Già ieri, nel pomeriggio, iniziava ad emergere la versione israeliana del massacro della Mavi Marmara.

Il titolo di Focus on Israel recitava:

Unità d’assalto israeliane vengono respinte con colpi da fuoco e armi da taglio mentre abbordano la Marmara, una delle sei navi componenti la Freedom Flotilla, per trasportarla insieme alle altre cinque imbarcazioni componenti la “flottiglia” nel porto di Ashdod: almeno 10 morti e numerosi feriti, tra cui anche soldati IDF

Mettiamo da parte la tragicomicità del titolo e passiamo ai contenuti del pezzo.

In esordio viene presentato questo video:

Il testo fa:

Ufficiale israeliano alla radio: “Mavi Marmara, vi state avvicinando a un’area di ostilità che è sotto blocco navale. L’area di Gaza, la regione costiera e il porto di Gaza sono chiusi a tutto il traffico marittimo. Il governo israeliano è favorevole alla consegna di forniture umanitarie alla popolazione civile nella striscia di Gaza e vi invita a entrare nel porto di Ashdod. La consegna delle forniture umanitarie, in conformità con i regolamenti dell’autorità, avrà luogo attraverso i valichi ufficiali via terra, e sotto la vostra osservazione; dopo di che, potrete tornare ai vostri porti d’imbarco a bordo delle imbarcazioni con cui siete arrivati”.
Risposta dalla nave: “Negativo, negativo. La nostra destinazione è Gaza”.

Per Focus on Israel ci sarebbero dei feriti da arma da fuoco fra le fila dell’esercito israeliano.

Riportando le fonti dell’esercito la dinamica dello scontro sarebbe stata questa:

«Durante l’intercettazione i dimostranti a bordo hanno attaccato il personale navale dell’Idf con armi da fuoco e armi leggere, incluso coltelli e bastoni. Inoltre una delle armi usate era stata strappata a un soldato dell’Idf. I dimostranti avevano chiaramente preparato le proprie armi in anticipo per questo specifico scopo. Come risultato di questa attività violenta e pericolosa per la vita le forze navali hanno usato strumenti antisommossa, incluso armi da fuoco».

Il Ministero degli esteri israeliano ha fatto sapere di aver trovato armi da fuoco sulla nave:

“Era come un linciaggio pianificato – ha detto uno dei soldati – Questi erano tutto meno che attivisti pacifisti”.

Il pezzo finisce così:

Le Forze di Difesa israeliane affermano comunque che le navi saranno comunque scortate nel porto di Ashdod dove, nonostante le violenze, il carico di aiuti, dopo la dovuta ispezione, verrà trasferito alla striscia di Gaza via terra, attraverso i valichi di frontiera usati normalmente ogni giorno per far arrivare nel territorio controllato da Hamas tonnellate di beni necessari.

Nei giorni scorsi gli attivisti della flottiglia avevano ripetutamente annunciato che non avrebbero opposto nessuna resistenza all’eventuale intervento delle Forze di Difesa israeliane.

Più avanti nella giornata circolano diversi video dell’attacco, fra i quali questo:

Nel materiale “informativo” messo in circolo dalla propaganda israeliana c’è anche un video della “famigerata” MEMRI (qui), intitolato:  “Al-Jazeera TV Report from “Freedom Flotilla” Before Its Departure for Gaza: Activists on Board Chant Intifada Songs and Praise Martyrdom”.

Nel video non c’è nessuno che “invoca il martirio”, bensì c’è una donna che afferma che la spedizione ha l’obiettivo di:

  1. recare una testimonianza (nel senso politico del termine);
  2. arrivare davvero a Gaza

“Shahada”, la parola usata dalla donna per dire “testimonianza”, non significa “martirio”.

“Martirio” si dice “istishhad”. Le due parole hanno la stessa radice – è vero – la shahada è anche la “dichiarazione di fede” – è vero – ma quella donna non sta affatto invocando il martirio, sta dicendo un’altra cosa (vedi una breve scheda sul martirio qui).

Il fatto è, però, che se anche tutto questo monte-informazioni fosse vero – il ché è tutto da dimostrare – la domanda che sorgerebbe spontanea sarebbe lo stesso: e ciò giustifica in qualche modo ciò che Israele ha fatto?

La risposta sarebbe: no, ovviamente no.

Perché, come scrivevo ieri, l’asimmetria fra pericolo corso e intensità della risposta ad esso è così sproporzionata che nulla di ciò che è successo è giustificabile.

A meno ché non ignorassimo che gli israeliani:

  1. hanno assaltato una nave con a bordo persone autodichiarantesi “pacifiste”
  2. hanno assaltato una nave in acque internazionali
  3. hanno assaltato una nave usando forze speciali dell’esercito
  4. hanno ammazzato persone in un numero che varia dalle 9 alle 19
  5. hanno portato tutti quanti nel porto di Ashhod in stato di detenzione
  6. hanno chiuso le porte a tutti i giornalisti fino a data da destinare

Come possiamo, in tutta sincerità, pensare che ciò che esce dai bollettini militari e dalle agenzie governative israeliane abbia un qualche barlume di verità?

Perché dovremmo?

In base a quale fede?

https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/06/image1.pnghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/06/image1-150x150.pngLorenzo DeclichPer la precisionearabi,freedom flotilla,israele,istishhad,martirio,propaganda,turchia
Già ieri, nel pomeriggio, iniziava ad emergere la versione israeliana del massacro della Mavi Marmara. Il titolo di Focus on Israel recitava: Unità d’assalto israeliane vengono respinte con colpi da fuoco e armi da taglio mentre abbordano la Marmara, una delle sei navi componenti la Freedom Flotilla, per trasportarla insieme alle...