Da un’intervista a Marwan Barghouti di Francesca Borri, aprile 2010

“Le detto un comunicato stampa

Un comunicato che?

Un comunicato stampa. Dovessi un giorno essere ucciso, e Israele rassicurare il mondo con l’ultimo suo successo contro il terrorismo. Perché ho sofferto per anni in carcere, sono stato torturato e come tutti voi, ho un’unica vita a disposizione: e invece non ho potuto crescere i miei figli, dividere il mio tempo con la donna che amo, e solo topi e scarafaggi sono stati compagni e testimoni di mesi interminabili in scatole di un metro e mezzo per due, mesi in cui non avevo una finestra, solo un ventilatore e la luce sempre accesa, e a volte neppure quello, a volte solo l’aria attraverso lo spioncino della porta le infinite volte in cui il mio universo è stato largo quanto un cortile, e solo per meno di un’ora al pomeriggio, ammanettato mani e piedi, in isolamento senza una radio, una televisione un libro, e per toilette un foro nel pavimento. Eppure non ho mai odiato nessuno. E ancora adesso, dopo che hanno tentato di assassinarmi con un missile, e dimenticato qui con cinque ergastoli, e altri quarant’anni, dovessi per caso resuscitare, ancora adesso, uomo derubato dell’unica vita che aveva ancora adesso, dopo Piombo Fuso, ancora sono certo che avremo un giorno coesistenza tra due stati uguali, e indipendenti e sovrani. Ho sostenuto instancabile il processo di pace, quando davvero pensavo che Israele intendesse ritirarsi dal mio paese. Mi è stato tolto tutto: ma non è possibile togliermi il diritto e la dignità di smentirvi: non voglio distruggere Israele. Non voglio distruggere nessuno. Voglio solo vivere libero.” (leggi il resto dell’intervista qui).

Da NENA NEWS, 28 marzo 2012:

Dal carcere israeliano dove è rinchiuso, torna a far sentire la sua voce Marwan Barghouti, il popolare leader della seconda Intifada palestinese, condannnato nel 2002 a vari ergastoli dai tribunali di Israele. Barghouti, il più carismatico dirigente del movimento Fatah, in un messaggio letto in pubblico due giorni fa a Ramallah, in occasione del decimo anniversario della sua cattura, afferma la necessità per i palestinesi di lanciare «una resistenza popolare su ampia scala» contro la occupazione, nonchè di mettere fine «ad ogni forma di cooperazione di sicurezza o economica con Israele» (il presidente Abu Mazen lo ascolterà?). Barghouti aggiunge che è giunto il momento «di cessare di vendere la illusione che esista la possibilità di mettere fine alla occupazione e di raggiungere la costituzione di uno Stato indipendente mediante negoziati… Questa visione è fallita miseramente». L’appello di Barghuti a riprendere la lotta popolare giunge mentre continua la preparazione della «marcia per Gerusalemme», fissata per il prossimo venerdì, 30 marzo, quando migliaia di persone si avvieranno dalla Galilea e dalla Cisgiordania verso la città santa per rimarcare i diritti dei palestinesi. I manifestanti ricorderanno anche le vittime della repressione israeliana in occasione del «Giorno della terra», il 30 marzo del 1976. Iniziative di sostegno sono previste anche in Libano ed Egitto. (fonte)

Lorenzo DeclichIn 30 secondiMarwan Barghouti
Da un'intervista a Marwan Barghouti di Francesca Borri, aprile 2010 'Le detto un comunicato stampa Un comunicato che? Un comunicato stampa. Dovessi un giorno essere ucciso, e Israele rassicurare il mondo con l’ultimo suo successo contro il terrorismo. Perché ho sofferto per anni in carcere, sono stato torturato e come tutti voi,...