Il principale problema dell'umanità
Le riflessioni che ho esposto in “Perseguitami, ti prego“, trovano una prima conferma-lampo in questo “I primi a proteggere i cristiani perseguitati dovrebbero essere i Paesi occidentali” di Mons. Giampaolo Crepaldi, apparso proprio oggi su uno dei miei giornali preferiti: l’Occidentale.
L’articolo – quasi mi viene da ridere – esordisce con un:
Non avrei timore ad affermare che il principale problema dell’umanità di oggi è la mancanza di libertà religiosa nel mondo.
Incredibile vero? Fame e povertà, libertà e giustizia sono problemi secondari, roba da niente in confronto alla mancanza di libertà religiosa.
L’articolo cita fonti cattoliche, ovviamente, e anche il Pew Forum on Religion and Public Life, ma ignora completamente Philip Zuckerman.
Ed è sorprendente notare come il monsignore, senza mai ricordare che il rapporto del Pew riguarda tutte le religioni, non citi esempi di libertà religiosa negata a confessioni diverse dalla sua.
Usa il rapporto del Pew Forum solo per dire che il 70% degli abitanti della terra è perseguitato per motivi religiosi, cioè per creare allarme, ma non dice a quali confessioni i perseguitati appartengano, né osserva – soprattutto – che i paesi in cui c’è più libertà religiosa sono quelli in cui ci sono più atei.
E come potrebbe? Se osservasse questo dato noi potremmo tirare le somme e affermare che il problema non è la libertà-religiosa, ma la libertà-libertà, la quale, purtroppo per lui, sembra portare la gente all’ateismo e non al cristianesimo, di cui lui è agente.
Insomma: quello appena citato è il primo esempio di scuola.
Un’ultima nota sul titolo: la fonte dell’articolo è Zenit. Su Zenit il titolo dell’articolo è “La mancanza di libertà religiosa, problema del secolo”, mentre il sottotitolo fa: “I primi a proteggere i cristiani perseguitati dovrebbero essere i Paesi occidentali”.
Quelli de l’Occidentale non si smentiscono mai: la propaganda ha le sue regole.
https://in30secondi.altervista.org/2010/01/16/il-principale-problema-dellumanita/Numeri e favoleatei,ateismo,cristianesimo,ebraismo,giampaolo crepaldi,islam,islamofobia,l'occidentale,laura piccinini,medjugordje,mercato,open doors,paolo mieli,persecuzioni,pew forum on religion & public life,philip zuckerman,philippe simonnot
Ecco, non ho mai fatto un commento qui (sono arrivato su questo interessantissimo blog dopo le polemiche con Sartori, ma se non sporco sono felicissimo di rimanere per tutto il resto) e invece di esordire con complimenti mi tocca notare gli errori…
“i paesi in cui c’è più libertà religiosa sono quelli in cui ci sono più atei” non è vero. Basta la Cina a far sballare la statistica.
Grazie Carlo, il tuo comento mi permette di fare alcune precisazioni.
Allora: in Cina non c’è libertà religiosa, quindi quel paese non figura fra “i paesi in cui c’è più libertà religiosa”. Nonostante sia ufficialmente atea, la Cina non figura ai primi posti nelle statistiche riguardanti le percentuali di atei. I cinesi sono 1,3 miliardi di cui 660 milioni buddisti, 400 milioni taoisti, 40 milioni cristiani, 20 milioni musulmani, 180 milioni non religiosi. Poniamo che quei 180 milioni siano tutti atei e avremo una percentuale vicina al 15%.
Insomma i conti dovrebbero tornare.
C’è comunque una rettifica da fare. Quando dico: “i paesi in cui c’è più libertà religiosa sono quelli in cui ci sono più atei” intendo dire che in quei paesi si assiste a un “processo” per cui gli atei aumentano sempre di più. Il riferimento è sempre Zuckerman.
p.s. attenzione! A tutti i lettori! Non voglio per forza avvalorare le mie teorie ;)
p.p.s. non sono un “ateista”, nel senso che non voglio affermare che l’ateismo sia per forza una cosa giusta. Un paese che impone l’ateismo è repressivo e va condannato.
Ciao, rieccomi. Ecco, il problema a leggerti dal reader di google è che finisce che mi scordo di commentare/leggere i commenti!
Allora, ho affrontato qualche mese fa su un forum di atei una discussione su questo argomento, e mi hanno citato proprio Zuckerman e più o meno tutte le cose che linki più sotto.
Intanto, trovo difficile definire “paese con più atei”, perché paesi a maggioranza atea non ce ne sono: in tutti i paesi con più atei, questi sono al massimo un 20% della popolazione (sto andando a memoria, e ora non ho voglia di cercare statistiche più precise).
Allo stesso modo, anche definire “libertà religiosa” è ben arduo, in mancanza di parametri. Quali sono i paesi dove c’è libertà religiosa? Quelli in cui è vietato professare un’altra religione rispetto a quella imposta dallo stato? Bé, con questo parametro gli stati non liberi si contano sulle dita di una mano, direi.
Ho provato in quella discussione a usare come parametro la presenza di una religione di stato, considerando non liberi gli stati che hanno una religione di stato, ma ho scoperto con sorpresa che proprio gli stati scandinavi, da sempre in prima linea sulla laicità, sono quelli che hanno una religione di stato.
Inoltre nemmeno a me convincono molto i dati sulla Cina (e su wikipedia ne ho trovati alti che contestano quelli che fornisci più sotto).
Ma tutto questo per dire che in verità non sono arrivato a nessuna conclusione certa riguardo il rapporto fra libertà religiosa e ateismo. Solo mi pare che la frase “i paesi in cui c’è più libertà religiosa sono quelli in cui ci sono più atei” buttata così, mi pare meriti un maggiore approfondimento. Non dico che è “sbagliata”, ma almeno “da approfondire” :)
La mia conclusione (provvisoria) è riassunta nel titolo (ironico). Il mio punto di vista è che – viste le mille specifiche che l’operazione richiederebbe (noi non abbiamo tenuto conto, ad esempio, dell'”intensità” della religiosità negli individui di diverse aree del mondo) – non si può presentare “la libertà religiosa” come “il principale problema dell’umanità”. O meglio: chi lo fà è una delle parti in causa, ha interesse a presentare il mondo in quella maniera, trascurando le mille specifiche di cui sopra.
p.s. riguardo al reader io faccio così: mi abbono ai commenti :-)
Beh, sul titolo davvero niente da dire :)
Lorenzo, queste statistiche sulla Cina mi lasciano leggermente dubbioso.
In particolare mi pare strano che i Buddhisti siano così numerosi.
Resta poi la questione del confucianesimo e se possa essere definito un religione (tenderei a dire di no, ma non sono un esperto).
Bene, domani mi documenterò meglio. Questa cosa si fa interessante.
Allora 2.0.
Per prima cosa cito Zuckerman così la chiudiamo lì:
“Survey data of religious belief in China is extremely unreliable (Guest, 2003; Demerath, 2001:154). Estimates of high degrees of atheism are most likely exaggerations (Overmyer, 2003). Only recently has sound scholarship begun to emerge (Yang, 2004). That said, according to Barrett et al (2001), 8% of the Chinese are atheist. According to Marshall (2000), 10% of the Chinese identify as atheist. According to O’Brien and Palmer (1993), between 10-14% of those in China are “avowed atheists.”” (http://www.pitzer.edu/academics/faculty/zuckerman/Ath-Chap-under-7000.pdf).
Detto questo cito anche cosa dicono quelli della UAAR:
“la cifra [di atei nel mondo] è subordinata alla mancanza di statistiche precise riguardanti la Cina, il paese più popoloso del mondo. Qui l’ateismo si mischia al confucianesimo e al taoismo (più sistemi etici che religioni, peraltro privi di credenze in entità sovrannaturali), a loro volta contaminati da elementi buddhisti. Questo in un Paese che già diversi secoli prima dell’avvento del comunismo era famoso per far scaturire discussioni sull’ateismo dei suoi abitanti (vedi, ad esempio, Matteo Ricci e Voltaire).” (http://www.uaar.it/ateismo/statistiche/religioni_nel_mondo_iii/)
Ovviamente quelli della UAAR portano acqua al loro mulino. Così come i buddisti… ecco cosa scrive un sito buddista riguardo ai buddisti in Cina (Falecius file):
“The number of Buddhists around the world is grossly underestimated. The statistics found in nearly all encyclopedias and almanacs place the number of Buddhists at approximately 500 million. This figure completely ignores over one billion Chinese people who live in the People’s Republic of China. China is officially communist (although many free market conditions are already in place) and does not keep records on religion statistics of adherents. Also, many western reference sources refuse to accept that a person can belong to more than one religion. In Asia it is quite common for one person to have two, three, or more religions. In China, it is common for a family to have a shrine in their home with statues and icons from Daoism, Confucianism, and Buddhism.
Currently there are about 1.3 billion Chinese living in the People’s Republic. Surveys (Gach-Alpha Books, U.S. State Dept. report on China, Global Center for the Study of Contemporary China, BBC News, China Daily, and a report by Christian missionaries in China) have found that about 8% to 91% identify with Buddhism as one of their religions. If we use a percent near the upper end of this estimate, of about 80% it works out to about 1.1 billion Chinese Buddhists … ” (http://thedhamma.com/buddhists_in_the_world.htm)
In questa situazione io tenderei ad abbandonare la questione “buddisti/nonbuddisti” per concentrarmi su quello che mi interessa di più: stabilire il rapporto fra libertà religiosa e ateismo. Vagliate le varie fonti mi sembra di poter dare fiducia a Zuckerman.
Poi fate vobis.
E mi pare anche che la cifra dei musulmani sia sottostimata. Ma non credo che possa essere definita una sorpresa, se la base sono cifre governative cinesi.