Hijab (حِجَاب, traslitterato correttamente dall’arabo ḥiğāb) è un termine coranico che significa “cortina, schermo”, anche “tenda”.

Nel tempo, per motivi che non sto qui a spiegare,  è passato a indicare un indumento femminile musulmano che copre i capelli.

E’ un “velo” fra i tanti, anche se dal punto di vista dell’uso è il principale.

Sapere cos’è un hijab è  molto facile.

Ovunque, nella internet, se ne può reperire una descrizione.

Basta un minuto, o meno.

Certo, la internet va presa con le pinze e quindi è bene avere anche altre fonti.

Specialmente se si scrive per l’Agenzia Nazionale Stampa Associata, l’ANSA.

Perché una cosa sono i deliri sul web, le invettive su “Il Giornale”, le misinterpretazioni su “Il Corriere” o su “Repubblica”.

Un’altra cosa sono gli errori dell’ANSA.

Perché chi scrive per l’ANSA si assume una forte responsabilità.

Come recita Wikipedia, l’ANSA:

è una cooperativa di 36 soci editori dei principali quotidiani italiani ed ha lo scopo di raccogliere e trasmettere notizie sui principali avvenimenti italiani e mondiali.

Non parliamo di monnezza. Parliamo di una cosa seria. Di una fonte importantissima.

Quando nel 1990 mi presentai all’ANSA chiedendo un colloquio di lavoro e mi ritrovai a parlare col suo vicedirettore, lui mi disse: “hai studiato il mondo islamico, e questo è bello, ma non sperare che, qualora si aprisse la possibilità di un praticantato da noi, ti si mandi al Cairo. Tu al Cairo ci vai fra 10 anni almeno, se ci vai. Perché prima devi fare la gavetta. Devi partire dalla cronaca locale. Qui siamo giornalisti. E prima di tutto devi imparare a fare il giornalista”.

Il praticantato non si aprì mai, ma negli anni a seguire ebbi la possibilità di visitare le sedi dell’ANSA al Cairo e a Tokyo.

Lì c’erano dei giornalisti.

Delle persone che avevano i loro dossier sugli argomenti che coprivano.

Al Cairo mi mandarono a intervistare un Fratello Musulmano (che fra l’altro è stato messo in prigione recentemente).

A Tokyo mi coprirono di indirizzi, nomi, libri, reports. Mi fecero capire in che posto stavo.

Ma erano bei tempi, tempi andati, sembra.

Oggi un lancio ANSA può recitare tranquillamente:

Spagna: sospesa per hiyab a scuola (fonte)

Hiyab.  Cioè hijab scritto alla spagnola*.

Oggi una notizia dell’ANSA può recitare come segue (comprese le sgrammaticature):

MADRID, 20 APR – Suscita polemiche in Spagna il caso di una ragazza di 16 anni di origine marocchina sospesa indossava l’hiyab, il velo islamico. Accade a Madrid. La giovane, nata in Spagna da famiglia di immigrati dal Marocco, ha indossato il velo a scuola ed e’ stata sospesa in base al regolamento della scuola che vieta di entrare in classe con il capo coperto.Oggi altre cinque studentesse si sono presentate col capo coperto in classe. Possibile il trasferimento della ragazza in un’altra scuola.

Oggi questa notizia dell’ANSA può essere accompagnata dall’immagine di una ragazza in niqab, un velo che, mi da quasi i brividi ripeterlo ancora, ha caratteristiche completamente diverse dal hijab perché copre il viso oltre ai capelli.

Non so se vi rendete conto.

Se un’ANSA depista in questo modo i suoi lettori, cioè presumibilmente i giornalisti dei principali quotidiani italiani, l’Italia dell’informazione viene depistata.

C’è qualcosa che non va in questo paese.

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* Posso capire altri errori, mica sto qui a fare il purista. Ad esempio, la acca di hijab è dura, e quindi andrebbe trattata come una consonante, non come l’acca italiana, che non si pronuncia. Dunque si dovrebbe scrivere il hijab, non l’hijab. Diversa è la cosa per hiyab. Hiyab proprio non si può vedere. In italiano si legge proprio in un altro modo, è un’altra parola.

Lorenzo DeclichDoppio veloansa,hijab,informazione,islam,italia,niqab,spagna,velo
Hijab (حِجَاب, traslitterato correttamente dall'arabo ḥiğāb) è un termine coranico che significa 'cortina, schermo', anche 'tenda'. Nel tempo, per motivi che non sto qui a spiegare,  è passato a indicare un indumento femminile musulmano che copre i capelli. E' un 'velo' fra i tanti, anche se dal punto di vista dell'uso...