Mi concedo una piccola riflessione sulla blogosfera internazionale filo-gheddafiana.
Mi sono stupito vedendo quanto alcuni di questi siti siano tutt’altro che “di nicchia”, anzi siano riusciti ad ottenere una grande seguito, sopratutto ma non solo in Europa ed America Latina.
(anche se in America Latina la cosa è comprensibile visto cosa ha fatto lì la CIA).

Mi ha stupito vedere anche quante importanti piattaforme informative, gestite da persone serie, abbiano abboccato alla propaganda di Gheddafi.

Ho parecchia simpatia per chiunque critichi l’imperialismo e l’ipocrisia della NATO, l’avventurismo politico-militare dei governi occidentali, i tentativi di neo-imperialismo e lo sfruttamento neo-coloniale cui la Francia lega buona parte dell’Africa.
Credo di essere uno di loro.

Ho ancora più simpatia per chiunque sia contrario alla guerra, “La guerra è l’inferno” ricordava il generale Ulysses Grant, e non ho nulla da aggiungere.
Credo che nessuno può negare che io sia un pacifista.

Però è molto pericoloso pensare che chiunque si opponga alla NATO e faccia la guerra agli USA sia un eroe dell’anti-imperialismo.
Gheddafi dovremmo conoscerlo. Era uno dei peggiori dittatori in circolazione.

Un imperialista, un torturatore, un affarista senza scrupoli, uno speculatore borsistico, un super ricco (e quei soldi non li ha guadagnati in altro modo che togliendoli al popolo libico), un guerrafondaio, un sostenitore di terroristi, un triplogiochista patologico, un ideologo da strapazzo ecc. ecc.

Come tutti i dittatori non si è limitato a fare “il male”, il mondo reale non è manicheo, la Libia non era governata molto peggio di altri paesi della regione, ed anzi era più ricca e dotata di svariate misure di welfar state intelligenti (ma assolutamente esagerati dalla propaganda di regime, la Libia era un paese con una sanità ed un istruzione migliore di quelle Algerine, ma non era mica la Svezia).

Non possiamo squalificare idee nobili come il pacifismo e la non ingerenza, idee che condivido in pieno, andando a sostenere una dittatura spietata.
L’alternativa non può e non deve essere mai tra lo schierarsi con la NATO e l’ingerenza internazionale, oppure con il governo che la NATO ha attaccato.

Né bisogna credere alla panzana che l’interventismo “umanitario” sia “di sinistra” e l’isolazioismo (o l’interventismo “imperiale”) sia di destra.
Forse una parte di sinistra ha deciso che l’interventismo militare è il futuro, io, ci tengo a ribadirlo, appartengo ad un’altra sinistra, mi riconosco ancora nella nostra costituzione, e penso che l’internazionalismo, una delle caratteristiche più nobili “dell’essere di sinistra” sia fatto dalle idee, dalle pratiche, dalla solidarietà, non dai cannoni. Ed anzi una delle cose peggiori dell’interventismo “umanitario” sia la sua ipocrisia e il tradimento di tutti i valori che dichiara di sostenere, mentre invece contribuisce solo a fare la guerra, cioè “l’inferno”.

Su questo blog, nei miei post, ho cercato di schierarmi il meno possibile e di spiegare il più possibile.
Spiegare le cose è utile per tutti, per chi era contrario o per chi era favorevole a questa guerra, per chi stava con Gheddafi o per chi era contro di lui.
Ma se devo schierarmi per forza mi schiero innanzi tutto con il popolo libico. Ed il popolo libico, checché ne dica la propaganda gheddafiana, non è particolarmente affezionato ai Gheddafi.

In secondo luogo mi schiero con la democrazia e le forze progressiste, socialiste e democratiche. In Libia sono quattro gatti, ma sono così pochi anche perché Gheddafi li ha fucilati e perseguitati, così come non ha mai permesso uno sciopero o la nascita di un sindacato e un movimento dei lavoratori.

Denunzierò fino alla nausea i limiti macroscopici del CNT, una cricca di potere opaca e subalterna alle potenze (sopratutto arabe) che sono intervenute in questo conflitto.
Non ho alcuna simpatia per l’islam politico, sopratutto quando non si ispira al modello turco (che in pratica è indistinguibile, eccetto che per l’appartenenza religiosa, dal PPE), ma alla parte più reazionaria e legata all’Arabia Saudita.

Comunque se chi governerà la Libia volesse essere peggiore di Gheddafi dovrà impegnarsi parecchio.

Questo proliferare in rete di siti favorevoli a Gheddafi, o disponibili a rilanciare le sue agenzie, non deriva da un fenomeno completamente negativo.
Testimonia che in Inghilterra come in Italia, in Spagna come in Ungheria, vi sia sempre più gente che non si fida della stampa ufficiale.

Visto il triste record storico dell’informazione, specie italiana, nel raccontare le guerre e la politica internazionale, questo atteggiamento è più che giustificato.
Questa guerra, però, non è stata la peggio raccontata dalla stampa europea (la guerra in Kosovo è inarrivabile nel livello di mistificazione e creazione di leggende metropolitane, quelle di Bush avevano nella Fox un ufficio di propaganda disgustoso), mentre è stata la prima guerra, tra quelle in cui era coinvolta l’Europa, in cui anche l’avversario aveva a disposizione la rete e sapeva usarla. La rete è un grande livellatore.

Molti (non tutti) dei cosiddetti “pensatori fuori dal mainstream” che inondavano di testimonianze dal fronte e relazioni dalla Libia gli altri siti, creando una sorta di circolarità nella trasmissione delle informazioni, o erano organi di stampa più o meno vicini al regime Libico, o erano dipendenti di TV di stato iraniane e/o giornalisti siriani.
Oppure, piuttosto spesso in verità, erano personaggi collusi con il regime, amici di personalità di primo o secondo piano, visitatori abituali della “vecchia Tripoli”, quando non avevano ricevuto grandi benefici economici dal regime stesso.

Insomma fonti sospette, fonti pericolose se non utilizzate considerandole a priori viziate da intenti propagandistici. Non diversamente da quanto si debba fare per una TV gestita dal Qatar o per la Voice of America.

Anzi la stampa occidentale, pur viziata dalla propaganda, deve rispondere a degli standard minimi di garanzia, persino la Fox e Rete 4 devono mentire con grazia ed in maniera non eccesivamente manifesta.

Questo problema si avverte appena in Qatar e in Russia, dove il governo controlla ancora buona parte dell’informazione, e non si avverte affatto in Siria e in Iran, dove si può utilizzare impunemente la stampa come una clava di regime.
(anche se le agenzie internazionali continuano a declassare l’informazione italiana, quindi di questo passo Rete 4 somiglierà presto alla Pravda)

Per il credere a tutto quello che si trova in rete ci ritroviamo Gheddafi ridotto ad icona dell’anti imperialismo contemporaneo.
Mentre della sorte delle migliaia di compagni (veri), bloggher e attivisti egiziani che l’esercito sta neutralizzando in una contro rivoluzione gestita assieme all’imperialismo religioso saudita non si cura nessuno.

Forse perché l’imperialismo americano è più “tradizionale”, pensiamo di sapere tutti come funziona e quali sono i suoi orrori.
Mentre il fatto che l’Arabia Saudita sia una potenza regionale aggressiva è una cosa ancora poco conosciuta.

Ho anche notato, sui medesimi siti, che si sta creando una sorta di attivismo in rete a favore di Assad e del regime siriano.
Trovo assolutamente incomprensibile come persone assennate e di sinistra possano provare simpatia verso uno degli ultimi stati fascisti del mondo, proprio nel momento in cui il regime uccide manifestanti e tortura gli oppositori.
(in verità trovo strano che possa essere difeso anche da persone non assennate di centro o di destra)

Ora che Gheddafi è storia passata l’attenzione di molti si sta spostando sulla Siria, e la prospettiva è già simpatetica con quel regime “minacciato dall’Occidente”.
Parlare male di Assad sembra quasi un invito a far partire i bombardieri.
Il collegamento tra Siria e Libia viene considerato sempre più naturale, e la situazione simile.

Eppure.

Ampie parti dell’opposizione siriana hanno dimostrato una notevole maturità, superiore per certi versi a quella dei libici.
Ovviamente mentirei se dicessi che la rivoluzione siriana è integralmente nelle mani di forze laiche e progressiste, ma queste forze esistono, non solo, chiedono di poter fare la loro rivoluzione senza un intervento straniero.

Mentirei anche se negassi che esistono concentrazioni di esiliati siriani colluse con i poteri forti dell’occidente e delle monarchie del golfo, tutte prese dalla loro guerra fredda con l’Iran.
Ma non sono certo le uniche forze di opposizione ad Assad, così come essere filo-occidentale non vuol dire (non deve voler dire) per forza essere un liberista. Esistono anche i liberali veri, per fortuna, mentre i più radicali esponenti della rivoluzione egiziana sono, spesso, delle persone occidentalizzate tanto da sembrare uscite da un nostro centro sociale o cresciuti a controcultura undergound americana.

I movimenti siriani vanno avanti da quasi 8 mesi, quasi completamente senza il vero aiuto che va dato alle rivoluzioni, ovvero non l’invio di caccia-bombardieri e di minacce diplomatico-militari, ma l’attenzione delle oppinioni pubbliche, la possibilità di ottenere con facilità l’asilo politico per i dissidenti, un buon trattamento per i profughi, l’appoggio dei partiti e dei sindacati della sinistra storica europea alla parte progressista della rivoluzione, la solidarietà dei nostri movimenti ai loro, il riconoscimento della loro esistenza e della loro complessità, la circolazione delle idee e delle pratiche di lotta collettiva.

Se nessuno aiuta i compagni e le compagne siriani, se nessuno aiuta la sinistra siriana, o anche solo le forze liberali e democratiche di quel paese, se l’unico aiuto che trovano è quello dell’Arabia Saudita, la scelta per la Siria sarà tra i Fratelli Mussulmani e la prosecuzione dell’attuale dittatura.

Opporsi ad Assad non vuol dire, in alcun modo, pensare che Assad debba “essere il prossimo” a beccarsi i bombardamenti della NATO.
Anche perché un coinvolgimento militare in quella regione è pericolosissimo e suicida, potrebbe portare rapidamente ad una guerra generale in Medio Oriente, con il coinvolgimento diretto di due attori come l’Arabia Saudita e l’Iran.

Gli strateghi occidentali hanno dato abbondanti prove di pressapochismo e avventurismo, ma non sono idioti fino a questo punto, e non credo sia negli interessi di nessuno fare una guerra che coinvolgerebbe immediatamente Israele.

Non auguro al dottore Assad la fine di Mussolini o di Gheddafi, ma non vedo l’ora che se ne vada da quel paese, che anche per le vie di Damasco sia possibile manifestare, scioperare e parlare senza temere un colpo di pistola.

Si mi schiero, e mi schiero con i movimenti di massa che stanno attraversando ancora le piazze di molti paesi arabi. Mi schiero con i rivoluzionari e le rivoluzionarie convinto che i regimi li abbiamo già visti all’opera, ed ora (magari anche nel Golfo!) è tempo di cambiare.

Vi segnalo (per chi se lo fosse perso) un link importante riguardo ai movimenti siriani (o almeno alcuni di essi) e alla loro volontà di fare la rivoluzione senza ingerenze straniere, a cominciare dai bombardamenti:
http://www.sirialibano.com/siria-2/siria-perche-bisogna-rimanere-pacifici.html

 

Valerio PeverelliIn 30 secondiin fiamme,libia,siria
Mi concedo una piccola riflessione sulla blogosfera internazionale filo-gheddafiana. Mi sono stupito vedendo quanto alcuni di questi siti siano tutt'altro che “di nicchia”, anzi siano riusciti ad ottenere una grande seguito, sopratutto ma non solo in Europa ed America Latina. (anche se in America Latina la cosa è comprensibile visto cosa...