Caro Lorenzo,

ieri ho lasciato la Siria e ora mi trovo a Beirut, cerco di fare un piccolo resoconto di alcune cose che ho visto/sentito. Ci tengo sempre a sottolineare che quanto riporto è frutto delle mie esperienze occasionali, ma magari può aggiungere elementi in più per riflettere su quanto sta accadendo in Siria.
Mi scuso in anticipo per la lunghezza della mail, ora che sono fuori dalla Siria mi permetto qualche particolare in più.

Lunedì scorso ho viaggiato in auto da Aleppo a Damasco con un mio amico siriano. Poco fuori da Aleppo abbiamo dato un passaggio a un poliziotto che rientrava a casa, a cui avevamo chiesto informazioni su come fosse messa la strada per Damasco.

Da notare che un poliziotto prende una miseria come stipendio (10000 LS, vale a dire 160 euro circa al mese), questa persona non aveva altri mezzi per tornare a casa se non un passaggio. La conversazione si è animata subito, si è parlato di Jisr al-Shughur. Da quanto ho capito loro davano credito al fatto che 120 ufficiali siriani siano stati uccisi a Jisr al-Shughur (sic!), in particolare il poliziotto si sentiva coinvolto nella vicenda perché vive dalle parti di Khan al-Shaykhun (a metà strada tra Aleppo e Hama) e a quanto pare anche lì ci sono stati problemi (manifestazioni e scontri) e la paura che ci siano ripercussioni è fortissima. Sono in molti, anche non coinvolti direttamente nell’opposizione, come questo poliziotto, che hanno più di una ragione per sentirsi contro il governo, familiari e amici potrebbero essere le prossime vittime di quanto sta succedendo.

Dopo Khan al-Shaykhun abbiamo attraversato il tratto di strada tra Hama e Homs. Abbiamo provato a fermare un uomo in moto per chiedere se non c’erano problemi, ma l’uomo ha avuto paura e ha cambiato direzione per non fermarsi a parlare con noi. Comunque non abbiamo avuto problemi lungo questo tratto, anche se il panorama non era per niente confortante, decine di carri armati sono schierati lungo la strada tra Hama e Homs e abbiamo anche visto alcuni uomini armati non in divisa.

Piccola pausa in un autogrill, la televisione siriana che spiega in una fusha [arabo “classico”, in questo caso “arabo standard”] lenta e didattica che il governo non ha nessuna intenzione di reprimere le manifestazioni, ma di proteggere la popolazioni da sedicenti “terroristi” che vorrebbero precipitare il paese nella fitna (sic!).

Dunque, dopo Homs, il viaggio è proseguito senza più problemi o particolari novità.

Va detto che il clima nei giorni scorsi era più teso che mai, e anche amici che hanno sempre considerato la situazione con calma erano nervosi. Molti miei amici vorrebbero lasciare il paese, o c’è chi conta di riparare in campagna, fuori da Aleppo.

Ho anche notato per la prima volta, ad Aleppo, un paio di camion dell’esercito (camion grossi a trasporto uomini) passare in centro.

Un’altra cosa che ho preferito non raccontare dalla Siria è che il mio coinquilino ha trascorso una notte in prigione a Damasco un mese fa perché aveva un’irregolarità sul passaporto. Dico solo che mi ha raccontato, in una sola notte trascorsa in prigione, di aver visto un uomo stramazzare al suolo e morire nell’incuria generale.

Ecco quanto.

Un caro saluto,

T.

Lorenzo DeclichIn fiammerepressione,rivolta,siria
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