Souad Sbai torna a parlare di “aggravanti culturali” nella comminazione di pene in campo penale.

Lo fa in seguito alla sentenza che ha giustamente punito il padre di Sanaa Dafani con l’ergastolo per aver ucciso (con brutale violenza) la figlia:

ritengo che sia giunto il momento di fare in modo, come ho proposto recentemente, che non sia possibile riconoscere attenuanti di tipo culturale, etnico o religioso, che minano il concetto stesso di diritto positivo maturato dopo anni di battaglie per la conquista dei diritti inalienabili dell’essere umano codificati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, universale perché corrispondente all’universo mondo!

Dobbiamo invece lavorare affinché nel nostro ordinamento venga introdotta la fattispecie di aggravante culturale in base alla quale, se un delitto venga commesso in nome dell’obbedienza a tradizioni, usanze e regole inaccettabili, esso non solo debba essere in un certo qual modo compreso, ma la pena prevista debba essere appesantita nel rispetto dell’universalità sancita a New York nel 1948! (fonte)

Mi tocca ripeterlo:

  1. le attenuanti culturali e religiose non sono contemplate in campo penale;
  2. il concetto di “aggravante culturale” non ha senso ed è foriero di fascismi allarmanti;
  3. la Legge italiana va benissimo così com’è: bisogna solo applicarla bene.

Conclusione: essere un “musulmano moderato” estremo genera mostri.

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Souad Sbai torna a parlare di 'aggravanti culturali' nella comminazione di pene in campo penale. Lo fa in seguito alla sentenza che ha giustamente punito il padre di Sanaa Dafani con l'ergastolo per aver ucciso (con brutale violenza) la figlia: ritengo che sia giunto il momento di fare in modo,...