Leggo che i soldi dei contribuenti verranno dilapidati (l’operazione costerà se ho capito bene cinque milioni e settencentomila euro, in gran parte presumo provenienti da quella odiosa gabella di tenore feudale che risponde al nome di canone RAI) per un film sulla battaglia di Kahlenberg, meglio nota come battaglia di Vienna.

La quale dovrebbe rappresentare la causa dell’attentato alle Twin Towers. La battaglia, combattuta nel settembre del 1683, non fu ovviamente una battaglia tra “l’Islam” e l’ “Occidente” (i quali come tutte le entità astratte difficilmente dispongono di eserciti) bensì tra l’Impero Ottomano (indubbiamente governato da musulmani) e una alleanza tra il Sacro Romano Impero (il cui nome la dice lunga sulle pretese religiose) ed il regno (che in realtà si chiamava “repubblica”) di Polonia-Lituania.

Leggo da qualche parte che in quella battaglia gli Ottomani sarebbero arrivati “alle porte dell’Europa”.

La battaglia si svolse, ricordiamo, nei pressi di Vienna, che notoriamente è in Austria. Come possa l’Austria trovarsi “alle porte dell’Europa” è mistero dei più grandi e incomprensibili, al pari di altre radici cristiane quali la transunstanziazione e la Trinità.

Chi ha elaborato una simile espressione deve avere una opinione dei confini dell’Europa assai diversa da quella di un libro di geografia per le elementari. Ma lasciamo perdere.

Per una trattazione più dettagliata della questione “confini dell’Europa” rimando ad un mio articolo accademico di prossima pubblicazione (e di cui questo blog provvederà a dare notizia).

Quel che mi interessa sottolineare qui è che l’esercito che salvò “l’Europa” o più modestamente l’Austria dalla conquista ottomana era essenzialmente l’esercito del re della Repubblica di Polonia-Lituania, Jan Sobieski. Non importa discutere perché mai una repubblica avesse un re, fidatevi e basta.

In questo esercito prestavano servizio ovviamente dei polacchi, dei lituani e dei membri delle altre etnie della Repubblica polacca, come ucraini, bielorussi, tedeschi, lettoni, e via dicendo.

Tra queste etnie si trova quella dei Tatari Lipka (“Lipka” vuol dire “lituano” in turco, credo), o Leituvos Totoriu in lituano.

Questo popolo esiste ancora (si veda qui per alcune informazioni recenti) e vive nei territori che componevano la Repubblica polacca, in particolare nell’attuale Bielorussia.

In Lituania hanno una vita culturale molto attiva. Parlano bielorusso, lituano o polacco a seconda di dove abitano, ma in origine dovevano parlare un lingua simile al turco.

Vivono nei territori dell’antico Granducato di Lituania dai tempi del Granduca Vytautas il Grande (chiamato Witold in polacco) che alla fine del Quattrodicesimo secolo li invitò a stabilirsi nel suo dominio, che all’epoca si estendeva dal Baltico fin quasi al Mar Nero.

Una parte di loro credo discenda da prigionieri catturati dai lituani nelle loro guerre contro il Khanato tataro dell’Orda d’Oro, situato più ad est nell’attuale sudest della Russia.

I più svegli tra voi devono avere già intuito qual’è il punto coi Tatari di Lituania.

Sono musulmani.

Questo fatto non costituiva minimamente un problema per i granduchi cattolici della Lituania, né per i re cattolici della Polonia, e neppure per la maggior dei loro sudditi cattolici, greco-ortodossi, greco-cattolici, luterani, calvinisti, unitariani, ebrei rabbaniti o caraiti che fossero.

Nel sedicesimo secolo la Polonia-Lituania era il paese più tollerante d’Europa assieme all’Impero Ottomano, tanto da consentire lo sviluppo della chiesa unitariana, ispirata dagli insegnamenti dell’eretico italiano Sozzini. Gli unitariani negavano la Trinità, e se c’era una cosa che metteva d’accordo cattolici, luterani, anglicani e calvinisti era perseguitare loro e gli anabattisti.

I re polacchi se ne sbatterono bellamente fino alla fine del Cinquecento, quando una intricatissima contesa dinastica con la Svezia non cominciò a porre in questione il conflitto politico con gli eretici (luterani) del Nord, proprio mentre i gesuiti lanciavano la grande offensiva della Controriforma.

La pacchia era finita. La Polonia e la Lituania rimasero cattoliche, e sebbene i protestanti fossero sempre tollerati più che nella maggior parte del resto d’Europa, il cattolicesimo diventò un fattore polemicamente distintivo dell’identità nazionale, come è ancora oggi, in opposizione ai protestanti svedesi e ai russi ortodossi.

Da tutto questo ebrei e musulmani sarebbero stati toccati soltanto dopo, quando i disastri politici e militari della doppia invasione russa e svedese nella Prima Grande Guerra Nordica ebbero ulteriormente acuito quel sentimento.

I re polacchi continuarono a usare i Tatari per quello che i loro antenati erano stati chiamati a fare: tra cui, fornire cavalleria per l’esercito della Repubblica. E per un certo tempo continuarono a concedergli la libertà di culto musulmano, nel cuore dell’Europa cattolica, anche durante le guerre contro l’Impero Ottomano. Le libertà di cui godevano i Tatari furono gradualmente ridotte, causando una ribellione nel corso del Seicento.

Ma anche dopo di questa, Jan Sobieski non ebbe nessun dubbio (credo) e nessun problema ad impiegare soldati musulmani sudditi del suo paese nella difesa di Vienna contro gli Ottomani.

Io credo che questa sia la cosa più interessante che si possa dire, oggi, sull’Assedio di Vienna e su chi salvò l’ “Europa”.

[questo post è apparso sul blog di Falecius] faleciusPer la precisione1683,assedio di vienna,conflitto di civiltà,europa,islam,lega santa,marco da aviano,rai fiction
Leggo che i soldi dei contribuenti verranno dilapidati (l'operazione costerà se ho capito bene cinque milioni e settencentomila euro, in gran parte presumo provenienti da quella odiosa gabella di tenore feudale che risponde al nome di canone RAI) per un film sulla battaglia di Kahlenberg,...