In Libia la situazione è di ristagno, non succede nulla di notevole, semplicemente la lista dei morti si allunga e nessuno ha un asso nella manica da giocare.

Quindi di novità c’è ne sono poche, almeno sul fronte militare (le defezioni politiche sono un altro discorso, ma non riesco a capire quanto possano pesare davvero).

Le perdite civili causate dalla coalizione aumentano, anche se siamo all’interno del preventivato dei “danni collaterali” fisiologici.

Certo poi tutte le forze armate  ed i governi vendono le loro guerre come “a costo zero” per i civili, ma ovviamente è una cazzata.

Da un punto di vista squisitamente militare si può dire solo che i lealisti hanno ulteriormente migliorato le loro prestazioni nell’uso dell’artiglieria (ed iniziano ad usarla più per fare tiro diretto che tiro indiretto) e hanno aumentato la percentuale di mercenari.

Mentre i ribelli hanno sostituito i reparti di prima linea irregolari con un “battaglione” irregolare di Derna che ha un paio di settimane di approssimativo addestramento alle spalle (e forse qualche volontario straniero).

Comunque, lì al fronte ci sono 1000-2000 lealisti (più l’artiglieria) contro 1000-2000 ribelli (con qualche razzo Gard, e poco altro).

I ribelli hanno perso la loro contro offensiva, quindi ora sono loro a chiedere un cessate il fuoco, se Gheddafi perdesse qualche centinaio di uomini vedremo che i ruoli si invertirebbero.

Nulla di eclatante o che cambia più di tanto la situazione di empasse.

Nessuno ha le risorse per lanciare una vera offesniva, o un aggiramento strategico, in modo da ribaltare le sorti del conflitto.

Sopratutto peché ogni volta che si allontanano di 200 km dalle loro basi di partenza la macchina dei rifornimenti e della logistica salta.

Anche il dibattito “li armiamo si o li armiamo no” è stucchevole, oltre tutto queste cose, di solito, si fanno e non si dicono. Comunque, non so se è per impietosire la coalizione, ma ieri alcuni ribelli mostravano ad un giornalista una mitragliatrice leggera russa degli anni ’30, che mi ha quasi fatto tenerezza, sembrava uscita da un museo sulla battaglia di Stalingrado.

Comunque in queste insurrezioni si nota come i paesi dove si è scelto un approccio non violento (o poco violento) hanno visto vittorie totali o parziali.

Anche dove, a prima vista, ha vinto la reazione, come in Bahrain, la situazione è fluida e sicuramente il governo è enormemente più fragile di due o tre mesi fa.

Invece la scelta dell’insurrezione armata, che in Libia fu quasi obbligata, si sta rivelando difficile e potenzialmente perdente.

In Libia si è arrivati a questo poiché non esisteva una corposa opposizione interna, quel poco che esisteva non aveva ancora avuto il tempo di organizzarsi, mentre un aiuto immediato alla rivolta arrivò da alcuni reparti militari ammutinati.

Insomma una delle componenti, iniziali, della rivolta fu quella militare, in particolare da parte di giovani soldati (Bengasi) e di giovanissimi cadetti (Misurata), che condividevano con i rivoltosi l’appartenenza generazionale.

Una situazione che ricorda quanto teorizzato da Gene Sharp, uno dei più noti ed influenti “profeti” della rivoluzione non violenta.

Dell’effettivo peso dei suoi manuali nelle rivoluzioni colorate dell’est Europa (e di Otpor! che ha innovato l’elaborazione sharpiana), ed in quelle attuali nel Nord-Africa e in Arabia occorrerà riflettere assieme.

Intanto, se qualcuno di voi ha del tempo libero, (molto tempo) converrà studiarsi il suo clasico “Politica e azione della Non Violenza” (edizioni gruppo Abele, Cuneo, 1986; volume I “Potere e lotte” p 161, vol. II “Le tecniche” p. 334, vol. III “La dinamica” p. 313)

E’ fuori commercio ma diffuso in molte biblioteche, specie in quelle militanti, oppure ancora in vendita presso il centro studi Sereno Regis di Torino -20 euro- ed alcune associazioni pacifiste e non violente legate a Libera, a Pax Cristi ed al gruppo Abele.

Comunque Sharp è giustamente noto per essere capace di diffondere il suo pensiero in rete,  trovate questo libro, ed altri, in PDF gratuito, basta smanettare un po’ e dovrebbe esserci anche in traduzione italiana o nella lingua che preferite.

Valerio PeverelliIn fiammegene sharp,guerra,libia,situazione militare
In Libia la situazione è di ristagno, non succede nulla di notevole, semplicemente la lista dei morti si allunga e nessuno ha un asso nella manica da giocare. Quindi di novità c'è ne sono poche, almeno sul fronte militare (le defezioni politiche sono un altro discorso, ma non...