiano.

Lorenzo DeclichDoppio velofrance24,germania,islam,liason dangereuse,lingerie,niqab,velo
La polemica riguardante lo spot di Liason dangereuse (la fonte che cito fà i soliti erroracci, ma lasciamo perdere) in cui una donna indossa provocanti indumenti intimi sotto a un niqab, mi dà modo di compiere una specificazione riguardo alla religione islamica nel suo complesso. Le prescrizioni islamiche sono di...