Deserto vs petrodollari: 3-0
Non voglio dire “l’avevo detto” perché effettivamente l’avevo solo pensato.
Poi, parlando con un po’ di amici mi sono reso conto che il pensiero era comune, intuitivo: fare isole artificiali – a forma di palma o di mappamondo poco importa – di fronte a Dubai per poi venderne pezzi a cifre stratosferiche non era un’ottima idea.
Infatti, nonostante l’architettura dinamica e creativa, l’hotel a 7 stelle, lo skyline e la torre e il campo da tennis in cima al palazzo, alla fine chi doveva comprare si è guardato intorno e non si è trovato bene.
Perché nessuno che abbia un po’ di buon senso compra un pezzo di isola, seppur lussuoso, al centro di un disastro ambientale di proporzioni bibliche.
Dubai è un posto dove l’acqua costa più del petrolio e ultimamente insolite quantità di pesci giacevano paralizzate sul bagnasciuga.
Dove una nube di caligine a 300 metri dal suolo, si mescola con la polvere del deserto e con l’inquinamento della città.
A nulla è servito riprendere in chiave contemporanea antiche intuizioni architettoniche come le torri del vento o fare metropolitane per evitare le emissioni dei SUV: l’urbanizzazione di Dubai è un ecocidio, non il paradiso degli architetti.
Dubai è pura monnezza petrolifera. Costruita sulla pelle di migliaia e migliaia di persone ridotte in stato di schiavitù.
E io, anche se avessi tutto l’oro del mondo, non mi ci fermerei nemmeno per sbaglio.
https://in30secondi.altervista.org/2009/11/27/deserto-vs-petrodollari-3-0/La grande seteacqua,ambiente,dubai,economia,emirati arabi uniti,golfo persico,petrolio
Lascia un commento