I festeggiamenti dei tunisini all’estero per la caduta di Ben Ali, che le  autorità locali non possono certo fermare,  appaiono oggi come una salutare iniezione di libertà e democrazia in paesi dove libertà e democrazia non ci sono.

In Egitto, ad esempio, alle celebrazioni si uniscono gli studenti egiziani e diversi rappresentanti di movimenti politici locali (vedi sotto e vedi soprattutto questo video).

Si parla tanto di “effetto domino” ma non è chiaro di quale effetto domino parliamo.

Vogliamo o no che libertà e democrazia si diffondano sul pianeta? O abbiamo solo paura?

Pensiamo che i rischi di implosioni o derive islamiste connessi a eventi coma la rivoluzione tunisina siano così grandi da giustificare il nostro silenzio o, addirittura, il nostro appoggio a personaggi come Mubarak o Bouteflika? Siamo tutti d’accordo con Franco Frattini?

Un articolo di Le Monde Diplomatique dello scorso luglio ci ricordava che in cinque paesi arabi dove era stato condotto un sondaggio il 61% del campione aveva dichiarato di credere fermamente che “la democrazia può comportare numerosi problemi ma è la miglior forma di governo”.

I paesi erano Algeria, Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Marocco. Non c’era la Tunisia!

Non si tratta di “portare democrazia” a chi non la vuole o @r##ate simili, si tratta di dare la possibilità a milioni e milioni di persone – che lo desiderano – di partecipare alla vita pubblica dei propri paesi.

Il cosiddetto Occidente appare oggi più incoerente che mai.

Se si tratta di “portare la democrazia” con le bombe siamo tutti d’accordo (si fa per dire, ovviamente).

E facciamo anche molta counter-insurgency!

Se si tratta, invece, di comportarsi come paesi che promuovono libertà e democrazia, che sono i nostri valori e che ci contraddistinguono – pare – da tutti gli altri, ci nascondiamo tutti sotto al tavolo.

Abbiamo paura.

Mi ricorda tanto quell’episodio della rivoluzione di Haiti riportato da Slavoj Zizek in Dalla tragedia alla farsa. Ideologia della crisi e superamento del capitalismo:

Quando i soldati inviati da Napoleone per reprimere la ribellione degli schiavi di Santo Domingo che si erano affrancati e istituito la libera repubblica di Haiti si avvicinarono all’armata degli haitiani, e udirono che questi cantavano la Marsigliese, ebbero una sensazione, come dire, di straniamento: cominciarono a domandarsi se non stessero combattendo dal lato sbagliato (riportato da “La tenda rossa“).

Facciamo che questa brutta scena non si ripeta.

E soprattutto non facciamo finta che i valori della democrazia e della libertà di espressione non appartengano a tutti gli esseri umani di questo pianeta.

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Tunisian students in Cairo celebrate Ben Ali’s departure

Dozens of Tunisian university students took to the streets in 6 October City in Cairo to celebrate the departure of Tunisian President Zine al-Abedine Ben Ali. The students, who were joined by Arab and Egyptian students, carried Tunisian flags in an expression of joy as they rallied in Hussary Square.

Ali Buhijji, a Tunisian student, told Al-Masry Al-Youm that Ben Ali’s resignation–following protests that swept Tunisia–was a “huge victory for the heroic Tunisian people.” He said they had endured 23 years of dictatorship, a police state, and conditions of unemployment and corruption.

Another student, Yahya bin al-Azzawi said that Mohamed Bouazizi, the young man who set himself on fire almost a month ago and who has become an icon to the Tunisian people, was the spark for the struggle that liberated them from the authoritarian regime. He went on to say that the overall unemployment rate in Tunisia had reached 14 percent and that the unemployment rate for university graduates was 22 percent, which he described as “a major failure on the part of the government… which eventually led to the revolution.”

Student Najah al-Taymoum demanded that the toppled president be brought to justice, and that all those guilty of tyranny, oppression and repression be held responsible for their actions over the years. “What happened will open the doors to change in Tunisia,” she said.

Student Ahmed Fahri called on all Tunisian students as well as the expatriate Tunisian community in Egypt to attend the celebratory rally outside the Egyptian Journalists Syndicate to express joy and support for the popular resistance. Fahri also urged the Arab League to intervene, forcing the remnants of the former regime to step down and allowing the Tunisian people to form a “national government.”

Translated from the Arabic Edition.

viaTunisian students in Cairo celebrate Ben Ali’s departure | Al-Masry Al-Youm: Today’s News from Egypt.

Lorenzo DeclichIn fiammeNumeri e favoledemocrazia,egitto,libertà di espressione,rivoluzione tunisina,slavoj zizek,tunisia
I festeggiamenti dei tunisini all'estero per la caduta di Ben Ali, che le  autorità locali non possono certo fermare,  appaiono oggi come una salutare iniezione di libertà e democrazia in paesi dove libertà e democrazia non ci sono. In Egitto, ad esempio, alle celebrazioni si uniscono gli studenti egiziani e...