Anche per l’impegno nella campagna referendaria (vittoria!) per un po’ non ho avuto il tempo di scrivere cosa succedeva in Libia.

E in queste ultime settimane è successo di tutto.

Brega, come dicevo, è ormai una città-fortezza, proprio per sbloccare questa situazione, a partire dal 4 giugno, i Franco-Britannici hanno iniziato ad utilizzare gli elicotteri d’attacco.
I risultati non sono stati eclatanti, anche se le perdite dei lealisti sono ovviamente aumentate, però lì il fronte resta bloccato nelle trincee, con piccoli attacchi e contro attacchi, sanguinosi, che sono aumentati negli ultimi 3-4 giorni.

Nel sud della Cireanica i lealisti hanno provato un’ultima offensiva disperata, usando anche i carri armati (nel sud della Libia l’aviazione della NATO influisce ancora poco sui combattimenti), hanno perso. Anzi hanno perso male, visto che almeno 4 carri armati sono stati catturati dai ribelli.

A Misurata ormai tutta la zona urbana è in mano ai ribelli, che ad ovest sono avanzati di una trentina di chilometri (fino a Dafniyah) mentre ad est ed a sud l’avanzata è stata inizialmente più contenuta, per poi estendersi, a Tawargha 40 km a sud (raggiunta il 28 maggio), mentre ad est si sono fermati appena fuori dalla città (al margine di alcuni laghi salamastri), dove sono in corso aspri combattimenti, con il coinvolgimento anche di elicotteri NATO.

Nella sacca si segnalano ancora bombardamenti sporadici d’artiglieria, piccole contro offensive dei lealisti (che quindi mantengono reparti con il morale alto). I lealisti non si sentono ancora sconfitti, malgrado le defezioni, anche se il peso dei mercenari (anche in percentuale sulle truppe impegnate) è salito.

I gheddafiani hanno anche utilizzato molte mine anti uomo, ufficialmente proibite, sopratutto vecchi modelli sovietici e italiani, incluse le pericolosissime mine saltellanti.

L’avanzata dei ribelli ad ovest ha quasi raggiunto la città di Zilten (o Ziltan), città in cui a febbraio c’era stata la rivoluzione, ma da dove i ribelli erano stati scacciati quasi subito.

Ziltan non è solo una delle più belle città libiche, piena di monumenti del XV e XVI secolo, e produttirice dei migliori datteri del nord Africa, è anche uno snodo strategico sulla strada per Tripoli, e un collegamento tra la costa e i Gebel Nafusa.

A partire dal 9 giugno la città a riprovato ad insorgere, attualmente i ribelli la controllano in buona parte (sopratutto le periferie), e alcune squadre scelte di Misurata hanno provato, con successo, a superare le linee lealiste e raggiungere la città con armi, munizioni e ufficiali.

I lealisti stanno reagendo nervosamente, anche perché qui la NATO sta intervenendo pesantemente, con aerei, elicotteri, cannoni navali.

Se la guarnigione lealista di Ziltan si arrendesse sarebbe una grande vittoria, ma dubito che lo faranno, anche perché in città, dopo il fallimento della sollevazione di febbraio, sono stati commessi eccidi, stupri di gruppo, torture sui prigionieri ecc. ecc. Insomma i poliziotti e i soldati lealisti della città saranno verosimlmente uccisi per vendetta nel momento esatto in cui alzeranno le mani.

Queste battaglie sulla costa della Tripolitania lasciano intendere come, forse, strategicamente per i ribelli sarebbe meglio inviare rinforzi via mare a Misurata e marciare da lì verso Tripoli, piuttosto che provare a conquistare Brega.

Una notiziona è la rivolta di Sabha, una delle più importanti roccaforti gheddafiane nel Fezzan. Lì pare che una tribù (i Suleyman) si sia unita ai ribelli, aprofittando della partenza dei soldati di guanigione in città per il fronte, uniti a moltissimi migranti (fedeli a Gheddafi) che si sono aruolati o stanno cercando di migrare in Italia.

Tenderei ad escludere il tribalismo nelle mie analisi sulla Libia, ma forse nel Fezzan, una regione interna e “beduina”, l’appoggio o l’ostilità delle tribù al regime ha ancora un certo peso sugli avvenimenti.

Comunque questa rivolta, ancora in fase embrionale, è un cattivo segno per Gheddafi, sopratutto se, come pare, i ribelli sono riusciti ad impadronirsi delle armi dell’arsenale, e quindi non solo sono ora armati fino ai denti, ma hanno sottratto al regime un punto focale per i rifornimenti. La situazione resta molto fluida.

Le notizie di Zintan e Sabha si sommano alla seconda rivolta di Az Zawiyah, città ormai “martire”, dove si era già combattuto tra il 24 febbraio (dopo l’insurrezione della sera del 23) e l’11 marzo, con qualche sporadica sparatoria fino al 18.

Alla fine di questa battaglia i ribelli che erano ancora vivi avevano cercato di ritirarsi nelle campagne e verso il Gebel Nafusa.

Ad az-Zawiyah l’11 giugno sono tornati alcuni di questi fuggiaschi, con armi e munizioni, sollevando alcune centinaia di ribelli.

Però già il 12 i lealisti erano riusciti a riprendere buona parte della città, ed il 13 dovrebbero essere riusciti a riconquistarla tutta.

Se Az Zawiyah è fondamentale per Gheddafi (è a poche miglia ad ovest di Tripoli), è sui Gebel Nafusa che la situazione è peggiorata di più per lui.

Qui alla fine di maggio Gheddafi aveva lanciato una grande offensiva, inizialmente vittoriosa, concentrando molti dei suoi migliori reparti.

Invece l’offensiva, dopo un’iniziale vittoria, è fallita miseramente, permettendo ai ribelli una contro offensiva contro un nemico ormai sbilanciato, sopratutto dopo il 1 giugno. Inoltre le truppe lealiste in movimento hanno attirato l’attenzione della NATO, con alcune centinaia di sortite di successo e la pedita di molti equipaggimamenti distrutti o danneggiati e la presunta morte di alcuni alti ufficiali (non ne restano molti a Gheddafi).

Ormai i gheddafiani sono in ritirata quasi dappertutto, mentre i ribelli sono riusciti a riattivare alcuni servizi essensiaziali, come acquedotti e linee elettriche.

Il 6 giugno i ribelli hanno ripreso Yafran, ed ora marciano verso occidente, minacciando di conquistare tutti i Gebel Nafusa e raggiungere la costa, o almeno riconquistare l’importante città di Gharyan, occupata dai lealisti ormai sin dal 1 marzo, e da dove passa una delle più importanti strade di collegamento tra Tripoli e il Niger.

Mi preme fare alcune considerazioni generali:

  1. In ogni città esistono ancora gruppi filo-ribelli, pronti ad insorgere non appena sembra possibile una vittoria, basta l’arrivo di pochi rinforzi su un gippone e i giovani sopravvisuti della rivoluzione del 23 febbraio riprendono le armi. Anche se queste sono spesso ancora piuttosto vecchie e “folkloristiche” (si sono rivisti dei moschetti 91/38 tra le mani dei ribelli, mentre le truppe “regolari” del governo di Bengasi iniziano ad essere ben armate ed equipaggiate).
  2. Il morale dei filo gheddafiani non è crollato, malgrado l’elevato numero di defezioni e di arresti tra i soldati, anzi le unità rimaste fedeli al regime si battono con determinazione (e talvolta con crudeltà, a cui i ribelli rispondono con altrettanta crudeltà, in un gioco al rialzo che rende più difficile la resa). Gheddafi riesce ancora a reclutare uomini, sia tra i suoi cittadini, sia tra i migranti, sia infine tra i mercenari africani. Questo renderà la guerra più lunga.
  3. La NATO ha intensificato il suo coinvolgimento, con più arei, elicotteri, usando le artiglierie navali spesso, inviando più droni e aumentando la spesa giornaliera (oggi Maroni si è lamentato proprio di qesto). Sono state colpite non solo le colonne di rifornimenti e le unità di prima linea, ma anche molti obbiettivi strategici a Tripoli, inclusa la televisione (fortunatamente pare senza vittime e in maniera meno spettacolare che a Belgrado). L’uso degli elicotteri come bombardieri di precisione, senza l’intervento di truppe di terra, è quasi una novità assoluta. Si nota anche lo scarso coinvolgimento americano, questa è una guerra sempre più europea.
  4. I lealisti esistono anche in Cireanica, e stanno provando a eseguire azioni di guerriglia, spionaggio e sabotaggio. Sono stati eseguiti anche alcuni attentati spettacolari e qualche omicidio mirato. La risposta dei ribelli è stata terribile e decisamente paranoica, con epurazioni, torture sui prigionieri (stile CIA), fucilazione dei “traditori”. Pare che i ribelli si siano dotati di due polizie segrete rivoluzionarie, ambedue molto attive in stile “squadroni della morte”. Prevedo che le libertà di stampa ed opinione saranno sospese presto “per esigenze rivoluzionarie”.
    Non è un buon segno.
Valerio PeverelliIn fiammeguerra,libia,ribelli
Anche per l'impegno nella campagna referendaria (vittoria!) per un po' non ho avuto il tempo di scrivere cosa succedeva in Libia. E in queste ultime settimane è successo di tutto. Brega, come dicevo, è ormai una città-fortezza, proprio per sbloccare questa situazione, a partire dal 4 giugno, i Franco-Britannici hanno iniziato...