Qualche tempo fa mi interrogavo con un amico sulla variabile “controllo del territorio” in zone martoriate dalla guerra come l’Iraq, l’Afghanistan, la Somalia.

Il punto di vista non è scontato anzi, è foriero di riflessioni profonde (vedi ad es. qui).

Per esporre in breve tale profondità pensate che per controllare un territorio può bastare, in alcuni casi, averne la mappa (e lo sapevano bene gli esploratori dell’Africa, ma vedi anche qui). E che, per converso, in base alle forme di controllo sul territorio riusciamo a definire anche, con una buona approssimazione, il grado di libertà, civiltà, democrazia che in quel territorio troveremo.

Della Somalia ho scritto qui: se sappiamo che sia governativi che Shebab si accordano con i pirati per controllare alcune zone costiere della Somalia, sappiamo di trovarci al punto zero (o poco più) in un grafico che riproduce il grado di libertà, civiltà e democrazia della Somalia.

Sull’Afghanistan consiglio “La terra dei taliban”, un articolo di Jonathan Steele, uscito su Internazionale (cartaceo) che racconta, se leggiamo il pezzo dal punto di vista suddetto, che i talebani vincono in Afghanistan perché la loro forma di controllo sul territorio è modellata sulla geografia, anche umana, di quel luogo.

Riguardo all’Iraq ci chiedevamo, io e il mio amico, quanto le stazioni economiche di quel paese, e in particolare i pozzi petroliferi, fossero davvero, ancora, “territorio iraqeno”, quanto esse fossero davvero soggette al controllo di un ipotetico Stato iraqeno.

La risposta è arrivata leggendo una notizia diffusa da Osservatorio Iraq:

forze speciali della polizia irachena ieri hanno fatto irruzione in alcune installazioni petrolifere nel giacimento di al-Ahdab (dove stanno lavorando da tempo i cinesi), su ordini di alcuni membri del Consiglio Provinciale di Wasit, la provincia dove esso è situato.

Il ministero ha accusato le autorità locali di Wasit di aver violato la legge con il raid, in quanto “i siti e le installazioni petrolifere sono sotto il controllo del governo centrale”.

I governi iraqeni locali non controllano il loro territorio, non hanno alcuna giurisdizione sulle attività economiche che vi si svolgono.

Le ricchezze di quei territori sono sfruttate da soggetti internazionali che trattano con un governo centrale (che – ricordiamolo – formalmente ancora non esiste).

O, perlomeno, si accordano col Ministero del Petrolio dell’Iraq, ovvero una specie di bancarella dell’usato in svendita (vedi qui, da Osservatorio Iraq).

By the way: vorrei portarci i nostri leghisti, da quelle parti, e lasciarceli per un po’.

Forse capirebbero quanto costa la loro ipocrisia: sono padroni a casa loro e non li aiutiano a casa nostra.

https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/09/padroni_casa_nostra.jpghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/09/padroni_casa_nostra-150x150.jpgLorenzo DeclichLe destre e l'islamafghanistan,geografia,internazionale,iraq,Jonathan Steele,lega nord,somalia
Qualche tempo fa mi interrogavo con un amico sulla variabile 'controllo del territorio' in zone martoriate dalla guerra come l'Iraq, l'Afghanistan, la Somalia. Il punto di vista non è scontato anzi, è foriero di riflessioni profonde (vedi ad es. qui). Per esporre in breve tale profondità pensate che per controllare un...