Fratelli Musulmani in Egitto: obiettivo 30%
مشاركة لا مغالبة (Partecipazione non Confrontazione). Si intitola così [ar] il comunicato con cui Mohamed Badie, leader dei Fratelli Musulmani, annuncia la partecipazione del movimento islamista egiziano alle elezioni parlamentari di novembre. Nei prossimi giorni verrà presentata una lista di 190 candidati.
Sebbene sia nota da tempo questa scelta non gode di ampio consenso, nemmeno all’interno della stessa organizzazione. Secondo Badie la decisione sarebbe condivisa dal 98 per cento del politburo interno. In realtà il dissenso interno sarebbe ben più diffuso: sono molti i giovani Ikhwan che su Facebook hanno commentato con ironìa le dichiarazioni di Badie, soprattutto l’uso di questa ‘percentuale bulgara’.
E clima si fa gelido quando si guardano le reazioni di altri ambienti politici. Mentre Tagammu’ e Wafd stanno seguendo l’esempio dei Fratelli Musulmani, il Fronte Nazionale di El-Baradei – che come il Ghad di Ayman Nour ha da subito proposto di boicottare le elezioni- non ha preso bene la notizia.
Zeinobia fa notare come l’unico commento positivo sia venuto da un esponente del NDP, il partito di Mubarak, e rilancia un laconico tweet di El-Baradei:
Tutti sappiamo che queste elezioni saranno una farsa. La domanda che tutti ci dovremmo porre è se boicottarla o prendervi parte.
Nonostante sia un’organizzazione illegale, i Fratelli Musulmani partecipano alle elezioni dal 1984 presentando i propri membri come candidati indipendenti e formando allenze elettorali con altri partiti. Con questa mossa il gruppo punta al 30% della Majlis Al-Sha’ab (camera bassa), e a consolidare ulteriormente lo straordinario risultato delle elezioni del 2005, quando vinse 88 seggi conquistando il 20% e diventando il principale gruppo parlamentare di opposizione.
[questo post è apparso su Melone] https://in30secondi.altervista.org/2010/10/11/fratelli-musulmani-in-egitto-obiettivo-30/Per la precisioneegitto,el-baradei,fratelli musulmani,ghad,ikhwan,Majlis Al-Sha’ab,mohamed badie,ndp,tagammu,wafd
Una domanda a caldo: non credi che questo sia il segnale del fatto che i Fratelli Musulmani sono molto, ma molto più integrati nella politica e nell’economia egiziana di quanto si voglia far credere? Se si presentano sapendo che qualcuno boicotterà evidentemente hanno interessi forti condivisi col regime e maturati in questi 25 anni…
(come sai sono un fanatico dell’islamercato. Vedo islamercato dappertutto :-)) )
Risposta a caldo: assolutamente sì! In politica hanno fatto alleanze con tutti, in alcuni distretti hanno addirittura sostenuto candidati esterni (leggi copti e/o comunisti o altro). Sui soldi lo scenario non è del tutto chiaro, ma le risorse ci sono eccome. Quindi sia in economia che in politica i nostri sono da tempo ben inseriti. Hanno contatti nei media, nell’esercito e persino estimatori nel NDP. Il confronto tra i due (NDP/Ikhwan) riguarda solo alcuni aspetti della vita pubblica.
Si tratta di due gruppi conservatori che per certi versi vanno – e potrebbero andare, dopo Mubarak- molto d’accordo. L’uno è religioso, l’altro è secolare (all’italiana, direi). A parte questo entrambi mirano all’elettorato moderato, borghese e conservatore del paese.
La mossa di partecipare rientra in quest’ottica. Obiettivo minimo: conservare quanto meno il 20%, non rompere troppo le scatole al NDP, che in cambio dovrebbe assicurare loro un traghettamento sicuro nel post-Mubarak. Altro che pazzi o fondamentalisti, questi nella politica dei partiti ci sguazzano come chiunque altro.
E la prova evidente è la crescente “apertura di credito” di certi think tank americani, Carnegie in primis. Il modello di riferimento non è l’Iran, ma la Turchia …
Mi taccio e grazie per il cross-post.
Ciao
il modello di riferimento non è l’Iran ma la Turchia (interessante). ma neanche l’Iran è ormai il proprio modello di riferimento; un Egitto di tipo Turco-post-referendum? una domanda: i Fratelli Musulmani non sono più radicali del gruppo di Erdogan? l’aspetto secolare turco non è predominante (nonostante tutto), anche nella società stessa, mentre in Egitto la società è ancora strettamente legata all’ideale religioso? Io per l’Egitto prevedo, o un periodo di instabilità con le prossime elezioni, che poi saranno ristabilite da qualche colpo interno alle istituzione (meno probabile), o il proseguo di un governo NDP secolare (giusto all’Italiana ;-) ) corrotto e malfunzionante, con un forte riavvicinamento agli Ikhwan di Badie, in una generale politica conservatrice, dai ranghi molto stretti, e grossi finanziamenti esteri… (in stile islamercato e us-market=)
insomma non prevedo cambiamenti a lungo termine, tu cosa ne pensi?
Ciao Champlooman,
La turchia post-referendum la vedo lunga, ma la strada imboccata è quella lì. Sicuramente non quella dell’Iran. Sulla radicalità dei FM, non ci andrei così sicuro. Cioé, se intendi l’uso della violenza lo escluderei. La prima generazione, che è attualmente alla guida, è decisamente conservatrice, rigida e ancora commette gaffe mediatiche con dichiarazioni improprie. Ma il blocco parlamentare sta facendo bene, e osservatori sia esterni (USA) che domestici (NGO locali, altri partiti) sembrano fidarsi. Di problemi irrisolti ce ne sono molti ma, ripeto, i think tank americani li seguono da vicino.
Per le previsioni direi che non ci saranno grossi cambiamenti a breve termine. Il presidente, se non è Gamal, uscirà sicuramente dal NDP. Solo che dopo dovranno concedere qualcosa in termini di liberalizzazione politica: partiti, elezioni etc. Fino a quel momento le cose andranno come dici tu: elitismo, corruzione, conservatorismo sociale/morale con gli ikhwan a fare da sponda, e “amicizia” occidentale. Poi, sinceramente, mi augurerei che il fronte secolare riformista cominciasse a contare qualcosa …
son d’accordo in tutto, e per radicalità non intendevo l’uso della violenza, ma un cambiamento più rapido di rotta. ma il paragone con la Turchia, mi pareva a me fuoriluogo, perchè percepisco il movimento di Erdogan come riformista, e fortemente istituzionalizzato, tanto da aver anche le proprie lobby finanziarie. mentre i FM, che sono anche loro organizzati si pongono ancora in contrasto, perlomeno ideologicamente, con il sistema Egitto.
cmq hai ragione, i think tank sorvegliano,
ma spesso i partiti arabi non fanno cioè che pensano e neppure ciò che vorrebbero.
sono così: un pò caotici in fondo
Forse sono “conservatori” ce li definisco io, dal mio punto di vista. Loro parlano o di “Islam riformista” o di “islamismo moderato”. Ora, non conosco bene la Turchia, ma sul piano politico secondo me anche i FM hanno un’agenda riformista. Da tempo sostengono di rispettare costituzione, parlamento e giustizia. Vogliono riformare il processo elettorale in chiave pluralista e democratica. Battagliano insieme agli altri per libertà di espressione e diritti umani. Insomma, c’è qualcosa di riformista. Dove sono ancora ambigui (o conservatori dal mio punto di vista) è in campo sociale, dove la morale religiosa è ancora predominante.
I dubbi che devono ancora chiarire sono grosso modo questi: il posto della Sharia e ruolo della religione in società e politica, donne e minoranze religiose, economia. Ma le “negoziazioni” sono in corso …
vero,
essendo familiare con il sistema iraniano, so che ogni movimento religioso, quando propone riforme “legittimizzanti” contro un governo autoritario, è riformista nei limiti della religiosità delle riforme. Il caso della Turchia è unico, non per la forza riformatrice di Erdogan, ma per come si è sviluppato in seno alle istituzioni un’esigenza di riforma. in egitto, i fratelli musulmani, essendo ufficialmente banditi, e formalmente partecepi (almeno in parte) alla vita politica, dicono che vogliono rispettare costituzione e tutte le cose belle, poi su un piano concreto, il piano della società, si troveranno divisi all’interno fra fra veri riformisti, di tipo turco, e la attuale dirigenza, che vincerà di tipo conservatore. ma se la società non è libera: minoranze, donne, economia, che costituzione si può rispettare?
caro melone, la risposta non è polemica, perchè credo che abbiamo posizioni simili,, ma solamente di prospettiva.
La divisione interna di cui parli è già in atto in effetti. E secondo me chi la spunta si vedrà quando verrà data loro l’opportunità di fare un partito staccato dal movimento. Se fanno così è un buon segnale.
Devo dire che molti Ikhwan si sono distinti per la partecipazione trasversale. Voglio dire, il loro “commitment” ai valori di cui parlano è stato anche fattivo: soprattutto in diritti umani e libertà di espressione. Chiaro, poi, che conviene anche a loro.
In economia sono stati criticati perché negli ultimi documenti circolati avevano incluso misure più protezionistiche che liberali. Su minoranze e donne, il nodo da sciogliere è la possibilità di ricoprire il ruolo di Presidente. I diritti civili e politici non sono in questione e i recenti fenomeni di violenza settaria sono stati sempre condannati dai portavoce. Per il resto mi aspetto che continueranno a fare sparate di tipo religioso soprattutto su relazioni di genere in particolare. Di sicuro non concordo, ma se veramente si limitano a parlare e non imporre nulla per me è ok. Tanto più se gli egiziani se li votano.
Sulla linea futura del movimento comunque molto ha da dire (e fare) l’America. Realpolitikamente parlando, l’America ha il potere di selezionare i propri interlocutori. Anche all’interno dei movimenti islamisti. In Afghanistan ha scelto i taliban. Io spero che scelgano meglio stavolta, ecco…
Ah, nessuna polemica letta Champlooman. Tutt’altro, è un piacere.
Buona giornata
Tutta la discussione è molto interessante.
Ricordiamoci che dal punto di vista istituzionale e politico il majlis al-sha`b in Egitto alla fine conta davvero poco. Non sono queste le elezioni deterinanti, ma quelle per la presidenza, dove bisogna vedere se ci sarà qualcuno che riuscirà a opporsi a Mubarak.
D