Sembra che il G8 abbia approvato l’istituzione di un fondo di 35 miliardi di dollari per sostenere la “primavera araba” attraverso il Fondo Monetario Internazionale.

Non ha chiesto nessun genere di garanzia.

Alla Grecia, invece, ha chiesto garanzie.

Eh sì: una volta entrati nel meccanismo del debito non se ne esce.

E’ lo stesso meccanismo della tossicodipendenza.

E questi banditi devono far entrare Egitto e Tunisia nel meccanismo prima che si completi la transizione democratica.

Mi spiego: andiamo più a fondo.

Ieri l’FMI ha detto che è disposta a prestare 35 miliardi di dollari ai paesi di Medio Oriente e Nord Africa importatori di petrolio.

Ha precisato che Medio Oriente  e Nord Africa avrebbero bisogno complessivamente di 300 miliardi di dollari e che la disponibilità del prestito di 35 miliardi fa parte degli impegni presi in aprile per aiutare la transizione verso governi democratici all’indomani di una primavera araba che ha deposto gli uomini forti in Tunisia ed Egitto.

La cosa è stata recepita dai membri del G8.

Pensate bene ai concetti di transizione democratica, primavera araba, uomini forti: c’è qualcosa di più vago?

A chi, fattualmente, l’FMI darà questi soldi?

E perché l’FMI stabilisce che esiste un’area economica chiamata “Medio Oriente e Nord Africa” (MONA) se poi deve fare un distinguo fra paesi esportatori di petrolio e paesi importatori?

Che senso ha tagliare a fette il mondo in base a questi criteri?

Avrebbe senso se il MONA fosse un’economia integrata, cosa che non è se non in minima parte.

Per dirne una: c’è un’area mediterranea che ha dinamiche economiche diverse dall’area che si affaccia sull’Oceano Indiano.

Per dirne un’altra: c’è un Maghreb commercialmente disunito sebbene potrebbe essere oggettivamente vantaggioso per tutti i paesi del Maghreb promuovere un’integrazione economica che guardi all’Europa. In quell’area vi sono, d’altronde, sia importatori che esportatori di petrolio e quindi un’integrazione del Maghreb non guarderebbe alla penisola araba, cioè in ultima analisi agli esportatori di petrolio non mediterranei.

Gli “esportatori di petrolio” della Penisola hanno la loro economia, la loro geopolitica e la loro geografia commerciale globale, la loro organizzazione (il Consiglio di Cooperazione del Golfo), gli “importatori di petrolio” no. Questi ultimi, fra l’altro, sono divisi fra loro, diversissimi per “grado di democrazia”, alieni se si pensa ai loro referenti internazionali.

Tutte queste incongruità sono già insite in ciò che l’FMI dice ma la contraddizione non sembra essere avvertita da nessuno.

Si arriva al paradosso per cui gli “esportatori di petrolio” non vengono aiutati NON perché sono anti-democratici e promuovono la tirannia nell’area bensì perché appunto sono “esportatori di petrolio”.

O all’altro paradosso per cui la Libia non viene aiutata perché esporta petrolio.

Non si incentiva la democrazia in Algeria per lo stesso motivo e il Marocco non rientra nel pacchetto perché viene considerato democratico.

Volete la mia verità?

L’FMI immagina un’economia integrata nel MONA, vorrebbe un’economia integrata laggiù.

E dirige il processo verso quel modello che ha preparato.

Ecco perché il G8 accetta di prestare tutti questi soldi a entità iperuranie come “la primavera araba” e allo stesso tempo vuole garanzie dalla Grecia.

 

 

 

Lorenzo DeclichIn 30 secondiconsiglio di cooperazione dei paesi arabi del golfo,economia,egitto,fmi,fondo monetario internazionale,g8,giordania,grecia,marocco,mena,tunisia
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