I ragazzi in Uganda
Secondo la stampa italiana e internazionale il mondiali erano a rischio attentati di al-Qaida.
Prima al-Qaida-Maghreb avrebbe minacciato Italia, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti (qui).
Poi al-Qaida-Iraq avrebbe minacciato Olanda e Danimarca (qui)
L’Occidente era minacciato, uh che paura.
Ma le cose sono andate diversamente.
Le minacce di al-Qaida all’Occidente erano bufale.
Ai mondiali non è successo niente.
Nemmeno un misero arresto di sospetti alqaidisti, niente.
Solo ‘ste vuvuzelas che ululavano.
Ma mentre qui dimenticavamo le oscure e terribili minacce, in Uganda un fenotipo di al-Qaida, Shebab (“gioventù” in arabo), faceva decine di morti.
Nessun allarme preventivo, solo puro terrorismo: poiché le truppe ugandesi fanno parte del contingente dell’Unione africana incaricato di proteggere il fragilissimo e ininfluente governo somalo, i “ragazzi” ammazzano degli ugandesi qualunque mentre guardano la finale dei mondiali (vedi qui un buon articolo).
Niente di strano, quasi banale: la strage era annunciata.
Peccato che nessuno riconoscesse la minaccia come tale.
Non sarà ora di togliersi il paraocchi? Di smetterla di fare le cose facili?
Un esempio: invece di dare retta a Ida Magli (Da detenuti a soldati del jihad, ora in cella l’islam fa paura) o a Fausto Biloslavo (Un convertito su 5 diventa una recluta) leggete L’islam in carcere: l’esperienza religiosa dei giovani musulmani nelle prigioni italiane di Mohammed K. Rhazzali.
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