Sulle reazioni alle dichiarazioni di Angela Merkel sulla “fine del multiculturalismo” si potrebbe scrivere uno stupidario lunghissimo e una breve antologia di testi scritti o firmati da personaggi che su quelle dichiarazioni si sono affrettati a mettere il cappello.

C’è chi, come Fiamma Nirenstein su “Il giornale”, pensa che l’Europa invasa dagli arabi abbia finalmente “ritrovato il suo orgoglio”.

Lei, che è così generosa, riesce anche a definire il proto-nazista Geert Wilders come uno “che pure ha buone ragioni ma che viene respinto dall’opinione pubblica politically correct”.

Contemporaneamente Manila Alfano, sullo stesso quotidiano, intervista Khaled Fouad Allam, membro del Comitato per l’islam italiano,  e gli fa dire, nel titolo: “Con la tolleranza si favorisce la xenofobia“, una frase che neanche Giovanni Sartori

Souad Sbai invece, in un articolo dal titolo “Il buonismo di Merkel e Cameron fa il gioco dei musulmani estremisti“, si colloca in una sua specialissima destra estrema.

Dopo averci detto che Cameron e Merkel sono a dir poco mollicci nell’opporsi all’avanzata dell’estremismo islamico in Europa, ci racconta che:

I governi dei Paesi di provenienza, come il Marocco, sono preoccupati delle derive che hanno preso piede in Europa, ben conoscendo il pericolo dell’estremismo. Hanno così iniziato a finanziare attività di controllo sulle moschee, arrivando a inviare imam competenti dai Paesi di origine per arginare la diffusione di quelli fai da te (fonte).

La qual cosa dovrebbe preoccupare noi per due motivi:

  1. è lo stesso schema usato dai tedeschi con la Turchia, uno schema sbagliato per motivi che esulano dai pericoli di cui Sbai parla;
  2. il Marocco NON è un paese democratico. Lì NON c’è pluralismo vero, libertà di stampa, di opinione etc. etc. E noi, in Italia, permettiamo che ci siano AGENTI del MAROCCO che FINANZIANO attività di CONTROLLO sulle MOSCHEE.

Vediamo però cosa ci dice Sbai dell’Italia:

In Italia oggi esistono più di mille moschee, una costellazione formata per lo più da piccoli edifici, spesso fai da te, in cui passa di tutto: la cronaca recente e meno recente ci ha fornito fulgidi racconti di terroristi, o simpatizzanti tali, transitati all’interno di quei circuiti abbandonati a se stessi, privi di controllo e regolamentazione, humus in cui nasce e prende corpo una visione integralista dell’Islam che si sostanzia in sermoni che incitano all’odio, all’intolleranza, al martirio specie nei giovani che sono marginalizzati, poco o male integrati, prigionieri dei propri ghetti e della paura.

Le prime vittime di questo multiculturalismo sono le donne: su di loro viene giocata la partita politica che alimenta il rancore tra civiltà, annulla i diritti conquistati, oscurando i traguardi civili guadagnati, usando violenza, imponendo la segregazione e l’annullamento fisico e psicologico. In un’Europa fino ad oggi complice, l’indifferenza si è travestita da tolleranza per scaricare le sue responsabilità e nascondere un’incapacità di fondo nel mettere a fuoco problemi e soluzioni, trasformando queste donne in vittime di una doppia discriminazione. Oggi il vento sembra essere cambiato, sdoganando la frustrazione di un passato coloniale per riaffermare i valori dell’Europa. al riparo dell’avanzata estremista.

Quindi per Sbai il multiculturalismo non è altro che l’efflorescenza di moschee sul nostro territorio.

O, al limite, un sinonimo di “mancanza di regole” e “buonismo”.

Mannaggia, non l’avevo capito….

No, a parte gli scherzi, qui bisogna riaccendere qualche barlume di raziocinio:

  1. l’aggettivo “multiculturale” designa l’esistenza, in una società, di diverse culture. Si tratta di uno stato “naturale” di ogni società: chi pensa che vi sia stata mai al mondo una società non-multiculturale?
  2. Quanto al “modello multiculturale” sappiamo che è il frutto di una politica e che cambia a seconda dei contesti diversi: in Germania c’è la situazione di cui ho parlato qui, negli Stati Uniti è un elemento costitutivo, in Gran Bretagna lo incontriamo in quanto deriva dell’impero coloniale (la politica del divide et impera prevedeva ampiamente quel modello che poi fu importato in patria), in Italia semplicemente non l’abbiamo perché non abbiamo mai avuto un modello, in Francia non c’è perché la Francia è un paese laicizzante che si è sempre fatto carico, con alterne fortune, di integrare la propria forza-lavoro. Ognuna di queste situazioni presenta problemi, d’accordo. E allora? In buona sostanza: che cosa significa essere “contro il modello multiculturale”? Niente, se non richiamarsi a un modello monoculturale che: A) non esiste e non esisterà mai; B) se esistesse sarebbe totalitario, totalizzante, dispotico;
  3. con multiculturalismo descriviamo la proposizione, a livello politico, di modelli multiculturali (ad esempio “multiculturalismo all’argentina” etc.);
  4. sotto alla dicitura multiculturalismo raccogliamo anche  un numero di studiosi che da più punti di vista si interroga sull’argomento, avendo posizioni più o meno estreme riguardo alla possibilità/necessità di mantenere/incentivare all’interno di una data società un certo livello di autonomia/separazione fra comunità etnico-linguistiche-culturali diverse. Criticabile quanto si vuole ma non certo responsabile, neanche vagamente, di ciò che oggi succede in Italia.

——————

[fuori misura] Lorenzo DeclichFuori misuraangela merkel,eurabia,fiamma nirenstein,islam,marocco,multiculturalismo,suad sbai,terrorismo
Sulle reazioni alle dichiarazioni di Angela Merkel sulla 'fine del multiculturalismo' si potrebbe scrivere uno stupidario lunghissimo e una breve antologia di testi scritti o firmati da personaggi che su quelle dichiarazioni si sono affrettati a mettere il cappello. C'è chi, come Fiamma Nirenstein su 'Il giornale', pensa che l'Europa...