Questo blog ha una categoria di post intitolata “Lybian party“. Il suo scopo è  far luce su una delle aree di contraddizione e di ipocrisia più evidenti della politica estera italiana: il rapporto con la Libia.

Più deficiente, lo ammetto, è in questo blog l’analisi sul secondo e “non detto” della politica estera italiana: il rapporto con l’Iran.

In questo post accennavo agli interessi italiani laggiù.

E non ho mancato di notare l’atteggiamento mellifluo e ambiguo di Frattini, il capo della nostra businness-diplomacy, nel caso Sakineh (qui un esempio), spia del fatto che quando in Italia si fanno dichiarazioni sull’Iran i recettori di queste dichiarazioni sono anche quelli che con l’Iran ci fanno affari.

Ora trovo questo articolo di Ynet che, basandosi su dati dell’Istat, denuncia un raddoppio delle importazioni dall’Iran quest’anno.

E, ovviamente, chiama in causa i due super-amici di Israele: Berlusconi e Frattini:

While Berlusconi and Italian Foreign Minister Franco Frattini declared they understand the need to undermine Iran’s ability to develop nuclear weapons, their government’s policy appears to encourage trade relations with Tehran, helping solidify the Ayatollah regime.

E ancora:

Earlier reports suggest that Italian firms supported the Iranian army.

E infine:

The CEO of Italy’s ENI energy provider was summoned to the US State Department earlier this year in order to explain the enormous scope of trade between the two countries. The issue has been discussed for the last four years and continues to be a source of concern despite UN sanctions on Iran, Italian promises to the US administration and Berlusconi’s visit in Israel.

Ovvio il disappunto di Gideon Meir, ambasciatore di Israele in Italia, che ne parla in diplomatichese con il Riformista.

Lorenzo DeclichIn 30 secondibilancia commerciale,franco frattini,Gideon Meir,iran,israele,silvio berlusconi
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