Leggere Guantanamo
Guardando alle condizioni di detenzione dei prigionieri di Guantanamo una cosa mi ha colpito più di altre: l’unico libro ammesso nelle gabbie era il corano.
E’ vero, la detenzione a Guantanamo non era finalizzata alla “rieducazione” o comunque al reinserimento degli “ospiti” nella società.
Quelle persone, secondo l’amministrazione americana, dovevano confessare.
La cosa, tuttavia, mi ha fatto riflettere una volta di più su quelle che il caro Jaska (e non solo lui, ovviamente) chiamerebbe “identità monodimensionali”.
A cosa serviva focalizzare i pensieri dei detenuti unicamente sull’identità islamica?
Serviva a farli confessare?
Non credo che servisse a questo.
Penso invece che nelle menti dei carcerieri permettere il corano nelle gabbie di Guantanamo rappresentasse una sorta di minimo sindacale delle libertà individuali.
E dunque mi chiedo, chi era più fondamentalista là dentro: il prigioniero o il carceriere?
Mi chiedo anche cosa sarebbe di me se per qualche anno mi mettessero in gabbia, mi torturassero e mi permettessero di leggere un solo libro, seppur di mia scelta.
Certo, nel mio caso la scelta non cadrebbe sul corano, né sulla bibbia.
Probabilmente sceglierei una cosa come Alla ricerca del tempo perduto, sia perché è molto lungo, sia perché non sono mai riuscito a leggerlo per intero.
O anche il Kitab al-aghani, per lo stesso motivo.
Forse lo imparerei a memoria, forse imparerei a recitarlo al contrario, forse cercherei di rielaborarlo in qualche modo. Qualsiasi cosa pur di trattenere in me anche una vaga parvenza di umanità, di dignità, di identità.
Di certo per me quell’oggetto diventerebbe molto di più di un normale libro. E se poi mi rispedissero a casa non credo che lo dimenticherei molto facilmente.
Ecco, questa è l’eredità di Guantanamo. L’eredità che l’amministrazione americana lascia a tutti noi quando a un certo punto decide di liberare i detenuti e rimandarli in Yemen.
E con questo non voglio dire che quelle persone dovessero rimanere lì dentro, ovvio.
Chiudo con un gioco (che non è tanto un gioco).
Poniamo che – come è successo a me – vi chiedessero di stilare una lista di libri da destinare ai carcerati arabi qui in Italia.
Cosa mettereste in lista?
https://in30secondi.altervista.org/2010/01/09/leggere-guantanamo/In 30 secondicorano,fondamentalismo,guantanamo,islam,libertà,stati uniti,terrorismo
Sai, forse l’intento era un’altro: se per anni l’unico libro che puoi leggere è la Recherche, forse quando esci odierai Poust…
Confido però che le carceri italiani siano ispirate da altre finalità…
D
>> Sai, forse l’intento era un’altro: se per anni l’unico libro che puoi leggere è la
>> Recherche, forse quando esci odierai Proust…
Dici?
era una battuta…
Pensiero “complottista” della giorno: e se il permettergli solo il Corano fosse un modo per “tenerli concentrati” sulla loro “fissa”, e quindi rilasciarli in giro per il mondo (come dicono di aver fatto per due detenuti di Guantanamo rilasciati nello Yemen) per poi usarli come scusa per attaccare questo o quel paese “colluso con al-Qaeda” ?
Guantanamo come “fabbrica” per terroristi (e chi non lo era lo diventa), da rilasciare poi in “punti strategici” e usare come pretesto per nuove guerre di aggressione. Un pò come se una casa farmaceutica creasse una malattia, la diffondesse nella popolazione, e poi si presentasse dicendo “ecco, vi vendiamo la medicina per curare questa misteriosa malattia”.
Certo che per il complesso militare-industriale americano se al-Qaeda non esistesse (?) bisognerebbe inventarla. Agisce come il perfetto “nemico metafisico”, ancora più utile agli scopi strategici e di guerra USA del vecchio “Comunismo”.
Riccardo
Sul giochino: beh, bella domanda.
Il primo che ci metterei, d’istinto, è “All’est del Mediterraneo” di Munif :).
Sceglierei anch’io la “Recherche”, anche se l’ho letta otto volte, integralmente, in italiano e in francese.
Otto????
Eh sì, c’è chi ha di queste perversioni.