Hissa non ha vinto
Il vincitore di Sha`ir al-milyun è Nasser al-Ajami, secondo Falah al-Mowraqi.
Hissa Hilal è terza.
Un buon risultato, considerato che:
- il divario fra i primi 3 è di soli 4 punti percentuali;
- il risultato finale non era affidato solamente al televoto ma anche a una giuria (e non c’erano donne in giuria);
- la competizione, patrocinata dall’Autorità di Abu Dhabi per la Cultura e l’Eredità storica, ha lo scopo, eminentemente “conservativo”, di mantenere viva la tradizione della poesia nabati, una poesia “beduina” dialettale (bastava vedere come erano vestiti i colleghi maschi di Hissa). Dunque un’invettiva contro al-Barrak&soci, sebbene seguendo i canoni nabati, non era esattamente ciò che gli organizzatori si aspettavano di ascoltare;
- il titolo della trasmissione parlava di poeti e non di poetesse.
Comunque: 18 milioni di spettatori.
Un esercizio di democrazia.
Televisiva e condizionata dall’influenza della giuria quanto si vuole.
Ma pur sempre l’accensione di un interruttore: in un paese maschile dove la democrazia non c’è, una poetessa, spinta in alto dal televoto, arriva in finale in un reality con contenuti anti-establishment.
Buon risultato, ma non ha vinto.
Forse davvero non era brava come Nasser al-Ajami e Falah al-Mowraqi?
Forse ha sfruttato la carta scandalistica per arrivare in finale?
Non saprei dire. Teniamoci il terzo posto.
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Strana coincidenza: il vincitore ha in premio 5 milioni di dirham, che corrispondono a 1,36 milioni di dollari che, più o meno, corrispondono a 1 milione di euro.
Ne deduco che “Million’s poet” è stato pensato in euro.
Sarà un segno?
Non credo.
https://in30secondi.altervista.org/2010/04/08/hissa-non-ha-vinto/Doppio veloabu dhabi,Falah al-Mowraqi,hissa hilal,million's poet,nabati,nasser al-ajami
be’, se una tv olandese si prendesse la briga di dedicare un servizio con sottotitoli bilingui anche agli altri concorrenti, forse avremmo maggiori elementi per giudicare la notizia nel merito (e non solo sull’onda “scandalistica”).
Ma per favore, non cadere nell’estremismo politically correct anche tu: il titolo del programma era al maschile, come si conviene al titolo di un programma (hai mai sentito “chi vuol essere milionario/a”?): è solo un problema di lingua che investe gran parte delle lingue del mondo escluso l’inglese.
D
Va bene, vi non cadrò ulteriormente. In questo caso, vedendo il tipo di “vestimenta” dei concorrenti (tutti beduinizzanti) la cosa mi sembrava rilevante.