Parlare di islam in Italia ignorando controjihadisti e nazi-leghisti non è facile.

Urlano forte, generano rumore di fondo, mandano invettive e improperi smodati, la qual cosa rende faticosa l’operazione di non applicarsi a un muro contro muro che non serve a niente se non a gonfiare i loro petti.

Sulla questione della moschea di Milano e delle dichiarazioni di Tettamanzi in proposito si è scatenato il solito vespaio.

Come seguendo un riflesso condizionato leghisti e destrorsi di ogni risma, in virtù del fatto che – ormai è ovvio – facendo gli islamofobi si guadagnano anime, si sono avventati contro Tettamanzi.

Maroni, l’ammazzaeritrei amico di Gheddafi, dice di essere un Ministro degli interni, non un costruttore di moschee.

A lui, è bene sottolinearlo, non si chiede di entrare nel businnes, bensì si esercitare le proprie prerogative per non negare il diritto, sancito dalla nostra Costituzione, di professare la propria religione.

E se altri leghisti esortano Tettamanzi a costruire la moschea nella propria curia, La Russa manda a memoria il ritornello – ormai ben installato a livello hardware nella destra italiana grazie alla cara Oriana, a Cristiano Allam e ai suoi seguaci, che dice: “nelle moschee ci sono i terroristi”.

La qual cosa fa ridere, o piangere a seconda delle sensibilità (io faccio tutte e due). Per questi decerebrati non costruire moschee (ufficiali, pubbliche, non scantinati o capannoni) elimina il problema dell’estremismo.  E’ come se per eliminare i talebani bandissimo i turbanti.

E mentre uno Zaia, Duce del Veneto, si affretta a salire sul carro dei “no-moschea” dicendo cose come “prima di parlare di moschee in Veneto bisogna parlare di rispetto” (non pensa proprio al fatto che il rispetto lo manca lui, con questa frase) arriva qualcuno, nello specifico il Vicesindaco di Milano De Corato che propone la ricetta populista ormai di modissima dalle nostre parti: facciamo un referendum fra i milanesi.

Un Edo Ronchi si associa alla proposta e il piatto è servito: un diritto costituzionale diventa oggetto di referendum consultivo.

E’ come se si chiedesse agli italiani se vogliono cacciare i rumeni dall’Italia: che #*òòP di referendum è?

E fra l’altro mi ricorda un po’ la storia di Cristo e Barabba: chi volete libero?

Ma con una differenza: Pilato fece “il referendum” allo scopo di “lavarsene le mani”, questi abominevoli politucoli, invece, sanno come andrà a finire e ci speculano sopra.

Proprio io devo spiegar loro l’ABC delle “radici cristiane dell’Europa”?

Per il resto, se non volete leggere una invettiva come questa ma un ragionamento sulla vicenda – certamente opinabile ma sensato, documentato e ragionato –  vi consiglio Zmagria (Prima della moschea facciamo i musulmani) che conlude così:

Ma c’è un altro problema. Tutto interno alla comunità islamica, questa volta. L’idea di una moschea unificatrice è ambiziosa ma è anche lontana e improbabile, proprio perché la stessa comunità è frammentata non solo per comunità di origine di appartenenza ma anche per le varie interpretazioni che dell’islam ne fanno i fedeli musulmani al di fuori dal paese d’origine. Qui c’è una reislamizazzione da cui consegue una frammentazione della comunità. Ciò spiega la presenza a Milano di 4 fondamentali luoghi di culto, oltre a quelli piccoli ovviamente. Che si traducono con differenti linee di pensiero. La Moschea di Segrate, quella di viale Jenner, di Via Padova, e la Coreis.

Ciascuna ha la sua specificità, e i suoi interlocutori. Difficile che tutte vogliano lasciare il proprio Minbar (il pulpito) e sedersi in un’unica sala di preghiera. Meglio invece dare loro gli strumenti per poter rendere i propri luoghi di culto dignitosi per la comunità che accolgono. Riconoscendoli nella trasparenza e nella legalità.

Perché la moschea qui, e lo sa bene chi la gestisce, non è solo idee e fede, è soprattutto soldi e potere. Per il futuro che ci attende ed è difficile che gli “emiri” vogliano lasciare la poltrona.

Morale della favola?

Facile.

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* vedi qui per le fonti di questo post.

Lorenzo DeclichLe destre e l'islamMille moscheeScomposte invettiveislam,italia,milano,moschea
Parlare di islam in Italia ignorando controjihadisti e nazi-leghisti non è facile. Urlano forte, generano rumore di fondo, mandano invettive e improperi smodati, la qual cosa rende faticosa l'operazione di non applicarsi a un muro contro muro che non serve a niente se non a gonfiare i loro petti. Sulla questione...