Cinesi da macello in Arabia Saudita
Lo scorso 12 settembre 2009 questo blog ancora non c’era, ma lo avevo già in mente.
Una delle notizie che mi diede l’abbrivio per la sua capacità di spiegare fu questa: “Arabia Saudita, 660 cinesi si convertono all’islam per poter lavorare alla Mecca“.
Alla Mecca se non sei musulmano non puoi stare.
Ma sia i sauditi che i cinesi hanno ben presente cosa succede nelle loro tasche e non esitano a mettere in atto politiche pragmatiche quando si tratta di affari.
Altro che scontro di civiltà: siano benvenute le conversioni.
Mica stiamo parlando delle minoranze musulmane cinesi, oppresse in patria.
Stiamo parlando di businness.
Dunque: i cinesi si convertirono e gli operai della China Railway iniziarono a lavorare a una metropolitana da 1,2 miliardi di euro.
E ora l’update. Qualche giorno fa alcuni operai cinesi si sono messi in sciopero: protestavano contro le condizioni di lavoro e i salari troppo bassi.
Mentre loro scioperavano contro la China Railway, quelli della China Railway si sono rivolti alle autorità saudite, che prima hanno arrestato gli scioperanti e poi li hanno espulsi dal Regno.
E la conversione? Chissenefrega.
E il fatto che l’islam proibisce la riduzione in schiavitù dei musulmani? Ma non sono schiavi, nonnò, sono lavoratori.
E come tali vanno messi in prigione quando scioperano.
Espulsi se non sono sauditi.
E soddisfazione ai piani alti della China Railway: come si lavora bene in Arabia Saudita!
L’anno scorso la vicenda aveva un forte valore simbolico rispetto ai temi della globalizzazione e a quello che poi ho chiamato “islamercato” (vedi soprattutto quanto ho scritto sui limiti della geopolitica e il potere descrittivo della geografia commerciale).
Oggi ci racconta qualcosa di più, e di più raccapricciante.
Avete capito cosa, spero.
https://in30secondi.altervista.org/2010/10/18/cinesi-da-macello-in-arabia-saudita/Islamercatoarabia saudita,china railway,cina,economia,globalizzazione
ma per fortuna secondo interpretazioni restrittive, nell’Islam lo sciopero non è lecito.
poi questa storia delle conversioni di massa non è nuova da quelle parti; quando ci fu l’Assedio della Grande Mosche alla Mecca, si racconta che tutti i membri della 3a divisione della Gendarmerie Francese fossero stati convertiti in massa prima dell’azione militare. Il motivo: non potevano entrare alla Mecca i non-musulmani.
Di questa storia me ne parlava anche un amico che vive in Cina da diversi anni. La cosa curiosa è che di potenziali operai musulmani la Cina ne ha anche tanti, senza bisogno di farne convertire di nuovi…
@ Champlooman
Della rivolta di Juhayman ne avevamo parlato su islamistica.com: sia francesi che sauditi hanno sempre negato la presenza di francesi, seppur convertiti, all’operazione finale nel Santuario meccano. Si sarebbero limitati a dirigere a distanza le operazioni da un centro di comando a Ta’if. Ma chissà…
D
Avete capito cosa, spero
Credo si chiami “capitalismo”.
nella sua versione “in assenza di democrazia”.
Certo, ma anche le democrazie facevano cose del genere, a volte. Hai presente Bava Beccaris?
Sissì, assolutamente. Rifletto però sul fatto che il senso comune vorrebbe che il capitalismo si giovi della democrazia. Mentre Cina e Arabia Saudita per un motivo o per un altro si giovano della sua assenza.
Il senso comune sarebbe l’ideologia ufficiale degli Stati Uniti?
(che è peraltro una ideologia ufficiale migliore di tante altre).