Figli di una Babele minore
In questi giorni vengono attivati primi domini in caratteri non latini.
Si parla di “nuova Babele”. Ma forse non lo è, anzi.
Da un punto di vista, è vero, si tratta di una “esplosione”.
Ma lo è per le macchine, non per gli uomini.
La capacità delle macchina di decodificare i caratteri non latini, infatti, rafforzerà le comunità linguistiche esistenti, non favorirà lo sviluppo di nuove lingue.
Inoltre dividerà alcune comunità di senso: chi, ad esempio, non sa scrivere in caratteri arabi non riuscirà facilmente a raggiungere siti che pure hanno sezioni in inglese. Questo è un vero peccato.
Il dover scrivere, in alcuni casi, solo in caratteri latini, ha portato con sé, nel mondo arabo, un interessante fenomeno.
Come molti sapranno la scrittura araba è consonantica, riporta le vocali in maniera imprecisa, è difettiva per molti versi.
Ciò ha determinato alla cosiddetta “diglossia” ovvero, brevemente: la lingua scritta ha una evoluzione diversa dalla lingua parlata perché una parola si scrive in un modo ma si può pronunciare in modi diversi.
La diglossia da una parte ha tenuto sommersi i dialetti, non permettendo un loro sviluppo in lingua letteraria, dall’altra ha permesso il mantenimento di un arabo “standard”, sovranazionale, abbastanza legato all’arabo classico.
La scrittura latina, invece, è analitica nella misura sufficiente a riportare con una buona approssimazione le sfumature della pronuncia.
Favorisce, anche, la fissazione di costrutti grammaticali dialettali che con difficioltà vengono resi attraverso la scrittura araba.
Descrive meglio, infine, le trasformazioni morfologiche che i dialetti arabi operano nei confronti dell’impianto dell’arabo “classico” o “standard”, tralasciando o mettendo in secondo piano il legame con le “radici verbali” delle parole (così come avviene per noi).
Ora. Le limitazioni “delle macchine” avevano prodotto, nel tempo, un’altra Babele, quella dei dialetti arabi.
Basta aprire una pagina di facebook in cui interagiscono comunità immigrate (ad esempio la Comunità Marocchina Italiana) per capire di cosa sto parlando.
La domanda è: continueranno gli arabi a scrivere e a scriversi in dialetto in caratteri latini? Riusciremo a vedere la nascita di quelle che in nuce sono nuove letterature, nuove lingue?
Che ne sarà di questa Babele minore, così piena di significato, in un mondo che si avvia a parlare in globish?
https://in30secondi.altervista.org/2010/05/07/figli-di-una-babele-minore/https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/05/babele.jpghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/05/babele-150x150.jpgIn 30 secondiarabi,arabo classico,arabo standard,dialetti arabi,diglossia,domini in arabo,globish,letteratura,letteratura araba,linguistica
Non lo so. I dialetti arabi sono abbastanza diversi dallo standard anche se scritti nell’alfabeto arabo, per cui, ammetto che l’alfabeto latino potrebbe favorire questa evoluzione (anzi, esiste un caso ben noto in cui questa cosa e’ effettivamente accaduta, e si tratta del maltese) ma non mi sembra che l’uso della scrittura consonantica, per parte sua, lo ostacoli uan volta avviato. Considera sempre che i dialetti arabi scritti in caratteri latini fanno un effetto decisamente “essemmessese”, anche per gli ovvi limiti fonetici del nostro alafabeto nel rendere la fonologia araba sia del classico che dei dialetti. E nessuna tastiera normalmente in commercio AL MONDO e’ attrezzata per le traslitterazioni scientifiche (seguono bestemmie e improperi irreferibili contro le madri di tutti i programmatori di tastiere, word processor e affini).
Sì, fa un po’ sms, però con l’uso dei numeri per i fonemi “strani” si superano alcuni problemi. Il maltese (come a suo tempo il turco, ma qui siamo in un altro contesto) è un’operazione “dall’alto”, questa no… Sostengo che le limitazioni della tastiera inglese (senza accenti) abbia determinato una elaborazione inedita, e valida, finalizzata a rendere la fonetica (dialettale) dell’arabo. Perdendo qualcosa ma guadagnando qualcos’altro. Mi sembra che il tutto abbia una sua dignità, mi dispiacerebbe se sparisse.
secondo me non sparirà. il dialetto, per sua natura, può essere scritto come ci pare e almeno in caratteri latini c’è una sorta di uniformità che in caratteri arabi vedo difficile da realizzare. è come un terreno neutro dove tutti gli arabofoni si trovano d’accordo.
Concordo con Jolanda, secondo me non sparira’. Sul resto mi fido di voi persone istruite :).
Comunque il caso del maltese, per il non molto che ne so, differisce da quello del turco (o dell’indonesiano, che e’ pero’ ancora diverso) proprio perche’ a Malta non fu un’operazione dall’alto.
La tastiera inglese senza accenti e’ qualcosa che odio con tutte le mie forze, con tutto me stesso, con tutto il mio essere e ancora non basta. Dal mio noioso e pedante punto di vista di studioso rompipalle, e’ il male assoluto senza remissione ne’ perdono. Li odio. Tutti. Tantissimo.
Vabbe’, mi fermo qui, che potrei fare una invettiva lunga e MOLTO offensiva su questo argomento, ma non e’ la sede.
Sull’uso dei numeri, certamente e’ interessante. Ma non basta,almeno per ora. Staremo a vedere.
premesso che non è la scrittura consonantica araba che ha portato alla diglossia, l’uso di caratteri latini per comunicare nei dialetti arabi (ma anche in arabo lassico o standard) mi è sempre parso qualcosa di assolutamente improprio e fuorviante.
Benvengano macchine in grado di scrivere in caratteri arabi anche gli indirizzi web e tutto quello che ne consegue. Da parte mia sono sicuro che gli arabi potranno utilizzare queste macchine sia per comunicare in fusha (lo scrivo così proprio per far capire di che problemi stiamo parlando) sia per comunicare in dialetto, come già accade con altri supporti.
Il problema è solo nostro, o per lo meno di chi non conosce l’alfabeto (e la lingua e i dialetti) arabo.
D
@falecius. Sono con te. Sono diverse centinaia di migliaia di anni che noi si combatte contro tastiere e decodifiche riottose. Senza contare le fluttuazioni delle trascrizioni (non traslitterazioni) nel tempo, gli anglismi, i francesismi, le incertezze degli italiani nell’usare trascrizioni all’inglese o alla francese… questo è un campo sterminato su cui il caro DARM AVEVA PROMESSO diversi POST…
@Darm. Spiegaci il “premesso”… ne discutiamo.
semplicemente mi sembrava non corretto dire che fosse la scrittura difettiva ad aver “determinato alla cosiddetta diglossia”: la diglossia è un fenomeno, per certi versi simile al bilinguismo, che riguarda i parlanti arabi che gestiscono due livelli linguistici diversi (classico e dialettale, o letterario e colloquiale) in contesti diversi. Potrebbe essere anche indipendente dalla e precedente alla scrittura (e secondo una mia teoria lo sarebbe). Diciamo che la scrittura consonantica ha aiutato la “gestione” della diglossia da parte degli arabi — che si sentivano liberi di leggere il classico secondo la loro pronuncia dialettale — ma come sai i dialetti si distinguono dal classico non solo per la pronuncia, ma anche per morfologia e sintassi (e qui la scrittura non aiuta più). Avrai senz’altro visto come gli arabi, di recente, scrivono in dialetto: non è possibile leggerlo “alla classica”.
Diverso è il caso del livello intermedio, ma qui si rischia di essere davvero pedanti.
D
PS. per il posto sui nomi, ora mi ci metto :)