Tra Brega e Ajdabiya è in corso una crisi militare, causata anche da numerosi errori (voluti?) di fuoco amico.

I ribelli stanno subendo perdite pesanti. La nuova strategia delle forze ribelli prevede di non portare in linea unità prive di qualsiasi addestramento, quindi le truppe che sono in linea dovranno cavarsela senza riserve, oppure i ribelli dovranno cambiare strategia e rimandare la loro offensiva.

Mancano però infomazioni attendibili, eccetto che ad Ajdabiya vi è un notevole nervosismo e si diffonde la paura di un terzo investimento della città da parte delle truppe.

Gheddafi fa lo stesso, anche se nel frattempo sta schiacciando tutte le rimanenti città ribelli della Tripolitania (non si tratta solo di Misrata), concentrando su quei fronti alcune delle sue migliori unità.

Comunque Gheddafi riesce anche ad ampliare le sue truppe, innanzi tutto grazie ai mercenari, ma anche con la progressiva militarizzazione di alcune unità di polizia, e alla creazione di unità di “milizia popolare”, soprattutto tra i reduci delle forze di sicurezza.

Che compiono il loro lavoro con metodica brutalità e professionale cinismo, per esempio pare abbiano iniziato a scaricare i liquami delle fogne nell’acquedotto di Misratah, sperando forse nella diffusione di tifo e colera.

In più, come ci ricordava Lorenzo (Meet me in the Hamada al-Hamra (Gheddafi e la polpetta avvelenata, 3)), come supponevo io (Libia: i numeri dei volenterosi), e come confermano molte altre fonti, Gheddafi riesce comodamente ad aggirare il dispositivo di blocco navale ed embargo dell’ONU.

Insomma mercenari ed armi continuano ad entrare in Libia via terra, non solo da Sud, ma praticamente da tutti i confini.

Per esempio 500 pick-up pronti ad essere trasformati in tecniche sono stati intercettati dalle autorità Tunisine, mentre convogli di armi sono transitati dall’Algeria.

Se alcuni convogli vengono fermati, e la notizia giunge fino alle fonti giornalistiche, è perché con ogni probabilità altri riescono a passare, malgrado la presenza di truppe speciali francesi in zona.

L’unico contributo della NATO e dei volenterosi, per ora, è stato quello di costringere Gheddafi a nascondere e disperdere i suoi carri armati (ma solo nei punti caldi del fronte, con solo 130 bombardieri a disposizione hai voglia a distruggere tutti i carri armati di Tripoli), e sostituirli con fuoristrada armati di mitragliere e cannoncini.

Se malgrado un embargo internazionale Gheddafi riesce a riequipaggiare il suo esercito, oltre a rimanere un polo d’attrazione per i mercenari internazionali, c’è un problema.

Anche perché questo gesto non è esattamente quello che ci si aspetterebbe da uno sconfitto, pronto all’esilio.

Invece, in occidente, l’ipotesi di armare i ribelli è diventata il centro di dotte disquisizioni.

Li armiamo si o no? UFFICIALMENTE per ora ancora no, malgrado gli USA ed altri la proposta (soprattutto per verificare le reazioni del BRIC) l’abbiano avanzata.

I Britannici hanno rilanciato proponendo di dare ai ribelli equipaggiamento non letale.

Effettivamente ne hanno un assoluto bisogno.

L’equipaggiamento militare più importante per ogni esercito non sono fucili o cannoni.

La parte più importante di un equipaggiamento militare sono le scarpe.

Quando guardo le immagini dei ribelli, girate dai media internazionali, metto sempre l’occhio sui piedi. Ho visto di tutto, dagli stivali neri lucidi alle ciabatte.

Insomma l’esercito ribelle continua ad essere sotto armato, sotto equipaggiato, sotto addestrato, con poche idee strategiche (ne parlavo in Libia: cosa succede e cosa potrebbe succedere (militarmente parlando)) e forse solo in questi giorni ha trovato (come scrivevo negli aggiornamenti a questo post Libia: il generale degli insorti) è riuscito a trovare un po’ di chiarezza nel comando.

Se l’offensiva in preparazione non sarà impeccabile e diretta verso i giusti bersagli, causando cioè un crollo militare dei lealisti, la guerra potrebbe continuare per mesi.

Altrimenti tutto è possibile, per esempio un cambio di strategia NATO, un appoggio diretto ai ribelli, un intervento di terra o, persino, ciò che nessuno si augura, la vittoria di Gheddafi e la (momentanea) spartizione della Libia.

Non si possono escludere del tutto offensive gheddafiane, anche se difficilmente Gheddafi potrà spingersi molto ad est, visto che l’aviazione della NATO, per quanto indebolita da divisioni e mille altri problemi, è ancora in grado di tagliare fuori le sue truppe se si spingono troppo ad est.

Valerio PeverelliIn fiammeguerra,libia
Tra Brega e Ajdabiya è in corso una crisi militare, causata anche da numerosi errori (voluti?) di fuoco amico. I ribelli stanno subendo perdite pesanti. La nuova strategia delle forze ribelli prevede di non portare in linea unità prive di qualsiasi addestramento, quindi le truppe che sono in linea dovranno...