Sono convinto che Obama abbia vinto il Nobel per la pace perché in un batter di ciglio ha fatto dimenticare a tutti lo scontro di civiltà, archiviando una percezione bellica dell’esistenza, introdotta dai suoi predecessori, e introducendo una retorica della pace.

Benissimo.

Niente da dire se non quando, seguendo la deriva, Fareed Zakaria ci narra di mutamenti nel panorama del terrorismo e del jihadismo che sono, sembrano solo, cambi di prospettiva (qui).

Anche in Italia arrivano analisi simili: sembra che al-Qaida sia un po’ cambiata.

Più moderna, un po’ leninista, stabilisce le proprie priorità in base ad esigenze strategiche.

Emergono figure femminili, nonostante le ostilità dei “vecchi”.

A descrivere il tutto in questo modo sono Renzo Guolo e Francesca Caferri.

Niente di orribile, intendiamoci, but too embedded, ragazzi miei.

Il fatto che vi siano in questi giorni in cronaca figure femminili romanzesche afferenti ad al-Qaida (fra cui due “tipiche” americane) non significa che vi siano “più donne in Al Qaeda”.

Il mondo non è come lo pensava Averroé: le cose esistono anche se non ricevono luce.

E le “donne jihadiste” c’erano anche prima.

Non crescono in numero e importanza per il fatto che in Italia stia per uscire un libro di Mia Bloom sul terrorismo.

O almeno: la cosa non è databile marzo 2010.

Tanto è vero che la jihadista “nostrana”, Aisha Farina, citata dalla Caferri, è una vecchia, vecchissima conoscenza: ebbe l’onore di scatenare le ire della Orianona nazionale (in La forza della ragione) e, in quanto moglie velata dell’oscuro imam di Carmagnola, fu più volte ospitata nel vespaio di Porta a Porta.

Chi non ricorda le terribili immagini del Teatro Dubrovka, anno 2002?

Chiudo con un consiglio ai due giornalisti di Repubblica: concentratevi sul protagonismo femminile di questi ultimi tempi in terra d’islam, la cosa è foriera di maggiore interesse, anche se meno scandalistica.

Poi, se vi serve un titolo urlato, potete anche contattarmi: sono bravissimo a inventarne.

Qualche link:

  1. Veiled voices (thanks to Melone);
  2. Saudi woman blasts clerics in TV contest poem.

Ultima: a parte l’uso disinvolto che si può fare del termine la parola jihad è maschile.

Almeno voi di Repubblica, vi prego, non dimenticatelo ogni 2×3.

Lorenzo DeclichPer la precisioneaisha farina,al-qaida,bruno vespa,fareed zakaria,Francesca Caferri,imam,jihad,jihadismo,obama,oriana fallaci,porta a porta,renzo guolo,teatro dubrovka
Sono convinto che Obama abbia vinto il Nobel per la pace perché in un batter di ciglio ha fatto dimenticare a tutti lo scontro di civiltà, archiviando una percezione bellica dell'esistenza, introdotta dai suoi predecessori, e introducendo una retorica della pace. Benissimo. Niente da dire se non quando, seguendo la deriva,...