Il televideo rai oggi dedica diverse pagine (370-379) di approfondimento economico a un work-shop che si terrà a Milano a partire dal 1° dicembre, che prende spunto dal libro “MED-GOLFO, LA TERRA PROMESSA DEL BUSINESS – Dal Qatar al Marocco le buone notizie dai paesi del dopo crisi” a cura di M.Guandalini e V.Uckmar (Mondadori Università; qui un indice), sponsorizzato dalla fondazione ISTUD Business School di Stresa.

Le premesse di questo libro sono una vera bomba:

“In tempi di crisi economica e finanziaria il Med-Golfo è visto come la frontiera del nuovo Rinascimento globale”.
“il Med-Golfo rappresenta un’area di oltre quaranta paesi, un blocco economico di 800 milioni di consumatori e produttori che si contrapporrà a USA e Cina”.
“La forntiera del nuovo Rinascimento internazionale”.

Fin qui la fanfara, ora vediamo i vantaggi (sempre nell’analisi di televideo).

“[Quest’area] rispetto alla Cina, ha un grande vantaggio: è molto più vicina. […] L’imprenditore, se decide di investire può tenere costantemente sott’occhio i suoi affari.
[…] In economia il fattore tempo e determinante […]. E se un imprenditore perde 10-15 ore di tempo per raggiungere il luogo dei suoi affari, è sicuramente svantaggiato rispetto a chi può curare la sua impresa sotto casa o giù di lì. Questo è uno dei motivi di attrazione dell’area mediterranea, rispetto ai Paesi emergenti e ai cosidetti BRIC. Soprattutto per le piccole imprese, dove il rischio d’investimento è altissimo, la presenza costante e ravvicinata dell’imprenditore rappresenta una sorta di golden share per non rischiare di fare
buchi nell’acqua”.

Me li immagino i poveri sigg. Brambilla sofferenti per un volo di 15 ore per Shangai, mentre invece potrebbero godersi 6 ore di relax su un aereo Emirates per Dubai…
Ma ironia a parte, vediamo di entrare nel concreto.
Cosa si intende per Med-Golfo?

“Ne fanno parte Paesi sconosciuti”.

Sconosciuti a chi?

“poco frequentati dall’imprenditoria occidentale”

aah…

“ma che progressivamente si sono aperti al mercato mondiale e di cui l’Europa ha scoperto le potenzialità anche per la collocazione geografica di cerniera”.

Dunque il vantaggio sta ancora tutto nella geografia. Infatti poco dopo si spiega:

“In comune tra i Paesi dell’Unione europea e quelle del Med-Golfo c’è ben poco, se non un mare, il Mediterraneo, che lambisce le coste meridionali d’Europa. L’UE è lontana nelle condizioni, nei modi, negli stili di vita, nei redditi pro capite, nel PIL”.

Quindi?

“Il nord Africa e la fascia medio orientale si presentano come un arcipelago di nazioni, popoli e lingue* attraversate da conflitti (tanti irrisolti), incomprensioni e rancori […]. Si parla da tempo di un’area di libero scambio commerciale ma purtroppo sono più gli ostacoli, voluti o cercati, che gli atti concreti”.

Mannaggia, e ora come si fa?

“Quando il fenomeno Med-Golfo esploderà** deve trovare pronto il Sistema Paese. Nell’analisi elaborata nello studio dell’ISTUD si evidenzia la necessità di investire prima sulla conoscenza e poi entrare in tutta l’area evitando gli errori ‘dell’improvvisazione e del fai da te’. […] E questo varrà ancor di più in nazioni dove conta la componente religiosa, dove non è sempre ben limpida e marcata la differenza con le funzioni e i compiti della politica e dello Stato.”

Seguono considerazioni sugli organismi internazionali quali Unione Mediterranea e Consiglio di Cooperazione del Golfo, prospettive di crescita demografica ed economica dell’area, la presenza già oggi dell’imprenditoria italiana in alcuni paesi.

Un paio di considerazioni: “bisogna investire prima nella conoscenza” dice. Vivaddio, visto che questi paesi sarebbero sconosciuti. Speriamo che quest’appello sia davvero raccolto, in primis dagli estensori stessi della richiesta, se non altro per provare ad andare al di là del semplice aspetto mercantile.

Ma la cosa più sorprendente è che tutto questo discorso, nella sua manageriale asetticità (e direi anche inconsistenza), è stato fatto senza mai pronunciare due paroline importanti per la descrizione di questa aera Med-Golfo: “islam” e “arabi”.
Ho il sospetto che al delocalizzando sig. Brambilla potrebbe venire un colpo quando scenderà dall’aereo e si troverà in un paese dove, scopre, sono tutti musulmani, è pieno di moschee, molte donne indossano il niqab, a volte tagliano la mano ai ladri, ma soprattutto per festeggiare sgozzano gli agnelli in maniera barbara nonché in spregio alle norme sanitarie e di compassione verso gli animali. Quindi è meglio tacere.

Perché se da un lato si fomenta l’islamofobia in casa, non si può contemporaneamente dire agli imprenditori: “andate a fare business coi musssulmani a casa loro, che c’è un mondo bellissimo dove fare affari”.
E farlo oltretutto in funzione anti-cinese!

Ci sarebbero altre considerazioni da fare, ma va bene, aspetteremo gli esiti del work-shop per giudicare, ma se queste sono le premesse…

D

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*Ancora non capisco quali sono questi “oltre quaranta paesi”. Di sicuro ci sono i paesi arabi (meno di venti). E qui, nonostante alcune minoranze, di nazione e di lingua se ne riconosce una sola, pur con le sue varianti dialettali. Va inclusa la Turchia? Va incluso l’Iran? I Balcani? Il Caucaso? L’impero Romano + l’Impero Macedone? La Nazione Nostratica?
Dall’indice su riportato, i soli paesi citati espressamente e approdfonditamente sembrano essere Libano, Qatar e Giordania (quest’ultima, poverina, non si affaccia né sul Mediterraneo né sul Golfo). Ma può essere un caso.

** A me questo termine appare molto ambiguo, magari se ne poteva usare un’altro…

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Il televideo rai oggi dedica diverse pagine (370-379) di approfondimento economico a un work-shop che si terrà a Milano a partire dal 1° dicembre, che prende spunto dal libro 'MED-GOLFO, LA TERRA PROMESSA DEL BUSINESS - Dal Qatar al Marocco le buone notizie dai paesi del dopo crisi' a...