Nussuna nuova notizia in questo post, solo giustapposizioni.

“Africa is growing in military, strategic and economic importance in global affairs.”

Se questa è una verità ovvia (palesata in questo modo anche da esperti militari americani qui) non c’è da maravigliarsi dell’acuirsi dei conflitti africani negli ultimi anni.
Ai cronici e inestirpabili conflitti regionali o interni-e-o-post-coloniali, la globalizzazione economica ha aggiunto un pizzico di risiko in più, e la retorica della “guerra globale al terrorismo” e dello “scontro fra civiltà” guarniscono come glassa una torta di cui molti aspirano ad accaparrarsi la fetta più grande.
Dunque nello scenario africano si moltiplicano le infiltrazioni esterne di ogni tipo. In una specie di tutti contro tutti. (Sottolineato, perché, si rammenti, non si tratta di conflitti a sfondo religioso)

Ma poteva mancare fra queste la mano del brand militare-ideologico-terrorista più noto al mondo?
Ovviamente no. Dal gennaio 2007 infatti, in seguito a una ristrutturazione-fusione in classico stile “Via del Muro”, la multinazionale al-Qa`ida ha incorporato le “municipalizzate” salafite del Nordafrica ex-francese, creando il marchio glocal Al-Qaida nei Paesi del Maghreb Islamico.
I media se ne accorgono più o meno subito: “la Repubblica” cita per la prima volta questo marchio l’11 aprile 2007, in occasione di un triplice attentato ad Algeri.

Ma la risposta statunitense è tempestiva.
Viene costituito l’Africom (US Africa Command). Nulla di inconsueto in realtà: gli USA hanno un com per ogni continente.
Si tratta di un “quartier generale militare” volto a “perseguire [in Africa] un ambiente più stabile nel quale si possa avere una crescita politica ed economica”*.
Dotato di un contingente di marines, più che interventi bellici studia la situazione e si attiva in cooperazione con alcuni governi (teoricamente tutti gli stati africani eccetto l’Egitto) per contrastare i fattori di instabilità nel continente.
Detta così sembra aria fritta, ma qualche sostanza c’è.

Tralasciamo l’odissea della sede. Ad alcuni pareva naturale trovare una sede africana per questo “commando”, e fra i paesi papabili (Liberia, Etiopia, Ghana, Tanzania, Botswana…) vi è stato un fugace momento in cui si è pensato anche al Marocco. Fugace, perché per non offendere troppo gli africani, e, pare, anche in seguito alle proteste di al-Qaida si sia deciso di lasciare la sede a Stoccarda (Germania). In coordinamento con altre basi americane in Europa, fra cui anche quelle di Aviano e Napoli (Italia).
Strano? No, si sa che nell’era di internet le guerre si combattono in poltrona…

Concentriamoci invece sulla tempistica.
Perché l’idea di un comando/commando “USA for Africa” che riunisca le varie task force americane per concentrarle sul continente pare che a sia venuta a D.Rumsfeld già agli inizi del 2006. E che con l’approvazione di G.W.Bush nel giro di un anno la cosa sia diventata operativa.

Per contro i gruppi salafiti maghrebini nel 2006 erano in crisi e a marzo uno dei suoi leader avrebbe addirittura invitato i suoi a cedere le armi e accettare l’amnistia offerta dal governo algerino (fonte: Reuters, citata in wikipedia). A quel punto, nel settembre dello stesso anno giunge il comunicato dell’AD di al-Qa`ida-global-inc in cui si mostra l’interesse ad acquistare le azioni in caduta del Gruppo Salafita per la Predicazione e la Lotta.

L’operazione, come si è detto si compie nel gennaio 2007. E da allora le attività di questo nuovo gruppo aumentano sensibilmente con rapimenti, minacce, spionaggi e controspionaggi (vedi qui e qui in questo blog).

Di pari passo con l’attività degli altri commandos africanos che operano sul continente.
Attività che invece di garantire la stabilità sortiscono l’effetto opposto.

D

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*Così risponde il sito Africom a una delle domande frequentemente rivoltegli. Notare che l’estensione del sito è .mil[itary], ma il sito funziona piuttosto da finestra comunicativa.
A un’altra domanda frequente, cioè se Africom sia uno sforzo da parte USA per procurarsi un accesso alle risorse naturali o se sia una risposta alle attività cinesi in Africa, la risposta è un categorico “no”.
Salvo poi aggiungere la precisazione con la quale si è aperto questo post.
Altra webliografia su Africom (in italiano):
http://riflessioniglobali.blogspot.com/2010/01/lafricom-corre-verso-lafrica-fra.html
http://byebyeunclesam.wordpress.com/2009/10/30/africom-avanza-a-grandi-passi/

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Nussuna nuova notizia in questo post, solo giustapposizioni. 'Africa is growing in military, strategic and economic importance in global affairs.' Se questa è una verità ovvia (palesata in questo modo anche da esperti militari americani qui) non c'è da maravigliarsi dell'acuirsi dei conflitti africani negli ultimi anni. Ai cronici e inestirpabili conflitti...