Shopping qatarita
Federico Rampini ci racconta oggi che le più grandi università americane entreranno in Qatar, un paese che, a detta sua, è –fra virgolette– progressista.
Ci dice che queste università vanno “dove il mercato tira” e che:
Il vento della contestazione che un anno fa cominciò a generare i sintomi precursori della “primavera araba”, al Cairo forse ha già lasciato il posto a un “tardo autunno” di restaurazione, militare o islamica. Ma altrove qualcosa di positivo sta nascendo, all’ombra delle petromonarchie più illuminate.
Qualcuno dovrebbe spiegare all’autore di “Alla mia sinistra” che le parole “Qatar” e “progressista” sono così lontane l’una dall’altra da rendere quelle sue virgolette quasi un insulto.
Detto ciò la notizia è importante.
Io la leggerei, ad esempio, in rapporto a tre titoli che oggi mi sono passati davanti:
- Qatar, Malaysia establish USD2b investment fund
- Qatar investe 2miliardi di dollari in Marocco
- Turchia: in arrivo [dal Qatar] 500milioni di dollari per il turismo tradizionale islamico
Fatevi poi un giro sul tag Qatar per rendervi conto ancor meglio di cosa “l’accumulazione di fondi sovrani” di quello e di altri paesi del mondo produca nel pianeta. Il loro bond, d’altronde, vanno alla grande.
Altro che illuminazione: questi fanno niente di più che shopping ad alto livello.
Lastly: l’altro ieri apriva il secondo “US-Saudi Business Opportunities Forum” ad Atlanta. il primo era andato così.
https://in30secondi.altervista.org/2011/12/07/shopping-qatarita/Islamercatoarabia saudita,federico rampini,paesi del golfo,qatar,stati uniti,università americane
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