Nel primo post di questo blog riflettevo su quanto la vicenda di Tantawi-studentesse con niqab permettesse di affrontare due fondamentali aspetti dell’odierna “questione-islam”: gli aspetti che, categorizzando, ho chiamato “doppio velo” e “locale vs globale“.

Il primo pertiene all’impatto massmediologico e, dunque, sull’opinione pubblica, di vicende come quella appena citata: come questa viene trattata e su quale “punto di ignoranza” si attesta (vedi nei commenti di questo post).

In merito mi sono dato la missione di andare il più possibile a fondo nelle questioni che affronto, pur mantenendo una certa misura. Quindi trovo doveroso segnalare il commento di Khadi secondo cui Tantawi in una trasmissione televisiva su Dream TV, ha ritrattato la sua posizione sul niqab almeno rispetto alla versione data dai media (vedi questo post).

Mi sento però di affermare che quella ritrattazione non rende meno valida anzi rafforza la teoria del “doppio velo”, ovvero che “in occidente” si posi sulla questione del velo un surplus speculativo che rende le “notizie-velo” delle vere e proprie “metanotizie”, cioè notizie che, prima di tutto, parlano di se stesse.

A questo proposito ho citato recentemente la storia della “donna barbuta e strabica” sotto al niqab in cui, addirittura, mancava una delle famose 5W del giornalismo (who), ovvero il nome del protagonista principale. Un caso, dunque, in cui la notizia era il fatto che la notizia fosse stata diffusa e non dalla notizia stessa.

Ma ora mi accingo a narrare la “storia di una doppiovelatura” mostrandovi la foto che, come riporta al-Ahram Weekly, ha vinto il primo premio nella categoria “news” della terza edizione del premio alla “migliore foto giornalistica” (افضل صورة صحفية) d’Egitto:

Toglitelo!

E’ il momento in cui lo sheykh di al-Azhar Tantawi strappa il niqab alla studentessa (il viso della giovane è stato sfocato per “rispetto della privacy”), il momento di partenza della vicenda che ormai tutti conosciamo.

Una foto che più di ogni articolo o intervista ce ne rivela i contorni, facendoci capire quanto da noi il tutto sia arrivato già distorto (e, by the way, quanto il titolo del mio primo post “L’Egitto al maschile che non finisce mai“, fosse azzeccato). Perché lo “strappo” di Tantawi nelle cronache non c’era, o passò talmente sottotraccia che venne subito dimenticato.

Invece era fondamentale riportare che prima o contestualmente all’atto di esprimere riprovazione per la copertura integrale di una donna in un’aula scolastica femminile, lo sheykh di al-Azhar aveva commesso un atto censoreo e paternalistico: aveva messo le mani addosso a una persona, dall’alto della sua posizione, e dunque la aveva umiliata pubblicamente, sotto gli obiettivi dei fotografi.

Ora capiamo perché, come sottolinea Zeinobia di Egyptian Chronicles, la fotografia è stata fino ad oggi censurata. E percepiamo anche – passando all’argomento “locale vs globale” – quanto sia importante che, nel contesto dell’Egitto di oggi, questa fotografia sia passata dalla censura al primo premio di un concorso fotografico, con relativo passaggio sul più “governativo” dei settimanali egiziani.

Lorenzo DeclichDoppio veloal-azhar,egitto,egyptian chronicles,islam,media,niqab,tantawi,velo,zeinobia
Nel primo post di questo blog riflettevo su quanto la vicenda di Tantawi-studentesse con niqab permettesse di affrontare due fondamentali aspetti dell'odierna 'questione-islam': gli aspetti che, categorizzando, ho chiamato 'doppio velo' e 'locale vs globale'. Il primo pertiene all'impatto massmediologico e, dunque, sull'opinione pubblica, di vicende come quella appena...