Nel titolo di questo post riporto l’articolo 1 della cosiddetta “legge sul burqa” approvata ieri dal senato francese (testo) e in attesa di essere vistata dalla Corte costituzionale (cosa non scontata).

Ovviamente c’è chi dice “finalmente”.

C’è un radiogiornale nazionale (qui) che apre con un vergognoso: “Il giorno del burqa. Falso allarme bomba alla Tour Eiffel, mentre entra in vigore in Francia la legge che vieta il velo islamico integrale nei luoghi pubblici”, collegando i tag “terrorismo” e “burqa”.

C’è anche chi, come Mara Carfagna, dice più o meno: “anche se in Italia non c’è un’emergenza burqa sarebbe il caso di prendere esempio dalla Francia” (qui).

Tutta monnezza. Mettiamo in chiaro che la “legge antiburqa” francese NON fa mai riferimento a indumenti di tradizione islamica, né all’islam (leggere per credere) e che noi abbiamo un articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152 che contiene una disposizione molto simile, e ampiamente emendabile, a quella che si ritrova nell’articolo 1 della legge francese:

E’ vietato prendere parte a pubbliche manifestazioni, svolgentisi in luogo pubblico o aperto al pubblico, facendo uso di caschi protettivi o con il volto in tutto o in parte coperto mediante l’impiego di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.

Il contravventore è punito con l’arresto da uno a sei mesi e con l’ammenda da lire cinquantamila a lire duecentomila.

In buona sostanza: noi abbiamo già, quasi, una legge antiburqa alla francese.

La questione, dunque, è su come emendarla.

Per emendarla alla francese non dovremmo far altro che dichiarare “Nul ne peut, dans l’espace public, porter une tenue destinée à dissimuler son visage” (suggerisco di mantenerlo in lingua originale) e introdurre ammende proporzionate (la legge francese prevede una multa di 130 euro a chi “dissimula il viso” ma, cosa decisamente più importante, il carcere per chi obbliga alla dissimulazione. La legge italiana una multa e il carcere per chi dissimula)

Il problema vero, cari, è che tutte le proposte di parlamentari italiani (di tutti i colori) volte ad emendare l’articolo 5 della legge del ’75 n. 152 (in questa tabella) introducono espressioni come “islam”, “burqa”, “religioso” o “etnico-culturale”.

Sta qui la differenza sostanziale. E anche il malinteso.

Chi dice “finalmente” ci pensi, almeno per un attimo.

Ultima nota. A Carnevale la legge francese fa una deroga, così come quella belga di futura approvazione.

La cosa non è secondaria, almeno per chi – come me – auspicherebbe maggiori approfondimenti sul piano culturale.

A questo riguardo vi invito alla lettura di questi post:

  1. Il virus di Carnevale;
  2. Camouflage e islam.
Lorenzo DeclichDoppio velobelgio,burqa,euroa,francia,hijab,islam,italia,niqab,velo
Nel titolo di questo post riporto l'articolo 1 della cosiddetta 'legge sul burqa' approvata ieri dal senato francese (testo) e in attesa di essere vistata dalla Corte costituzionale (cosa non scontata). Ovviamente c'è chi dice 'finalmente'. C'è un radiogiornale nazionale (qui) che apre con un vergognoso: 'Il giorno del burqa. ...