Islam da vestire
Sbarca a Roma l’islamercato della moda.
Simboli, evocazioni, richiami all’islam in un contesto nel quale la cosa principale è vendere (pezzi di stoffa).
https://in30secondi.altervista.org/2010/07/15/islam-da-vestire/Islamercatoaltaroma,islam,italia,modaLa nuova moda è Islam-trendy
Le passerelle romane ospitano le sfilate dei creativi arabi. Per conciliare spalle nude e capo scoperto basta una fodera bianca
FRANCESCA PACI
ROMA
Alle 21 lo stilista libanese Ali Beydoun trattiene il respiro, stringe i pugni nelle tasche del completo laminato viola abbinato alle scarpe di paillettes a punta e spinge sotto i riflettori la modella avvolta in lungo abito lillà tempestato di foglie grandi come quelle dell’Aranciera capitolina che ospita la sfilata. La ragazza avanza sinuosa mentre le attrici Francesca Pacchiarotti ed Elena Giofré recitano versi di poeti arabi dell’XI secolo, l’epoca in cui a ispirare l’integralismo non erano propriamente le parole di Maometto.
Spalle nude, corpo fasciato ad arte, capo orgogliosamente scoperto, la testimonial della maison Beydoun offre ai fotografi il distillato dell’alta moda mediorientale, quella miscela di rigore e malizia che i designer Habib Mestiri e Nino Graziano Luca portano da cinque anni sulle passarelle estive di Roma con il nome di OrIental.
«Ho chiamato la mia collezione Mini Hareem per evocare la sensualità che trabocca da sotto i veli in Paesi come Arabia Saudita, Emirati, in tutta la regione del Golfo», racconta nei camerini il ventisettenne Ali che, dietro gli occhiali specchiati a goccia alla Starsky e Hutch, concilia senza turbamento la fede musulmana e la boutique esclusiva delle milady del Qatar.
Come si sposa la natura esibizionista della moda con la modestia raccomandata dal Corano? «La moda ha a che fare con l’espressione di sè e non c’è nulla di antislamico nei miei abiti in cui i musulmani possono immediatamente riconoscersi», osserva Sarah Elelnany, ideatrice di una linea casual con minareti e simboli sacri stampati sulle felpe e capofila della nuova corrente londinese di stilisti religiosamente corretti nota come hijabist. Ispirandosi a pionieri come lei, il turco-tedesco Melih Kesmen e la moglie Yeliz hanno lanciato in Germania il marchio sportivo Style Islam, tute e T-shirt col cappuccio riconoscibili da scritte come «Io amo il mio profeta». Il mercato, insciallah, risponde alla grande.
Se il segreto di un creativo è intercettare tempestivamente le nuove tendenze, i maître à penser del buongusto dovevano presto o tardi concedere le passarelle dello stile al mondo arabo, sciaguratamente finito sotto i riflettori all’alba degli attentati dell’11 settembre 2001 ma ricompensato, in un singolare processo di riscatto catartico, da un interesse culturale pari solo all’egittomania esplosa in Francia all’indomani della campagna napoleonica nella terra dei faraoni.«A Beirut ho capito che in occidente non sapevamo nulla della donna araba, sensuale e misteriosa come solo le italiane», dice Maria Laura Froio, unica italiana tra gli stilisti ospiti di OrIental. Basta vedere i merletti, le trasparenze ammiccanti, la passamaneria aurea per capire che la sua musa è la Sherazade delle Mille e Una Notte, magari anche solo quella soft filtrata dallo stereotipo orientalista denunciato dall’intellettuale palestinese Edward Said. Tutto sta a intercettare la domanda, ammette la libanese Lamia Abi Nader, 40 anni di cui la metà trascorsi nei camerini di un atelier: «Con i miei abiti realizzati con stoffe e materiali italiani racconto un modello di donna che non nasconde la sua femminilità e viene apprezzato anche dalle clienti più religiose… a condizione di aggiungere una fodera bianca sotto il modello base».
La brezza notturna di luglio fa vibrare leggermente gli abiti favoleschi dell’unico tra i défilée capitolini che parla veramente arabo, Roma sotto le stelle. Se da un po’ di tempo diversi stilisti italiani hanno arricchito leggermente il gusto con un foulard fintamente modesto e pantaloni sbeffeggiati da coprenti gonne al ginocchio, la Man’s Fashion Weeks di Parigi si è convertita senza indugi allo stile Islam-trendy, lunghi caftani dai bordi dorati e pashmine come il presidente afghano Karzai. Con buona pace dei mullah di ogni religione.
questo articolo è una bellezza. pieno di idiozie.
È la parodia di se stesso.
Ma nooo, ma che diteee… :D
… non sanno davvero che pesci prendere e devono mettere in croce qualcosa di presentabile ….
secondo me, la migliore è questa: “versi di poeti arabi dell’XI secolo, l’epoca in cui a ispirare l’integralismo non erano propriamente le parole di Maometto”
Inqualificabile. Non saprei in che categoria di idiozia inserirla.
è proprio la frase che mi ha colpito di più. Capisco che a una giornalista di moda non si può chiedere di essere alche islamologa, ma nemmeno di sparare c….ate a vanvera…
D
(Da “Odi Prade”, di Anonimo musulmano del XXI sec.)
Ya Ali! (al sig. Beydoun)
Con le lenti di Hutch e Starsky
Gli si accende la catarsi:
Come quei dell’anno mille
La sua fede fa faville.
Non son gocce di rugiada
Che rilucono sui prada
Ma lo specchio de’ suoi occhi
Di calura alquanto stracchi.
Le fortezze dei cristiani
Che cingiamo son mutate:
Sian dei gucci e degli armani
Roccaforti sgominate!
Se i suoi avi il ra‘y usavan
Per sottili analogie
Le milady pei suoi ray-ban
Nel qatar faran follie.
O mizam dal cuore franto
Non sian versi il solo incanto
Che versace più si addice
Se d’arabia è la fenice.
Perle :-)
many Thanks Mizam, please send me your e-mail address to contact you. regards dear
many thanks Mizam. send me your e-mail address to contact you. My Regards