Gheddafi parla in televisione e, come suo figlio Seyf al-Islam, sostanzialmente manda un messaggio chiaro ai suoi sostenitori: non mi arrendo, seguitemi e vinceremo.

Mettendo in campo una strategia fin troppo semplice, libera i terroristi islamici (fra cui alcuni guantameros) e poi dice che c’è il pericolo del terrorismo islamico (e comunque vedi qui per capire qualcosa su ciò che avviene, fra le altre cose, in Cirenaica).

Seguendo ciò che scrive sul Time Robert Baer, un uomo notoriamente ben informato, il dittatore potrebbe attualmente fare affidamento suoi suoi contribuli e su 5.000 militari suddivisi fra sue personali forze di elite e parti dell’esercito guidate dal figlio Khamis.

Poco per ristabilire il dominio sul paese ma abbastanza per scatenare l’inferno in uno scenario che si preannuncerebbe  “somalizzante”.

E’, insomma, una terribile guerra civile.

E, come tutti sanno, una guerra civile è tanto più violenta quanto più i soggetti coinvolti vengono messi l’uno contro l’altro.

La misura della sua efferatezza  si trova nell’innocenza delle sue vittime.

Da una parte abbiamo gente che viene abbattuta dai cecchini o falciata nei raid aerei mentre sta manifestando, gente che viene ammazzata a sangue freddo da mercenari del Benin o comunque provenienti dall’Africa sub-sahariana che vengono pagati a cottimo, ossia per ogni persona uccisa.

Dall’altra abbiamo quei profughi Eritrei, Etiopi e Somali – sono intorno al milione – che si trovano in Libia perché “respinti” ancor prima di arrivare a destinazione, e cioè sul nostro territorio, o essere recuperati in mare.

Queste persone sono la parte più debole in tutta questa vicenda, perché sono senza documenti in un paese in cui i diritti di cittadinanza sono negati, e potrebbero essere scambiati per mercenari.

Gabriele del Grande di Fortress Europe è riuscito a contattarne uno: insieme ai suoi coinquilini è chiuso in casa dal 16 febbraio, il giorno in cui tutto è iniziato, e non sa dire se i mercenari neri siano o meno stranieri o libici del sud. E’ venuto a conoscenza di aggressioni ai danni di neri ma non ne è stato testimone e non ha notizie di uccisioni.

Altre fonti ci narrano di accoltellamenti e uccisioni a colpi di macete.

E veniamo a noi, a questa nostra bella Italia.

A parte:

  1. il fatto che  Berlusconi è l’unico leader nazionale in tutto il mondo ad aver parlato con Gheddafi e questo dovrebbe farci riflettere;
  2. le accuse e le controaccuse dei nostri politici su responsabilità regresse che mi fanno venire il vomito;
  3. lo sbandieramento di un pragmatismo non ipocrita da parte di rappresentanti della nostra simpatica destra che assume talvolta la forma di una giustificazione della carneficina in atto;
  4. le idiozie sull’inanità dell’Europa di leghisti che fanno quadrato attorno all’impresentabile Maroni;

Di una cosa sono responsabili i nostri attuali governanti: quelle persone che oggi in Libia si chiudono in casa per paura e che rischiano più di altre a causa della loro virtuale “inesistenza”, li abbiamo creati NOI con la nostra politica dei respingimenti concordata dal nostro Governo con Moammar Gheddafi nel quadro del Trattato di amicizia italo-libico del 2008.

A differenza di quanto dicono i nostri attuali governanti, quel Trattato poteva essere scritto in modo MOLTO diverso.

Ne è testimonianza l’accordo precedente, quello del 2007.

Nel Trattato del 2008 si legge:

Articolo 19
Collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all’immigrazione clandestina
1. Le due Parti intensificano la collaborazione in atto nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all’immigrazione clandestina, in conformità a quanto previsto dall’Accordo firmato a Roma il 13/12/2000 e dalle successive intese tecniche, tra cui, in particolare, per quanto concerne la lotta all’immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007.
2. Sempre in tema di lotta all’immigrazione clandestina, le due Partì promuovono la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche. Il Governo italiano sosterrà il 50% dei costi, mentre per il restante 50% le due Parti chiederanno all’Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle Intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la ‘Commissione Europea.
3. Le due Parti collaborano alla definizione di iniziative, sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell’immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori.

Il fatto è che il Protocollo del 2007:

  1. NON prevedeva le iniziative di cui al comma 2, art. 19 del Trattato o meglio: non prevedeva una tale ripartizione delle spese e delle responsabilità;
  2. Il comma 2, come anche ho sottolineato qui, impegna l’Italia, NON l’Europa e l’Europa ha CHIARAMENTE detto che il modello di Trattato firmato fra Italia e Libia NON è il modello di Trattato che l’Europa auspica;
  3. faceva esplicito riferimento al “rispetto delle Convenzioni internazionali vigenti”, cosa che il Trattato NON fa;
  4. parlava di “cooperazione nella lotta contro le organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani e allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina”, NON parlava di “lotta all’immigrazione clandestina”

Non voglio difendere Amato, firmatario del Protocollo, non me ne frega assolutamente niente.

Ma mi fa venire il veleno lo scaricabarile dei nostri attuali governanti, che ci vengono a dire: “se siamo colpevoli noi sono colpevoli anche quelli prima di noi”.

E soprattuto voglio accusare l’attuale governo italiano perché le responsabilità ci sono, e sono pesantissime.

ANCHE UNA SOLA VITTIMA FRA QUEI SANS PAPIER CHE OGGI VIVONO NELLA PAURA IN LIBIA, È DIRETTA RESPONSABILITÀ DELL’ATTUALE GOVERNO ITALIANO.

Così come è diretta responsabilità del governo attuale l’eventuale sbarco di centinaia di migliaia di disperati in Italia.

Questa gente dovrebbe andarsi a nascondere, non dovrebbe farsi vedere mai più in pubblico e scomparire per sempre dalla scena politica, non prima di aver chiesto scusa a tutti (e le scuse NON sono accolte).

E basta, può bastare, kifaya.

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p.s. torno a consigliarvi la lettura degli articoli di Fulvio Vassallo Paleologo.

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Gheddafi parla in televisione e, come suo figlio Seyf al-Islam, sostanzialmente manda un messaggio chiaro ai suoi sostenitori: non mi arrendo, seguitemi e vinceremo. Mettendo in campo una strategia fin troppo semplice, libera i terroristi islamici (fra cui alcuni guantameros) e poi dice che c'è il pericolo del terrorismo...