Mentre il solito Meotti ripete per la miliardesima volta la favola dell’invasione islamica dell’Europa (vedi anche Eurabia), incastonando dentro al suo delirio alcune dichiarazioni (di seconda mano) di Piero Gheddo (ecco l’originale),  e le panzane (datate gennaio scorso) dell’arcivescovo di Praga, Qantara.de, un sito tedesco di “dialogo con il mondo islamico”, pubblica un’interessante intervista a Hamid Dabashi, della Columbia University, sull’islam in Europa.

Dabashi per prima cosa pone una critica molto fondata a Tariq Ramadan e già questa è una novità, perché solitamente gli attacchi a Tariq Ramadan non sono fondati su una critica al suo pensiero ma sul suo presunto celato radicalismo quasi-nazista (vedi un Paul Berman in The flight of intellectuals, vedi anche qui).

Secondo Dabashi, Ramadan ha un problema, quello di “ridefinire” l’islam nell’era delle migrazioni e della globalizzazione:

My problem with Tariq Ramadan is that he thinks he can fiat things, he thinks if he just writes it, it will happen. Islam, by virtue of European Muslims, has to contend with other European moral, intellectual, imaginative, and political forces. The difference between someone like me and Tariq Ramadan is that I don’t think of Islam, I think of Muslims. Muslims have precedent. Islam is an abstraction.

In altre parole: l’islam in Europa lo fanno, lo faranno, i musulmani che vivono in Europa, non gli accademici che ne discutono:

So forget about Europe for now – if you go to India and go to Saudi Arabia and go to Morocco and go to China you have four different kinds of Islam. Islam is not quintessential. It is a sacred language spoken in different dialects by people living different lives. So by the same logic when Muslims come to Europe, they will redefine Islam. And there is nobody on planet earth who can tell them, what you’re doing is not Islamic, you’re losing your religion. The successive generations will redefine Islam.

Che, detta in italiano, suona (con qualche licenza poetica):

Mettiamo un attimo da parte l’Europa. Se vai in India e poi in Arabia Saudita, in Marocco o in Cina trovi tipi differenti di islam. L’islam non è “quintessenziale”. E’ un linguaggio sacro parlato in dialetti diversi da genti che vivono situazioni diverse. Quindi, usando la stessa logica, i musulmani che vengono in Europa ridefiniranno l’islam. E non c’è nessuno sul pianeta terra che potrà dir loro “ciò che stai facendo non è islamico, stai abbandonando la vera religione”.

Questa è, semplificata e portata nel campo della sociologia e della politica, la famosa (per gli addetti ai lavori) e preziosa critica all'”essenzialismo” (vedi qui, e grazie Melone per intercettare sempre buoni pezzi) che tanto dovrebbe essere diffusa e praticata a partire dagli accademici per finire ai giornalisti (almeno quelli di settore).

Lorenzo DeclichNumeri e favoleeuropa,giulio meotti,hamid dabashi,il foglio,islam,tariq ramadan
Mentre il solito Meotti ripete per la miliardesima volta la favola dell'invasione islamica dell'Europa (vedi anche Eurabia), incastonando dentro al suo delirio alcune dichiarazioni (di seconda mano) di Piero Gheddo (ecco l'originale),  e le panzane (datate gennaio scorso) dell'arcivescovo di Praga, Qantara.de, un sito tedesco di 'dialogo con il...