Due “Consulte islamiche” a confronto, quella francese e quella italiana.

L’attuale Conseil français du culte musulman è il risultato di un’elaborazione lunghissima:

All’inizio degli anni ’90, l’allora Ministro dell’Interno Pierre Joxe promosse la costituzione di un Conseil de Réflexion sur l’Islam en France (Corif), un collegio di quindici membri, che godevano di una certa visibilità nel panorama islamico francese, con il compito di assistere il ministro nell’affrontare le questioni più concrete del culto musulmano (fonte).

Questo Corif fallì:

a causa delle proteste suscitate dalla più gran parte delle organizzazioni islamiche del Paese, che ne contestavano la scarsa rappresentatività e la chiara impronta dirigistica, in quanto frutto di un’imposizione dall’alto.

A questo punto il tutto si fermò* fino al 2003:

quando le principali reti associative islamiche francesi presero parte all’elezione del Conseil français du culte musulman. Si tratta di un organismo istituito quale referente privilegiato con i poteri pubblici per la gestione di alcune delle principali istanze avanzate dalla comunità islamica, che vanno dalla costruzione delle moschee, alla formazione degli imam, alla celebrazione della festività del Ramadan. Si distingue dal Conseil de Réflexion sur l’Islam che lo ha preceduto, per la maggiore rappresentatività dei membri che lo compongono, in quanto eletti da delegati delle moschee.

Se vuoi una cronologia degli eventi spingi qui, ma più o meno le cose andarono nel modo che segue: la Francia decise che alcune cose riguardanti i musulmani dovessero essere risolte, ad esempio:

– la construction de mosquées
– carrés musulmans dans les cimetières
– l’organisation des fêtes religieuses (abattage rituel,…)
– nomination des aumôniers dans les hôpitaux, les prisons, les lycées et collèges
– la formation des imams

Quindi lo Stato disse a tutte le associazioni di musulmani in Francia che ci sarebbero state delle elezioni per costituire il CFCM.

Parlarono con chi non era d’accordo cercando di convincerlo a partecipare alla consultazione.

Poi indissero le consultazioni.

Nominarono il Conseil.

Ecco una lista di organizzazioni che parteciparono alle consultazioni:

– Le Centre culturel islamique d’Evry
– La mosquée de Mantes-la-jolie
– La grande mosquée de Paris (GMP)
– La grande mosquée de Lyon
– La grande mosquée de Marseille
– Saint-Denis de la Réunion
– Union des organisations islamiques de France (UOIF)
– Fédération nationale des musulmans de France (FNMF)
– Invitation et mission pour la foi et la pratique, Tabligh Daoua il Allah
– Fédération française des associations islamiques d’Afrique, des Comores et des Antilles
– Union turco-islamique d’affaires théologiques en France

Insomma. L’attuale Consulta per l’Islam in Italia è come il Corif francese, ma con venti anni di ritardo. E per di più in un contesto storico giuridico che – vedi ciò che scrivevo ieri – con la Francia laica ha pochissimo a che vedere.

Un pastrocchio, si direbbe.

* Non proprio. Vi fu:

l’adozione, nel 1994, della Charte du culte musulman en France, un documento di quindici articoli adottato dal governo, d’intesa con l’Institut musulman de la Mosquée de Paris, che prevedeva la creazione di un Consiglio rappresentativo dei musulmani in Francia

Cioè il Consiglio che poi nacque.

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Due 'Consulte islamiche' a confronto, quella francese e quella italiana. L'attuale Conseil français du culte musulman è il risultato di un'elaborazione lunghissima: All’inizio degli anni ’90, l’allora Ministro dell’Interno Pierre Joxe promosse la costituzione di un Conseil de Réflexion sur l’Islam en France (Corif), un collegio di quindici membri, che godevano...