Oggi un Viceministro siriano si è “unito ai ribelli”.

Non voglio speculare sulle sue motivazioni (i ministeri del petrolio nei paesi arabi sono spesso uno Stato nello Stato, con importanti contatti da paese a paese).

Ma questa notizia resta molto importante:

  1. Assad ha una base sociale, questa base sociale è rappresentata nel suo governo. Se si dimette solo un vice ministro non è determinante, se iniziano ad essere parecchi è un sintomo evidente che la base sociale di Assad gli sta voltando le spalle. Gli uomini di governo, sopratutto in una dittatura, rappresentano l’unica “opposizione” possibile, e sono gli unici a poter utilizzare i mezzi di media ufficiali per diventare popolari. Quindi sono spesso capaci di crearsi una loro base di potere, oppure rappresentano “abusivamente” minoranze (etniche, religiose ecc.) garantendo la pace sociale e portando al centro le istanze della periferia con pratiche di patronage e di clientelismo.
  2. In Libia il regime è caduto proprio perché una moltitudine di ex ministri e ministri, diplomatici, magistrati, ambasciatori, giornalisti di regime, generali, burocrati, ecc. ecc. gli hanno voltato le spalle. La rivoluzione libica è stata anche una lotta interna al regime, il CNT alla nascita era pieno zeppo di “riformisti” degli anni ’90-2000, figure di primo e secondo piano del governo, spesso legate a Saif al-Islam Gheddafi, spesso legati al Ministero del petrolio, talvolta “emarginati” da Gheddafi che li considerava troppo potenti o indipendenti. Nelle mie corrispondenze li definivo “badogliani” ed il loro ruolo effettivamente ha ricordato per molti aspetti quello dei “badogliani” italiani. Il PNF si è svuotato l’8 settembre, migliaia e migliaia di fascisti divennero afascisti o addirittura antifascisti moderati dalla sera alla mattina. Questo fu determinante per isolare Mussolini e i suoi neo-fascisti della RSI e per permettere agli antifascisti “doc” di tornare all’assalto. Inoltre contribuì in maniera quasi determinante nel produrre uno scollamento tra il regime e la borghesia industriale ed agraria che fino ad allora lo aveva sostenuto strenuamente (ed anche questo in parte si è verificato in Libia, dove il CNT “garantiva” -con un successo molto parziale diremmo con il senno di poi- che la nuova Libia sarebbe stata liberale e non dominata dall’altra opposizione, molto forte militarmente come il PCI in Italia negli anni ’40, che era quella religiosa salafita o meno e quella berbera/regionale).

Nulla di tutto ciò è ancora successo in Siria. Il regime, fino ad ora, è sempre apparso monolitico. O al massimo ha visto perdere consenso nella sua base sociale e nella base del partito, sopratutto secondo coordinate geografiche, etniche, religiose, generazionali e di classe. Ovvero: vero meno sostegno al sud-ovest, meno curdi, meno sunniti, meno giovani e meno reclute dell’esercito, oltre, sopratutto meno contadini-operai-disoccupati-sottocupati sostengono il regime rispetto al 2001, mentre l’erosione di consensi al nord-ovest tra arabofoni, sciiti, di mezzà età, ufficiali superiori dell’esercito e funzionari dello stato, borghesi ed imprenditori è stata si avvertibile, ma dall’impatto ancora piuttosto modesto).

Valerio PeverelliIn fiammeministero del petrolio,siria
Oggi un Viceministro siriano si è “unito ai ribelli”. Non voglio speculare sulle sue motivazioni (i ministeri del petrolio nei paesi arabi sono spesso uno Stato nello Stato, con importanti contatti da paese a paese). Ma questa notizia resta molto importante: Assad ha una base sociale, questa base sociale è rappresentata nel...