Sakineh: il boia che fa la differenza
Mi interrogo da qualche giorno sulla vicenda di Sakineh Mohammadi Ashtiani, della quale in questo blog ho fatto cenno qui e qui.
I miei pensieri sono scuri, lo confesso.
Da una parte rifiuto in partenza l’idea che una persona possa essere uccisa da un’istituzione qualsivoglia in nome di una qualsivoglia legge per un motivo qualsiasi.
E ciò mi porta a condannare “senza se e senza ma” un paese, l’Iran, in cui vige la pena di morte.
Dall’altra rifletto sul dato culturale: devo fare differenze fra tipologie di esecuzione e stilare una graduatoria alla cima del quale si trova il paese in cui preferirei essere condannato a morte in base al modo in cui mi ammazzeranno?
No, la cosa non ha alcun senso, per me.
La pena di morte è sbagliata e basta. La maggiore o peggiore efferatezza o sadismo nell’infliggere la pena è un dato secondario, seppure certamente inquietante (è brutto dirlo, ma in questo vedo delle affinità con la querelle sul modo più o meno umano di macellare gli animali).
Il dato culturale può colorarsi di tinte forti, fortissime: ho visto in video lapidazioni, tagli di mani, linciaggi e, certo, trovo queste pratiche terribili, inumane.
Ma cosa succederebbe se lapidassero un’adultera senza ucciderla?
Voglio dire: il modo di punire qualcuno è argomento diverso rispetto al fatto che poi questo qualcuno viene punito fino alla morte.
Ci sono modi stupidi ed efferatissimi per punire qualcuno, e questo ovviamente è un male.
Quando si arriva ad uccidere, tuttavia, si varca una soglia precisa, che deve essere marcata.
E qui arriviamo a ragionare su un altro dato, e cioè sui reati per i quali, nei diversi paesi, è prevista la pena di morte.
C’è una bella differenza ad essere condannati a morte per adulterio (es. Iran) o per omicidio plurimo (es. Texas).
O per avere delle idee diverse da quelle del regime (es. Cina).
E, certamente, è giusto scendere in piazza per dire che non bisogna uccidere una donna per il fatto di essere stata giudicata “adultera” da un tribunale (a dir la verità è proprio l’adulterio in sé un concetto che proprio non mi entra in testa, figuriamoci se posso considerarlo un reato).
Insomma: non nego che la cosa ha un forte senso, soprattutto in rapporto alle battaglie delle e per le donne (fra l’altro la vicenda giudiziaria del caso Sakineh è particolarmente contorta – si veda qui – e, direi, emblematica di un tipo preciso di misoginia, quella criminale, stavolta declinata in persiano maschile plurale).
Rimane però sempre sullo sfondo il ghigno di un altro Stato-boia (Cina, Texas etc. etc.) che si lava la coscienza per il fatto di uccidere per motivi più giusti di altri.
Un sottile autocompiacimento nel pensare una cosa come: “Io sono migliore di te perché uccido sono nei casi A e B, mentre tu uccidi anche nei casi C e D”.
Ecco, questo no, questo mi fa orrore. Non sono disposto a pensare che qualcuno sia meglio di un altro perché ammazza meno e solo in casi più gravi.
E’ per questo che invito tutti a tenere separati i 3 piani:
- pena di morte;
- brutalità della punizione inflitta;
- diritti inalienabili della persona.
Per finire: ci tengo a dire che su questo piano la mia Europa ha un pedigree invidiabile, una sua identità forte e precisa che condivido e che non svenderò al primo che passa, di qualsiasi nazionalità, razza, religione, lingua, condizione, convinzione, espressione (etc.) sia.
https://in30secondi.altervista.org/2010/09/03/sakineh-il-boia-che-fa-la-differenza/In 30 secondiadulterio,cina,iran,pena di morte,sakineh mohammadi ashtiani,stati uniti
Sulla lapidazione dell’adultera ci sarebbe da dire un sacco di cose… ma andrebbe precisato che nel caso di Sakineh, se ho ben capito, non è stata condannata a morte per adulterio (per quello si sarebbe presa le canoniche venti frustate), bensì per omicidio o concorso in omicidio, e questo solo dopo la sua confessione (estorta?). Quindi, la condanna non sarebbe per il caso C o D, ma per il caso A…
Per il resto condivido tutto quello che hai scritto.
D
L’adulterio in Iran è quasi sempre punito con la morte http://www.iranhrdc.org/httpdocs/english/pdfs/Codes/ThePenalCode.pdf
per l’appunto: l’adulterio punito con la morte è quello fra consanguinei, o fra musulmana e non-musulmano, o ottenuto con violenza (art.82); l’adulterio punito con lapidazione è quello fra persone sposate che abbiano ancora rapporti con il proprio coniuge (art.83)… :(
D
Non vorrei scendere sul trito e ritrito, ma se ci fosse una minimissima frazione di indignazione e mobilitazione oltre che per la derelitta iranica anche per una sola delle centinaia di vittime civili delle lapidazioni aeree europee in Afghanistan…
Tu iniziala la mobilitazione, usando la rete, diffondendo i dati, poi qualcuno che ti viene dietro lo trovi, visto che quello che dici è giusto.
Sai che hai ragione quasi su tutto e che io sono d’accordo con te? Però mi chiedo e ti chiedo: con che coraggio facciamo quelli che alla fin fine sono sofismi quando è in ballo la vita di una persona? Non è una domanda retorica, ed è più una autocritica che una critica. Ma sento di doverla fare. C’è un fondo di ipocrisia nel sostenere una mobilitazione così ignorando tante altre condanne del tutto simili, vero. Ma se riuscisse a salvare una persona, sarebbe solo di buono.
Questo è un vero dilemma. Fare le pulci in un caso come questo è una cosa delicata proprio per il motivo che citi: si tratta sempre di una vita umana. In questo, però, intravedo altre forme di cinismo, di calcolo politico, che mi piacerebbe fossero bandite dal mondo dell’informazione. Il mio post è un contributo alla riflessione. Purtroppo siamo tutti nelle mani di persone che compilano delle agende su cui compaiono scadenze e obiettivi politici. Ogni giorno la nostra identità, il nostro senso di umanità, la nostra coscienza vengono interrogate mezzo stampa in base a queste agende. Abbiamo il dovere di esercitare i nostri discrimini, il nostro senso critico, per evitare di diventare banderuole, pupazzi presi per il collo da agenzie politiche il cui interesse, purtroppo, è molto diverso dal nostro. Mettere una firma può servire a salvare Sakineh, ragionare può servire a renderci tutti un po’ più consapevoli.
Un ultima cosa: ci sono situazioni in cui “non prendere posizione” viene considerato come “essere contro”. Non fare il necrologio-panegirico di Cossiga, ad esempio, diventa “rallegrarsi per la morte”. La posizione “non mi interessa assolutamente niente del fatto che Cossiga sia morto, Cossiga lo considero solo come portatore di istanze politiche” (che posso approvare o meno) non è contemplata. Altro esempio: dopo l’11 settembre eri con il bene o con il male: non c’era modo di esercitare la propria critica a chi era “il bene”, non c’era modo di operare dei distinguo analitici rispetto a coloro che venivano considerati “il male”.
Rivendico il diritto a interessarmi, impegnarmi in cose che conosco e mi appassionano, cose su cui posso davvero dare un contributo che vada oltre a una semplice firma.
Il diritto a vivere dignitosamente, indipendentemente da quanto cattivi si sia, dovrebbe essere un dato acquisito che darebbe, in breve tempo, tanti frutti positivi.
Rispettare i diritti della persona esclude la pena di morte e ogni tortura fisica o psicologica.
Ho visto “lenzuoli” con la faccia di Sakineh persino a Cosenza… il tuo è uno dei commenti piu’ sensati fra tutti quelli che ho letto, Lorenzo.Pero’, a proposito di Europa(Italia)/svendita vorrei ricordare la recente vicenda di Faith, una donna nigeriana che si era rifugiata a Bologna perchè condannata a morte, nel suo paese, per aver ucciso un connazionale nel tentativo di difendersi dallo stupro. “Noi”Faith l’abbiamo rimandata a “casa”, verso morte praticamente certa.il governo italiano stranamente in questo caso si è messo “d’impegno”.
hai ragione da vendere. e dobbiamo fare una differenza fra principi “attestati” e ciò che l’europa oggi effetivamente è: una fortezza che respinge. ma non in nome di quei principi. il discorso è molto lungo e mi permetto di autocitarmi (http://www.islamistica.com/lorenzo_declich/relativismo_e_fondamentalismo.html), vedi la citazione di Amartya Sen. In breve: non esiste un “campione” dei diritti umani. D’altra parte qui in europa, come dicevo, taluni principi sono riconosciuti come fondanti, sono “nei testi”, e la cosa non va dimenticata , anzi va ricordata a coloro che qui non li seguono (e sono tanti, uno a caso Sarkozy).