Qualche giorno fa mi trovavo a discutere con un amico sul fatto che apprendere una lingua sia anche apprendere la cultura di cui quella lingua è veicolo. Lui mi accusava di “strutturalismo” da inizio secolo (scorso) perché affermavo che le lingue (sia nella loro grammatica che ovviamente nel patrimonio lessicale) sono portatrici di tratti culturali peculiari.

Dopo anni di studio dell’arabo, scopro soltanto oggi un’espressione (al-malik wa-l-kitaba, ossia “re o scritta“) che potrebbe chiarire il concetto.

Il nome del giochino del “testa o croce” in italiano ha origine nella sua numismatica: gran parte delle monete, un tempo, avevano su un lato la testa del sovrano e sull’altro la croce (simbolo di che?).
Nonostante le monete attuali siano cambiate — ma almeno fino ai tempi pre-euro le lire avevano ancora un lato con una testa — l’espressione è ormai linguisticamente cristallizzata e fa parte non solo della cultura italiana, ma anche del lessico dell’italiano.

Ebbene il nome dello stesso gioco in arabo ha, ovviamente, la stessa origine numismatica, ma il gioco si chiama “re o scritta”. Evidentemente è indice del fatto che le monete recavano una testa (quella del sovrano coniante) e una scritta.

Muʿāwiya ibn Abi Sufyān (661-680 d.C.), il primo Califfo omayyade (661-750 d.C.), in una moneta in stile persiano (sasanide)

Che scritta?

Prima di passare a illazioni bisognerebbe approfondire, e chi volesse approfondire la ricerca filologica (bisognerebbe individuare l’epoca della diffusione del gioco fra gli arabi e quindi della nascita dell’espressione, nonché e a quali monete si riferisse) può farlo.

Ma intanto si può riflettere sulla cultura che sta dietro a queste espressioni.

D.

https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/09/2342010-dabc5-jpg.gifhttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/09/2342010-dabc5-jpg-150x150.gifdarmiusIn 30 secondifilologia,lingua araba,numismatica,testa o croce
Qualche giorno fa mi trovavo a discutere con un amico sul fatto che apprendere una lingua sia anche apprendere la cultura di cui quella lingua è veicolo. Lui mi accusava di 'strutturalismo' da inizio secolo (scorso) perché affermavo che le lingue (sia nella loro grammatica che ovviamente nel patrimonio...