Difficile da digerire questo “Libye: un avenir incertain” del Centre international de recherche et d’études sur le terrorisme in collaborazione con il Centre Français de Recherche sur le Renseignement e il sostegno del Forum pour la paix en Méditerranée.

Difficile perché documenta tutte le paure e alimenta tutti i peggiori dubbi sui ribelli libici e il Consiglio di Transizione Nazionale istallato a Bengasi dal 5 marzo.

Vi faccio un sunto dell’ultimo capitolo:

  1. Non c’è bisogno di dire quanto Gheddafi sia un personaggio abbietto, nulla di più legittimo che chiedere la libertà da un regime come il suo ma…
  2. il nostro studio dimostra che “la rivoluzione libica” non è né democratica né spontanea.
  3. siamo in presenza di una rivolta armata organizzata della parte orientale del paese, in uno spirito di rivalsa e dissidenza,
  4. un movimento ampiamente sostenuto da fuori,
  5. un’insurrezione i cui leader si nascondono.
  6. La situazione non ha nulla a che vedere con le rivolte popolari tunisina ed egiziana,
  7. il Consiglio di Transizione Nazionale è una coalizione di elementi disparati dagli interessi divergenti.
  8. In esso i veri democratici sono in minoranza, quasi ostaggio di nostalgici della monarchia, di islamisti radicali, di ex del regime di Gheddafi.
  9. Queste tre fazioni hanno capito che avrebbero fallito se non avessero messo “davanti” i democratici.
  10. Il CNT non offre, quindi, alcuna garanzia nonostante le buone intenzioni.
  11. La Libia è l’unico paese della “primavera araba” in cui si è istallata una guerra civile* e dove il rischio “islamista” monta: potremmo assistere a una scalata dei jihadisti.
  12. L’occidente** ha dato prova d’avventurismo oppure si è esercitato in un “macchiavellismo perfettamente cinico”.
  13. L’errore in Libia potrebbe avere conseguenze nel Maghreb, nel Sahel e nel Vicino Oriente.
  14. Gheddafi potrebbe riprendere il controllo, i ribelli difficilmente prenderanno Tripoli, l’ipotesi di una sprtizione del paese — con plauso americano a cui basta il Golfo della Sirte per piazzarsi bene nel Mediterraneo — si fa strada.

Un po’ catastrofisti, ma l’analisi ci sta tutta, leggetela.

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* in realtà la guerra civile sta per scoppiare se non è già scoppiata in Yemen e Siria

** non lo chiamerei “occidente”, ma vabbe’.

Lorenzo DeclichIn fiammeal-qaida,consiglio nazionale di transizione della repubblica libica,guerra,libia,libyan islamic fighting group
Difficile da digerire questo 'Libye: un avenir incertain' del Centre international de recherche et d’études sur le terrorisme in collaborazione con il Centre Français de Recherche sur le Renseignement e il sostegno del Forum pour la paix en Méditerranée. Difficile perché documenta tutte le paure e alimenta tutti i peggiori...