Stavolta non ci casco.

L’altr’anno mi avevano minacciato di querela per ciò che andavo dicendo sulle hostess (pagate, o sottopagate o nonpagate) di Gheddafi.

Quindi su quel fronte starò zitto, anche perché l’antagonista del match fra maschioni mediterranei, ovvero zio Berluska, in questi giorni non veste l’abito del puttaniere.

Rilevo però che quest’anno alcune hostess si sono convertite all’islam in seguito alle “lezioni” gheddafiane.

E dunque mi sorge dall’intimo una domanda: che autorità ha Gheddafi sul piano religioso?

La risposta è: nessuna.

Quale autorevolezza? Quale influenza? Zero (a un certo punto, quest’anno, ha dichiarato un jihad contro la Svizzera a cui alcuni hanno creduto così poco da doversi poi scusare – tipo: scusate se questo jihad di Gheddafi ci sembrava una cazzata…).

La domanda seguente è: Gheddafi è un imam-fai-da-te? Uno di quelli che tanto terrorizzano la destra italiana? Quelle persone per eliminare le quali Maroni ha fatto il suo islamofobo “Comitato per l’Islam Italiano“?

La risposta è: “Sì. Gheddafi è un imam fai-da-te” che registra conversioni senza averne l’autorità.

Povere ragazze, farsi convertire da un ciarlatano…

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p.s. qualcosa cambia, però, quest’anno.

L’imbarazzo è molto maggiore, anche perché Gheddafi qui viene a festeggiare il secondo anniversario della firma del trattato di amicizia Italia-Libia, non il primo.

E qualcuno, legittimamente, si chiede se ‘sta tenda beduina a Villa Pamphili ce la dovremo sorbire anche l’anno prossimo e quello dopo ancora.

Se i romani come me dovranno, oltre alle autoblu endemiche, agli smargiassi di ogni genere che convergono nella capitale, alla chiusura del centro 1 giorno su 2 per manifestazioni, eventi istituzionali, berlusconate, alemmaniadi etc. etc., beccarsi ogni maledetto fine agosto anche il cazzo di elicottero gheddafiano che sorvola la città (andata, ritorno e controfagotto di velivoli della sicurezza) per andare a posare il dittatore giusto sopra al bar dove berrà il cappuccino. O magari la carica dei cavalli berberi. O chissà quale altro pusillanime esotismo del quale il nostro Berluska sembra andar pazzo.

Il rischio è forte perché l’amicizia di Berlusconi con Gheddafi, come è noto ormai a tutti, è principalmente un fatto di soldi, quindi è una cosa solida. E come ogni amico di Berlusconi che si rispetti (vedi Putin e il suo lettone), Gheddafi può venire qui da noi a fare quello che cazzo vuole.

La Lega ha poco da sbraitare sulla sloganistica pro-islam del Macho di Tripoli: come tutti ben sanno, i leghisti sono contro Gheddafi più in quanto banchiere, che non in quanto (improbabile) “islamizzatore dell’Europa”.

Secondo loro Gheddafi dovrebbe stare zitto, mettere i soldi in imprese italiane, e magari darne un po’ anche a loro, ma sottobanco, come fece con Haider.

E intanto eliminare dal pianeta, o perlomeno dallo sguardo dei media, quegli scomodi eritrei che l’Italia caccia via a pedate fra gli applausi del simpatico ministro degli interni leghista.

Un atteggiamento ipocrita, tipico di nazisti e cripto-nazisti.

Ecco la cesura lega-berlusca: il secondo vince le elezioni senza dover essere coerente con un’idea, per quanto bislacca.

Intanto giornali si riempiono della parola “realpolitik” e a me viene il vomito.

Leggete la rubrica “Lybian party” e capirete perché.

Lorenzo DeclichLibyan partyescort,hostess,islam,italia,jihad,lega,libia,moammar gheddafi,roberto maroni,silvio berlusconi
Stavolta non ci casco. L'altr'anno mi avevano minacciato di querela per ciò che andavo dicendo sulle hostess (pagate, o sottopagate o nonpagate) di Gheddafi. Quindi su quel fronte starò zitto, anche perché l'antagonista del match fra maschioni mediterranei, ovvero zio Berluska, in questi giorni non veste l'abito del puttaniere. Rilevo però che...