In risposta al mio post di sabato dal titolo “L’Uttar Pradesh alla prova del fuoco” Mizam, uno dei più assidui lettori di questo blog ed eminenza grigia di questo post, critica con pervicacia alcune affermazioni della scheda di Agenzia Fides sulla vicenda di Ayodhya che avevo citato per intero.

Ne risulta una non ovvia constatazione – le vittime sono quasi integralmente musulmani – e un monito: l’etichetta “scontro interreligioso” può mascherare la realtà ben più terribile di una “pulizia etnica”.

Ecco il commento:

No. L’ Agenzia Fides sarà anche in bona fides, ma a un malizioso può anche venire il sospetto che (tanto per cambiare, a partire dal dominio britannico) si tenda sottilmente a far passare il concetto delle opposte e speculari ferocie hindu-musulmane. Mi rifersico al “dettaglio”:

“La tensione latente esplode quando, il 26 febbraio 2002, un treno carico di “volontari del Dio Rama” viene assalito da militanti islamici nella stazione di Ghodra, in Gujarat. Si scatenano nuove violenze interreligiose, con oltre 700 morti.”

Sull’episodio si può vedere la sintesi di un documentato articolo di Michelguglielmo Torri qui.

Dove giustamente non si parla di “nuove violenze interreligiose”, ma di vera e propria pulizia etnica organizzata, e della peggior specie, a danno esclusivo dei musulmani.

Per esempio:

“…Uccisioni e distruzioni hanno continuato a verificarsi e, di fatto, non sono mai cessate del tutto. Le fonti ufficiali parlano di circa 1.000 morti e 100.000 profughi; in realtà, il numero dei profughi ha superato le 200.000 unità, quello dei morti è stato dai 2.000 in su [W/EIU 20 dicembre 2002, “Nationalist’s Dark Victory”, par. 4]. La sottostima è dovuta sia ad una volontà in questo senso da parte delle autorità, sia – nel caso dei morti – al fatto che in alcune località rurali “interi insediamenti sono stati spazzati via, senza che rimanesse nessuno a segnalare le perdite alla polizia” [W/GC, “Conclusions”, par. 3].”

e ancora:

“…Come in passato, i massacri sono stati condotti con una ferocia rivoltante: bambini bastonati a morte di fronte ai genitori, prima che anche questi ultimi fossero uccisi; donne incinte sventrate e i feti tagliati a pezzi o bruciati dai valorosi guerrieri dell’hindutva (“induità”); stupri di gruppo di giovani donne, di fronte ai genitori o ai mariti, prima di essere bruciate vive insieme a questi ultimi. Come è diventata la regola dal pogrom anti sikh del 1984 a New Delhi, la forma preferita per mettere fine alla vita delle vittime è stata, in effetti, quella di bruciarle vive”.

Quello che l’articolo di Torri non dice, solo per motivi cronologici, è che nel 2005 la Commissione Banerjee, voluta dal Ministro dei Trasporti Lalu Prasad, smentiva la teoria dell’attacco terroristico (propugnata dalla polizia gujarati, largamente implicata nel pogrom), affermando che il fuoco nei vagoni era sicuramente di origine accidentale, e le perizie tecniche escludevano la possibilità che fosse stato appiccato dall’esterno. Guarda un po’, la Corte Suprema indiana, famosa per la sua autonomia dalle tresche locali, nel 2008 ha prosciolto da ogni accusa i poveri disgraziati accusati di “attacco terroristico”:
“The committee had ruled that there was “no terrorist angle” in the burning of the Sabarmati Express’s S-6 coach”.

Sulla costruzione artefatta del caso terroristico si veda “Overview: The Anatomy Of Manufactured Lies ” sul sempre istruttivo Tehelka.

Per cui — per favore, grazie — non raccontatemi la fola del crudele assalto al treno di pellegrini hindu a opera dei crudeli “militanti islamici” per vendicare la demolizione ad Ayodhya.

Per quanto riguardo la vicenda di Ayodhya, si può approfondire con un lungo articolo di Sunil Shrivastava sul Social Scientist, consultabile in rete nella utilissima Digital South Asia Library della Chicago University

Io mi limito a osservare che, tradotto in termini italiani, sarebbe come se un gruppo di adoratori di Giove&C. (niente di male, per carità, ce n’è per tutti i gusti!) radesse al suolo un chiesa di epoca rinascimentale, sostenendo che senza dubbio quello era il luogo di nascita di Ercole, e una corte giudiziaria dicesse che sì, in effetti hanno il diritto, dopo avere raso al suolo la chiesa, di costruirci un tempietto a Ercole, e magari di fianco ci si fa una nuova chiesetta più piccola.

D’altra parte la soluzione dell’Alta Corte di Allahabad è interlocutoria (scaricabarile, credo si dica): che diamine, oggi iniziano i Giochi Asiatici, di certo il grande business non gradisce scontri interreligiosi; se ne riparlerà fra tre mesi alla Corte Suprema di Delhi. Temo che il commento più sensato sia quello di un anonimo indiano:

“The only way to appease Hindus and Muslims in Ayodhya is clear. Build a shopping mall. All will come to pray there together”.

In chiusura un’aggiunta mia.

Come riflettevo in questo post, Asia News e Agenzia Fides, sono entrambe fortemente impostate dal punto di vista ideologico:

La prima è l’agenzia di stampa del PIME (Pontificio Istituto per le Missioni Estere) per l’Asia, la seconda è l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie.

E’ chiaro che qui l’acqua al mulino di Agenzia Fides sia una rappresentazione edulcorata di quello che si configura come un vero e proprio massacro ai danni delle comunità musulmane, funzionale al discorso “fermate le violenze interreligiose” in cui sono coinvolte anche le comunità cristiane.

Lorenzo DeclichMille moscheeagenzia fides,asia news,ayodhya,cristiani,gujarat,india,indu,musulmani,pulizia etnica,scontri interreligiosi,uttar pradesh
In risposta al mio post di sabato dal titolo 'L'Uttar Pradesh alla prova del fuoco' Mizam, uno dei più assidui lettori di questo blog ed eminenza grigia di questo post, critica con pervicacia alcune affermazioni della scheda di Agenzia Fides sulla vicenda di Ayodhya che avevo citato per intero. Ne...