Un approfondimento di Paolo Mieli sugli ebrei nel mondo islamico (29 dicembre scorso) mi ha ridato fiducia nella stampa nazionale (qui).

L’articolo, documentato e puntuale, prende in considerazione diversi studi (principalmente Breve storia degli ebrei di Michael Brenner ma anche Gli ebrei nel mondo islamico di Bernard Lewis, Storia degli ebrei di Potock Chaim e  Ebraismo di Hans Küng) e ne cita altri in calce.

Consiglio la lettura dell’articolo, senza farne le pulci, e passo oltre, segnalando però a Mieli uno dei più importanti studiosi delle comunità ebraiche nei paesi islamici: Shelomo Dov Goitein (wikipedia ne scrive così. Un riassunto della sua vita accademica e un necrologio si trova invece qui).

Goitein fu il primo a studiare la principale fonte documentale per la storia dell’Egitto medievale (decisiva, in una certa misura, anche per la storia economica dell’Oceano Indiano in quel periodo): le carte della cosiddetta “Geniza del Cairo” (vedi “Lo schiavo del manoscritto”).

Vi invito a leggere questa scheda in merito. Qui basta ricordare che si tratta di una documentazione sterminata ed estremamente variegata che, oltre a permetterci di ricostruire dinamiche di storia sociale ed economica, apre una finestra – anzi un bovindo – proprio sulle questioni dell'”integrazione” e dei rapporti fra comunità ebraica e musulmana in epoche così remote.

Ad esempio, secondo Goitein, le carte della Geniza del Cairo ci dimostrerebbero che i provvedimenti persecutori messi in atto dal fatimide al-Hakim nei confronti delle minoranze – cosa di cui parla Mieli nel suo articolo ricordando gli ebrei ma omettendo i copti – fossero dovuti a dissidi fra comunità più che a un odio del califfo nei confronti di quelle minoranze.

Si sà, le minoranze non hanno mai avuto vita facile. Da nessuna parte.

Certo, parliamo di dettagli. Come è un dettaglio il fatto che lo status di dhimmi – citato da Mieli – fu presto accordato in India agli indù nonostante questi non fossero “gente del Libro”, ovvero comunità appartenenti alla linea profetica di Muhammad.

Pragmatismo politico. Anche questo non esclusivo dell’islam.

Chiudo con un’immagine che ho già pubblicato. La trovo significativa riguardo al discorso su cosa la storia ci possa insegnare a proposito dell'”integrazione”.

Museo della Zisa Palermo, Sicilia, Italia. La lapide, in quattro lingue, commemora la morte di Anna, madre di Grisanto, prete del sovrano normanno Ruggero. Le date presenti nelle quattro versioni, ciascuna con il computo del proprio calendario, corrispondono tutte alla data latina del 1148. Le lingue sono il latino, il greco, l'arabo e l'ebraico (per la precisione "arabo-ebraico" nel senso che è scritto in arabo con caratteri ebraici).

Ciao Paolo. Se avessi  tu curato l’occhiello dell’articolo sono sicuro che non ti sarebbe sfuggito quel “maomettani“.

Lorenzo DeclichIn 30 secondial-hakim,corriere della sera,ebrei,ebrei nel mondo islamico,islam,islam medievale,oceano indiano,paolo mieli,sicilia
Un approfondimento di Paolo Mieli sugli ebrei nel mondo islamico (29 dicembre scorso) mi ha ridato fiducia nella stampa nazionale (qui). L'articolo, documentato e puntuale, prende in considerazione diversi studi (principalmente Breve storia degli ebrei di Michael Brenner ma anche Gli ebrei nel mondo islamico di Bernard Lewis, Storia degli...