Semplicemente prevedibile
Qualcuno pensava che la vicenda burqa/niqab in Italia non sarebbe sfociata in una qualche forma di protesta?
Fra i materiali che secondo me vale la pena di tirar fuori ci sono due petizioni contro la “legge antiburqa” (qui e qui) scritte da donne italiane convertite all’islam.
La seconda petizione, in particolare, porta in calce la firma di 26 persone.
E’ scritta in modo chiaro e articola un discorso coerente.
Le firmatarie, forse, saranno delle sciroccate, delle fanatiche, quello che volete (le mie idee sui convertiti in genere le ho già espresse, quelle sul “velo” le trovate impilate qui).
Però mi sembra che, per prima cosa, la petizione vada letta.
Chiudendo cito due articoli del 2006, con Prodi Presidente del Consiglio.
Ogni tanto fa bene rileggere antichi contenuti – sebbene ridondanti – e respirare vecchi climi (per dirne una nel 2006 c’era ancora una Consulta funzionante):
- Donne islamiche, Prodi sul velo “Lo usino, ma senza coprirsi il viso”
- Ucoii col premier, l’Islam diviso “Il niqab è contro la legge”.
Caro Lorenzo:
1) In Francia mancano ormai poche settimane alle elezioni;
2) Una legge sul niqab non costa niente (altro sarebbe una riforma della scuola…)
3) una legge sul niqab polarizza e in tempi come questi porta, ahimé, acqua al mulino di chi la promuove;
4) stiamo parlando di ca. 2000 donne, la maggior parte cittadine francesi, pari allo 0,003% della popolazione.
Credo che il motivo strumentale di questa iniziativa e di simili iniziative italiane, sia evidente.
Non conosco donne che portano il velo integrale (niqab), ma conosco donne molto coperte e perennemente vestite di nero che passano gran parte del loro tempo a pregare e recitare il Corano e mi rendo conto che tutte le speculazione sulla loro volontá e/o la loro forzata sottomissione agli uomini o alla tradizione sia una discussione sull’aria fritta.
Mia nonna Luisa (pace all’anima sua) vestiva di nero e al mattino alle cinque aspettava che il sacrestano aprisse la porta della chiesa per recitare il primo di una lunga serie di rosari. Mia nonna era privatamente una donna felice e con un senso dell’umore incredibile, ma allora la Lega non c’era e il marito di Carla Bruni portava i pantaloni corti…
E’ esattamente ciò che intendevo osservare riportando gli articoli del 2006. L’idea, cioé vietare niqab e burqa, è la stessa; diverso è l’uso politico che se ne fa. Commentando un post di Adinolfi dicevo più o meno: “ricordiamoci che Sarkozy è di destra, e di una destra populista”. Sembra però che questo messaggio non arrivi agli italiani. La Francia, secondo gli italiani, sembra sempre far meglio dell’Italia perché lì “almeno fanno qualcosa” mentre l’Italia “non si fa mai niente”. Ecco, distinguerei fra “motivi di apprezzamento verso la Francia in quanto paese in cui si governa” e “provvedimenti che si prendono in Francia”.
Ho letto le due petizioni. Nella prima mi pare si faccia un po’ di confusione; si parte parlando del velo integrale e si giunge a fare un paragone con il velo indossato dalle suore cattoliche. Comunque quello che trovo interessante e il richiamo alla libertà di culto che mi spinge a porre una domanda: perché quando chi professa un determinato credo tende a parlare della libertà di religione come se questa fosse assoluta, esercitabile 24 ore su 24, 365 giorni all’anno e in qualunque luogo? Tutte le altre libertà di cui godiamo sono comunque condizionate e limitate da varie norme, perché in questo caso dovrebbe essere diverso?
Giovanni, in linea di principio, credo che la questione vada posta in modo inverso. Non chiedersi “perché non dovrebbe esserci una norma”, ma “perché c’è questa norma?”. Qualsiasi limitazione e condizionamento alla libertà va motivato, e motivato bene. Il motivo più forte è che l’esercizio di illimitato di una certa libertà da parte di un altro viola la libertà altrui. Mi sfugge come questo principio si applichi al caso in questione.
Io ritengo che i divieti immotivati, o motivati da decisioni arbitrarie, siano tirannia, e la mia religione mi OBBLIGA a ribellarmi alla tirannia. :)
Comunque la libertà religiosa in Italia è piuttosto regolata e condizionata da norme, mi pare.
Vedi, il punto che volevo sottolineare è un altro. Non sto parlando di leggi che vadano a normare direttamente l’esercizio della libertà religiosa, ma di altre che, emanate per motivi diversi, abbiano un riflesso anche in talune pratiche religiose. Per esempio l’obbligo di indossare il casco potrebbe essere visto da un Sikh come una violazione della sua libertà religiosa dal momento che per indossarlo dovrebbe togliersi il turbante. Ora quello che chiedevo era perché i cittadini che professano un determinato credo religioso dovrebbo essere esentati dal sottostare ad alcune leggi quando gli effetti di queste, incidentalmente, si facciano sentire anche su talune usanze religiose. Per il velo integrale vale la stessa cosa, dal momento che il divieto di girare a volto coperto già esiste. Un altro esempio riguarda di nuovo i sikh e l’uso del pugnale rituale, il kirpan. Se si tratta di norme “tiranniche”, non dovrebbero esserlo per tutti i cittadini? Quello che io contesto non sono le norme, che potrebbero benissimo essere arbitrarie, ma il fatto di chiederne, e spesso ottenerne, l’esenzione. Per quanto mi riguarda una legge vale per tutti o per nessuno, indipendentemente dal credo.