Dal Carnagie Endowement for international peace arriva uno studio sull’AQMI, ovvero al-Qaida nel Maghreb Islamico (vedi quanto ho scritto qui).

Vi si conferma la parcellizzazione dell’organizzazione “madre” e vi si osserva la scarsa rilevanza intellettuale dei suoi affiliati africani, oltre a una sorta di “ethnic divide” all’interno del brand “al-Qaida” secondo cui il Sahel in generale sarebbe sì luogo di arruolamento di terroristi, ma questi nuovi affiliati sarebbero destinati a ricoprire ruoli secondari nell’organizzazione “centrale”.

Una “periferia”, dunque, in cui ciò che più colpisce è la “criminazione” della struttura, un processo per cui questi terroristi preferiscono sempre più “controllare territori” e stringere patti con organizzazioni criminali non ideologizzate nell’una o nell’altra direzione (in questo quadro possiamo leggere il recente “sequestro Cicala“), perdendo progressivamente il loro appeal politico (già di scarso peso).

Non dei Banu Hilal contemporanei, dunque, ma una semplice banda di predoni.

https://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/06/cicala_rapito-400x300.jpghttps://in30secondi.altervista.org/wp-content/uploads/2010/06/cicala_rapito-400x300-150x150.jpgLorenzo DeclichIn 30 secondial-qaida,al-qaida nel maghreb Islamico,maghreb,sahel,terrorismo
Dal Carnagie Endowement for international peace arriva uno studio sull'AQMI, ovvero al-Qaida nel Maghreb Islamico (vedi quanto ho scritto qui). Vi si conferma la parcellizzazione dell'organizzazione 'madre' e vi si osserva la scarsa rilevanza intellettuale dei suoi affiliati africani, oltre a una sorta di 'ethnic divide' all'interno del brand 'al-Qaida'...