Oggi è l’anniversario di “Tutto in 30 secondi” e mi regalo qualcosa di autoreferenziale.

Ho qui davanti le statistiche di “Tutto in 30 secondi”.

In un anno sono stati pubblicati quasi 600 post. I commenti sono circa 2.400. Le visite circa 65.000, per una media di 218 contatti al giorno nel 2010 e 50 nel 2009.

I picchi di lettura sono in corrispondenza di quei post che si scagliano contro i columnist del Corriere della Sera (Sartori e Panebianco), i post sulla vicenda della Mavi Marmara, i post sul Comitato per l’islam italiano e sulla carne halal in Italia.

Il commentario, invece, si è sviluppato su due direttrici fondamentali: la polemica e l’interesse culturale. In altre parole i post che lanciavano provocazioni e/o invettive su argomenti “caldi” come il velo, l’islam italiano, la presunta “invasione musulmana” in Europa, gli omicidi in famiglia, hanno ospitato la polemica. I post che invece sollevavano interrogativi o riflessioni su materie islamistiche (traslitterazioni, etimologie, presenza storica dei musulmani in Europa) hanno ospitato la costruzione di un sapere critico.

Tutto ciò ci dice qualcosa sui lettori di “Tutto in 30 secondi” e sulla direzione che questo blog ha imboccato rispetto al suo intento originario.

Riguardo a questo lascio i pixel a Darm:

Ho pensato che a un anno dall’inizio dei 30secondi (non è un ossimoro temporale) sia il momento giusto per fare un bilancio.

Ho come l’impressione che il “discorso programmatico” sia diventato antiquato, o per lo meno abbia bisogno di una correzione di rotta.

Tanti anni fa se incontravo una persona per alla quale dicevo “studio l’arabo” la reazione era quella della curiosità per la mia scelta (perché studi l’oriente?), cui seguiva la curiosità per altri sfizi intellettuali che l’interlocutore voleva togliersi.

Come giustamente sottolineava Lorenzo, lo stesso interlocutore non aveva più di 30 secondi di tolleranza per comprendere questioni troppo complesse.

Al tempo stesso le “domande” erano di un tenore abbastanza variegato e addirittura ingenue: quali sono le spezie del cuscus? si dice kefia o kefià? ma perché i musulmani sono maschilisti?

Negli ultimi tempi, e l’esperienza che ho avuto da osservatore (e da co-redattore di questo blog) me lo conferma, la realtà è un po’ cambiata, per lo meno per quanto riguarda il pubblico degli internauti.

C’è un gruppo di persone che continua a vario titolo ad avere in sincero interesse per tutto quel che riguarda l’islam e il mondo arabo.

In genere sono i più silenziosi.

Poi c’è una parte di internauti che con questa materia ha una certa dimestichezza, anzi, una approfondita dimestichezza. E con in quali discutere e dialogare è un piacere.

Ma spesso si ha la sensazione di “parlarsi addosso”. Ossia di fare i quattro gatti al bar che vogliono cambiare il mondo.

No. Che sanno di non potere cambiare il mondo, e che per questo smadonnano sul “resto del mondo” crogiolandosi nel loro ghetto felice (scusate, io ci sto benissimo in questa situazione).

Poi c’è una categoria di persone, e sono sempre di più, che hanno già la loro idea e intervengono non per discutere, ma solo per contraddire — e la differenza non è poca.

Puoi cercare di informare, anche di spiegare, ma a volte riuscire a far fare un collegamento logico è un’impresa erculea.

Perché in quel caso appari come il saputello che vuole insegnare e/o bacchettare. Cosa assolutamente insopportabile.

I rischi della “ghettizzazione della discussione” — corollario della spirale del silenzio — sono alti.

Non posso però chiudere questo bilancio in maniera pessimistica.

L’ambizione, infatti, è di far sì che questo ghetto diventi un vero circolo aperto, forse anche una lobby autorevole, qualcosa che possa davvero essere ascoltata fuori dai ristretti ambienti della rete, intaccare e toccare le sfere dove le cose si decidono e si fanno.

E qui riprendo io.

In un anno di “Tutto in 30 secondi” è successo anche che sono emerse attorno al blog diverse interessanti figure.

  1. in occasione della polemica con Sartori ho conosciuto diversi bloggers sinceramente disgustati nel vedere che in Italia, nel 2010, i grandi giornali ospitano editoriali e approfondimenti su temi a loro cari (immigrazione, mondo islamico, India) scritti da persone che ne sanno poco o niente ma vengono lo stesso “arruolate” come “esperte”. Ho battezzato questi bloggers “My blogring” (… non fare l’indiano!, Il pensiero selvaggio, MilleOrienti, Salamelik);
  2. Nel ruminare giornaliero ho stabilito un rapporto di reciproca stima con diverse persone, le quali hanno poi scritto per “Tutto in 30 secondi”: Falecius e Roseau, Melone, Letturearabe e last but not least, il Letargico Mizam. Nell’ottica della “spirale del silenzio” e dal punto di vista della qualità e del “colore” di questo blog, la presenza di queste persone e il loro contributo sono preziosissimi.
  3. Nella mia ricerca sul web di testi e persone valide ho incontrato diverse altre persone fra cui mi sento di citare Miguel Martinez, che non è ne un biker francese ne un giocatore di calcio a 5 paraguaiano, bensì un vero blogger, uno che – al di là di come la possiate pensare su di lui – non ha peli sulla lingua e rischia in prima persona. Con lui ho ormai da un po’ un proficuo scambio di informazioni, idee e anche libri.

Fare un blog è anche e soprattutto fare network e sotto questo aspetto “Tutto in 30 secondi” è davvero, oggi, un buon blog.

E ora un altro taglio tematico.

“Tutto in 30 secondi” è nato come una sorta di “correttore” degli stereotipi, delle imprecisioni e delle assurdità che si dicono sull’islam.

Ho acceso un reader, ho selezionato e continuo a selezionare fonti, ho cercato di ordinarle in base alla loro provenienza, alla loro profondità, alla loro affidabilità (le suddivido anche in “notizie semplici” e “propaganda”) e, infine, ho iniziato a produrre post e, parallelamente, diverse selezioni di notizie (sulla barra destra del blog*).

Questo lavoro, sommato al networking suddetto, ha fatto si che “Tutto in 30 secondi” sia diventato anche:

  1. un propagatore di notizie nascoste dai media italiani
  2. un monitor (certamente non esaustivo) dei media tout court
  3. un punto di riflessione sulla ricezione di alcune notizie
  4. un incubatore di nuovi punti di vista

In questo quadro diversi post sono andati evidentemente oltre i 30 secondi e ho preso a chiamarli “Fuori misura”. La qual cosa, aggiunta al resto, mi ha fatto pensare che forse “Tutto in 30 secondi” potrebbe diventare qualcosa di più di un blog.

Le riflessioni su quest’ultimo argomento sono arrivate, ma siamo ancora lontani dall’avere un’idea chiara.

Soprattutto, però, non abbiamo ancora individuato la tecnologia che permetta a tutto questo lavorìo di strutturarsi meglio e fornire un servizio migliore.

Staremo a vedere cosa succederà.

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* Chi voglia la mia raccolta di fonti può scaricarla qui. Tenete presente, però, che è tagliata su di me.

Ho qui davanti le statistiche di “Tutto in 30 secondi”. 

In circa un anno sono stati pubblicati quasi 600 post. I commenti sono circa 2.400. Le visite circa 65.000, per una media di 218 contatti al giorno nel 2010 e 50 nel 2009.

I picchi di lettura sono in corrispondenza di quei post che si scagliano contro i columnist del Corriere della Sera (Sartori e Panebianco), i post sulla vicenda della Mavi Marmara, i post sul Comitato per l’islam italiano