Yemen: armi e dittatori in viaggio
Il capo della polizia di Dubai ha dichiarato oggi che i suoi poliziotti hanno bloccato un carico di armi che andava dalla Turchia a Sa`ada, nel nord dello Yemen.
Si tratterebbe di 16mila pezzi, la fonte non specifica ulteriormente ma dice sostanzialmente che sono armi “da assassinio”.
Contestualmente sono stati arrestati i contrabbandieri, 6 arabi “residenti” negli Emirati Arabi Uniti.
Quando gli hanno chiesto a chi erano destinate le armi Dahi Khalfan ha risposto: “di certo non erano per il governo”.
E alla fine ha posto una domanda a tutti: “come fa gente che chiede pane a comprare armi per milioni di dirham?”
Eh? Come fa?
Sono due le possibilità:
- glie le regala qualcuno
- la gente che chiede pane non è la stessa gente che acquista armi.
Comunque, giusto per inquadrare la cosa: il fatto che il “pacco” fosse diretto a Sa`ada fa pensare immediatamente ai ribelli zayditi al-Houthi (se non ne sapete nulla dovrete per forza leggere qualcosa qui).
Sa`ada, però, si trova in una zona in questo momento molto calda per altre ragioni, e cioè perché lì sono dislocati alcuni oppositori di Ali Abdullah Saleh (la parte “tribale” del partito di opposizione principale, Islah, gli al-Ahmar degli Hashid), il traballante dittatore yemenita, e quindi non è detto che le armi fossero dirette proprio agli al-Houthi.
E ora arriviamo al mittente.
Se il destinatario sono gli al-Houthi il mittente non potrebbe che essere l’Iran, e dunque la cosa rientrerebbe nel paradigma “glie le regala qualcuno”.
Se il destinatario fossero gli oppositori di Saleh si rientrerebbe nel paradigma “la gente che chiede pane non è la stessa gente che acquista armi”.
A meno che non vi sia di mezzo l’Arabia Saudita che potrebbe anche aver deciso di abbandonare il morituro Saleh per salire sul carro dei rivoltosi, proprio nel momento in cui Saleh invoca il suo aiuto (o forse è già arrivato al punto di chiedere asilo?).
E a quel punto ritorneremo al paradigma “glie le regala qualcuno”.
In entrambi i casi, comunque, l’esistenza di questo traffico e della suddetta invocazione, non preannuncia fiori e libertà.
Anche perché proprio stamani l’ambasciatore yemenita in Arabia Saudita, che suppongo non sia completamente deficiente, si è messo dalla parte dei rivoltosi.
Last but not least: perché il carico veniva dalla Turchia?
Non lo so, provate a rispondere voi.
https://in30secondi.altervista.org/2011/03/24/yemen-armi-e-dittatori-in-viaggio/In fiammeal-ahmar,al-huthi,ali abd allah saleh,hashidi,iran,rivolta,sa`ada,yemen
se ricordi nel mio vecchio post (prima di parlare di yemen) parlavo del mercato, nel senso di suq, di Sa`da come del più importante mercato (illegale) di armi della Penisola. Ovviamente in questo momento la cosa sarà più concitata del solito, ma non credo vi siano destinatari specifici per quelle armi. Sa`da non è (mai stata) sotto il controllo del governo centrale, e praticamente chiunque, anche non yemenita, potrebbe rifornirsi lì.
Non dimentichiamo poi che, a prescindere dalla situazione politica, gli yemeniti per avere un’arma sarebbero disposti a sacrificare molti altri lussi :)
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