La storia è la seguente: un ragazzo di Tournes, nord della Francia, di nome Mohamed, va a fare un mese di training come agente di commercio presso una ditta che consegna cibo a domicilio.

Il suo lavoro è telefonare ai clienti e proporre offerte speciali e il suo capo gli impone di presentarsi come “Alexander” per motivi “di marketing”: dire “salve, sono Mohamed della Ditta ICS, abbiamo delle ottime polpette di pollo a pezzi stracciati”, secondo lui non funziona.

Mohamed non ci sta e il capo lo licenzia. Mohamed, quindi, cita in giudizio il suo datore di lavoro facendo riferimento a una sentenza della Corte di cassazione francese che giudica discriminatoria la pratica di far cambiare i nomi agli impiegati per nascondere le loro origini.

Qui tutta la storia, che mi ha scatenato un buon numero di interrogativi.

Ad esempio: quanto è razzista il datore di lavoro e quanto lo è la società civile di Tournes? O perlomeno: quanto il datore di lavoro pensa che la società di Tournes sia razzista? Quanto il mercato, per funzionare, deve rassicurare e dunque essere “conservativo”, “identitario” etc.? Infatti, dal punto di vista del marketing, è “giusto” pensare che un mercato non sia pronto per il nome “Mohamed” (vedi qui un’analisi) mentre dal punto di vista dei “principi” non lo è affatto.

E, per finire: quanto tutte queste costatazioni portano ampissimi settori del mercato (l’ultima in ordine di tempo è la Campbell Canada) a costruire un mercato specifico “per musulmani”?

 

Lorenzo DeclichIslamercatocampbell soup company canada,discriminazione sul lavoro,francia,halal,islam,lavoro,tournes
La storia è la seguente: un ragazzo di Tournes, nord della Francia, di nome Mohamed, va a fare un mese di training come agente di commercio presso una ditta che consegna cibo a domicilio. Il suo lavoro è telefonare ai clienti e proporre offerte speciali e il suo capo gli...