Finora non ho scritto niente su Domenico Quirico, su ciò che ha scritto riguardo alla sua prigionia. Una persona che vede in faccia la morte più volte e passa intere settimane, interi mesi sulla linea della vita ha di certo visto il Male. Dunque non mi sono mai soffermato sulla profonda imprecisione con cui ha descritto ciò che aveva intorno. Mica stiamo qui a bacchettar la gente. Né a far geopolitica sulle disgrazie di Domenico Quirico.

Senz’altro Domenico Quirico può parlare del Male. Lui afferma di “averne il diritto” e, anche, che un’intera classe di individui – ovvero “chi non ha visto il Male” – non ne abbia. La cosa è terribilmente opinabile: il Male e il Bene sono ovunque (e/o in nessun luogo: dipende dal contesto e dai punti di vista che – spieghiamolo – vanno motivati e/o, comunque, ben precisati). Anche se mettiamo le Maiuscole, ovvero parliamo di Male Assoluto o Bene Assoluto.

Il fatto è che la stessa domanda che Domenico Quirico pone a “gli altri”, e cioè: “chi sei tu per parlare del Male?”, potremmo rivolgerla a lui. Potremmo fargli presente, anche, che ci sono persone al mondo che il Male ce l’hanno tatuato sul corpo. Persone che di certo avrebbero il diritto pieno di parlare del Male, ma non hanno le parole per descriverlo. E neanche riescono ad alzare la testa quando parlano. Ma va bene, non siamo mica qui a far Salotto sulla pelle dei reduci di Auschwitz o dei bambini soldato di qualche lontano e dimenticato conflitto. Né – vieppiù – sul Male vissuto da Domenico Quirico.

Ciò che siamo qui invece a spiegare al co-autore de “Il paese del Male” è che, mentre ha tutto il diritto di parlare del Male, non ha il diritto di diffondere stereotipi sbagliati sulla Siria spacciandoli per Derivati del Male. Né ha il diritto di definire i suoi critici – persone che possono non aver visto il Male ma che probabilmente la Siria la conoscono bene – in base a Categorie Indiscutibili che Solo chi ha Visto il Male conosce. Insomma che può tranquillamente Scendere da Cavallo e smettere di agire da Angelo Sterminatore di Tutti i Giudizi. E, come tutti, ricevere – abbozzando – sacrosante Critiche.

Esemplificando. Il 26 novembre la libanese Dominique Eddé critica “Il paese del Male” di Domenico Quirico su Liberation (versione italiana). La critica è semplice: la Siria non è il paese del male. Una critica su cui non piove, caro Domenico Quirico. E spiegare il perché e il percome tu abbia voluto intitolare questo libro in questo modo commercialmente appetibile non servirà a negare la Profonda Evidenza in base alla quale la Siria non è il paese del Male.

E affermare che i tuoi critici sono gente che rimane seduta in redazione, o frequenta i lungomare, oltre a essere una penosa caduta di stile, degna del Troll Qualsiasi di un Blog Qualsiasi, è anche un Crollo Verticale di Qualsiasi Argomentazione Valida: inficia quello sghembo costrutto retorico del “paese del male” che vorrebbe essere politicamente scorretto e, invece, oltre che Penoso è profondamente Offensivo nei confronti di Milioni e Milioni di Esseri Umani. Persone che tu, Domenico Quirico, non hai conosciuto e per i quali – in quanto giornalista e in quanto essere umano – hai il dovere di Portare Rispetto, specialmente se di essi hai sempre e solo avuto una “visione periferica”.

Cartina di Tornasole. Lo scorso 29 ottobre Domenico Quirico rispondeva alle domande di Claudio Fontana, della rivista Oasis. La prima:

Crede che ci sia qualcosa di specifico nel popolo siriano e nella situazione siriana, che la differenzia da tutti gli altri stati investiti dalle Primavere Arabe?
È una domanda molto complessa, che presuppone una conoscenza della Siria che io non ho. Sono andato in Siria per la prima volta allo scoppio della rivoluzione. Ma fino a quel momento la Siria rimaneva un paese periferico rispetto alle mie solite destinazioni.

Bene.

Ora, caro Domenico Quirico, ci rileggiamo il titolo del libro – “Il Paese del Male” – e, per favore, abbozziamo alle critiche.

D’accordo?

Grazie.

 

Lorenzo Declichinsectatiosyrianaislametro,Prequel
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