Lo scorso 21 febbraio il Giovannone nazionale ha aggiunto un altro mattone al suo edificio teorico riguardante il tema “noi e gli altri” (qui).

Fedele alla linea del “no al multiculturalismo” ci racconta che non possiamo prendere a modello il multiculturalismo degli Stati Uniti:

Il Vecchio Mondo è da gran tempo uno spazio pieno occupato da popolazioni stanziali. Il Nuovo Mondo era uno spazio vuoto colmato soltanto da immigrati che nel corso di due generazioni si sono largamente integrati nella loro «terra promessa».

A parte l’evidente mancanza di un cenno anche fugace alla presenza di milioni di nativi americani e l’assenza di una seppur vaga differenziazione concettuale fra Stati Uniti e continente americano, trovo questa osservazione sufficientemente corretta.

Appare coerente anche l’analisi che nell’articolo segue prendendo piede da questa constatazione: gli Stati Uniti sono nati multiculturali e quindi, non senza scorni, il multiculturalismo è lì strutturale.

Certo, anche qui qualche distinguo lo farei, pensando alla diaspora africana.

Nel “Nuovo mondo” infatti arrivarono genti in condizioni di schiavitù che conservarono un ricordo delle loro radici culturali ma, sostanzialmente, vennero “deculturati”, diversamente da altre comunità, quelle dei coloni, che invece  mantennero in pieno le proprie specificità anzi – proprio in quanto “lontani dalla madrepatria” – le coltivarono.

Va bene, lasciamo stare, basti sapere che Sartori chiude la parte “teorica” con un cenno al melting pot e dell’American dream: in Europa non c’è nulla di simile e quindi dobbiamo lasciar perdere gli Stati Uniti come modello.

D’accordo, ora mi chiedo: conoscete qualcuno che propone gli Stati Uniti come modello di integrazione per l’Europa?

A me non risulta mentre a Sartori sì.

A lui risulta anche che:

Per la teoria-ideologia del multiculturalismo ogni cultura si dovrebbe separare dalle altre creando così «identità mono-culturali».

Mentre a me non sembra che sul pianeta vi siano teorie-ideologie simili se non quella del conflitto di civiltà.

Per favore aiutatemi, perché io sono limitato e su questo davvero potrei sbagliare.

Sartori: chi sono questi ideologi? Bush? Bin Laden? O chi altro? Due antropologi americani degli anni ’80?

Comunque il finale del pezzo sartoriano è, come purtroppo ormai accade spesso, molto confuso e anche discretamente paranoico.

Ne faccio un commento breve.

Per la teoria-ideologia del multiculturalismo ogni cultura si dovrebbe separare dalle altre creando così «identità mono-culturali». Pertanto questa soluzione produrrebbe ghetti davvero blindati che bloccherebbero qualsiasi integrazione.

Ok, allora abbattiamo questi ghetti. Noi non siamo multiculturalisti.

Ma quel che di fatto avviene negli insediamenti italiani (e anche nelle periferie parigine) è il caos multiculturale, l’ammucchiata di ogni sorta di estranei che sono anche estranei tra di loro.

Ok, allora costruiamo questi ghetti. Ma allora non saremmo multiculturalisti?

A Milano l’assassinato di via Padova era un egiziano (regolare), gli aggressori latino-americani di Santo Domingo. Ma nei quartieri conquistati dagli allogeni c’è di tutto, ivi inclusi molti africani e tutti— alla prima rissa— l’un contro l’altro armati.

Ma insomma Sartori: allora sei contro questi quartieri-miscuglio. Sei tu il multiculturalista!

Fa ridere, o piangere, che siffatte situazioni di disastrosa disgregazione sociale vengano acclamate come l’avvento di un glorioso futuro multietnico e multiculturale.

Ma chi sono questi acclamatori? Chi sono, Giovanni?

Ti appaiono in sogno la notte?

Li vedi passeggiare rasenti ai muri delle città?

O per caso hai la sindrome di Introvigne? Non sarai anche tu un anti-immigrazionista?

Sartori, la verità è che tu vedi lo zampino di ideologi-teorici del multiculturalismo in processi che noi non possiamo che definire “caotici” (non casuali, si badi bene) come il raccogliersi in Via Padova di genti immigrate provenienti da tutto il mondo.

E non capisci che in assenza di una amministrazione sana o in presenza di un’amministrazione negligente questi fenomeni generano problemi.

Invece di fare tutta questa monnezza teorica, perché – caro Sartori – non evochi l’impegno serio delle istituzioni e delle amministrazioni nella gestione di un fenomeno così strutturale come quello dell’immigrazione?

Ecco il finalone, su cui mi taccio:

Che fare? Il primo passo sarebbe di invitare i suddetti laudatori a trasferirsi in via Padova (dove tra l’altro, le case degli italiani sono in svendita: davvero un affare). Poi si potrà cominciare a ragionare.

Ultima considerazione: allogeno è una parola fascista e razzista, Sartori.

Ma già, è vero, in Italia vige ancora lo jus sanguinis.

Lorenzo DeclichLe destre e l'islamScomposte invettivegiovanni sartori,jus sanguinis,multiculturalismo,nuovo mondo,razzismo,via padova
Lo scorso 21 febbraio il Giovannone nazionale ha aggiunto un altro mattone al suo edificio teorico riguardante il tema 'noi e gli altri' (qui). Fedele alla linea del 'no al multiculturalismo' ci racconta che non possiamo prendere a modello il multiculturalismo degli Stati Uniti: Il Vecchio Mondo è da gran tempo...